Christine

La tragedia umana in diretta tv della giornalista Christine Chubbuck che ispirò il famoso film "Quinto Potere"

"Voi siete la realtà, noi siamo un'illusione!"

Così sbraitava Peter Finch nel film culto "Quinto potere", dissacrante e opprimente ritratto dei mass-media diretto da Sidney Lumet, diventato col tempo "erede spirituale" (sebbene diversissimo in forma e contenuti) dell'altrettanto (se non più) indimenticabile "Quarto potere" di Orson Welles, universalmente riconosciuto come uno dei migliori film della storia del cinema in assoluto.

Un Peter Finch a cui viene comunicato il licenziamento dopo oltre 10 anni di notiziari e che quindi annuncia in diretta tv il suo suicidio, tristemente ispirato nella realtà dalle vicende della "Christine" di cui andremo a parlare oggi, giornalista televisiva della tranquilla cittadina di Sarasota che un bel giorno, apparentemente di punto in bianco, si sparò un colpo in testa mentre leggeva il notiziario locale.


Una giornalista timida e riservata, gentile nei modi durante i suoi servizi che fanno esasperare il suo capo per la poca violenza e aggressività che invece garantiscono gli indici d'ascolto.

Una direttiva che la donna cerca di seguire ma risulta ovviamente lontana dalla sua indole, incapace di seguire a fiuto la scia di "sangue e budella" con servizi di omicidi e incidenti dalle immagini e i contenuti truculenti.

Decisamente un personaggio opposto al trucido e allucinato Jake Gyllenhaal di "Lo sciacallo - Nightcrawler", cameraman a caccia di sangue nel film che vi avevamo consigliato nell'articolo "Tre passi nel 2015", talmente determinato nel suo scopo da provocare lui stesso i servizi che poi venderà alle emittenti televisive.


Ma non prendiamo per oro tutto quello che luccica, perchè il regista Antonio Campos non ci dipinge affatto un personaggio tutto bontà e candore rovinato dal cattivo mondo dei mass-media.

Anzi il personaggio interpretato (divinamente) da una smunta e appassita Rebecca Hall è pieno di contraddizioni risultando spesso sgradevole allo spettatore, arrivando quasi a compatirla talmente è ossessionata dal suo lavoro e spesso rude e cattiva con i colleghi che cercano di aiutarla, gli amici e la sua stessa madre con cui convive formando uno strambo e disfunzionale nucleo famigliare.


Un film quindi tratteggiato nei suoi caratteri ad altezza d'uomo, ognuno con le sue smanie e debolezze, tutti orbitanti attorno al fulcro di Rebecca Hall che li osserva e li giudica, a volte con invidia e a volte con disprezzo, per la vita normale che non riesce ad avere e il suo unico rifugio del lavoro messo a rischio dai continui battibecchi e rimproveri dal capo.

Ma scendiamo più nel dettaglio esaminando i punti di forza di questo film.


DISPERAZIONE A COLORI SU CHANNEL 40
Ovviamente la prima e fondamentale critica è quella al mondo dei mass-media stesso, in gara per lo share a colpi di sordidi delitti, speciali sui serial killer e raccapriccianti immagini live di incendi, calamità e disgrazie assortite.

Tutto ciò che serve per accallappiare lo spettatore e tenerlo incollato allo schermo, sapendo bene che l'avvertenza "LE IMMAGINI CHE SEGUONO POSSONO SCIOCCARE" è garanzia che il tuo pubblico rimanga in attesa durante la pubblicità pur di vedere il servizio.

Un mondo che disgusta il personaggio di Rebecca Hall, più abituata a interviste di gente locale o servizi di colore sulla "Sarasota buona", oltre che impegnata nel volontariato coi bambini disabili; ma che prova lo stesso ad avvicinare pur di riuscire nel lavoro e fare contento il suo capo.


Ed è così che arriva a conoscere un meccanico che è anche un fanatico venditore di armi da fuoco, dal quale recupera e conserva per sè una pistola, per poi cercare di fare un servizio sulla vicenda ma venendo ancora respinta per la sua inadeguatezza nel trovare gli scoop cruenti che le sono domandati.

Sempre più isolata e disperata, anche per via di una cisti ovarica che le procura sovente dei terribili dolori, la donna si allontana sempre più dalla madre che ha una nuova relazione e dai colleghi, tra cui su tutti il personaggio di Michael C. Hall (il famoso "Dexter" della serie tv omonima) con cui vorrebbe allacciare un rapporto sentimentale ma che vede invece promuovere scavalcandola in viaggio per una nuova carriera da anchorman a New York.


Ed è così che il 15 luglio del 1974, poco dopo l'apertura del telegiornale la donna pronuncia queste poche e glaciali parole: "In linea con la recente politica di Channel 40, ‘sangue e budella’, state per vedere a colori un altro tentativo di suicidio"; per poi estrarre l'arma dalla borsetta, puntarsela alla tempia e fare fuoco in diretta televisiva.


UNA REGIA A TUTTO "CAMPOS"
Già regista dell'ottimo "Afterschool" del 2008 e anche di "Simon Killer", dove il tema dell'omicidio e l'ossessione per il voyerismo mediatico del mondo moderno erano già vivi e pulsanti; Antonio Campos vede e rilancia con un film con una messa in scena e dei personaggi di un realismo triste, mediocre e decadente.

Ottima le scelte scena per scena di inquadrature e musica, in quella fotografia da "film indipendente" che sembra scialba, all'apparenza, ma in realtà è ben curata come le poche musiche e il montaggio delle varie sequenze; più frenetico durante il tran-tran lavorativo alla stazione tv, più "ammorbante" ed estraniante nei momenti privati della giornalista.

Un film che non apre mai alla felicità o alla speranza, entrando nella psiche di una donna dai mille problemi a cui non ne va una per il verso giusto per un periodo troppo lungo di tempo, nella salute come nell'amore o nella famiglia o sul lavoro.

Una serie di gocce che faranno traboccare in modo esplosivo il proverbiale vaso, per una donna comunque alla quale non era facile dare aiuto e molto spesso incompresa quasi per scelta, figlia di una madre hippie e cresciuta in modo anomalo forse trovandosi impreparata ad affrontare le amarezze del mondo adulto, come lei stessa accusa la madre in alcune occasioni.


Un ruolo recitato a meraviglia, ripetiamo ancora, da una straordinaria Rebecca Hall, che ci aveva già dato un'ottima prova d'attrice in "Regali da uno sconosciuto – The Gift", altro film da noi consigliato tempo addietro; in questo caso però indiscussa protagonista e motore trainante di tutta la storia.

Intepretazione poi sublimata da una regia che ci avvicina lentamente al suo personaggio per poi farcene distaccare, quasi con fastidio o a volte addirittura con pietà per le nevrosi e la profonda solitudine di una donna che vorrebbe farcela da sola ma non è palesemente in grado, troppo e molto spesso, aggravando quindi la sua psicosi in un loop senza uscita che porterà all'inevitabile finale.


OGGI PER VOI UN FILM SU UNA VICENDA POCO NOTA, MA CHE COME DETTO ISPIRO' IL FAMOSO "QUINTO POTERE" DIRETTO DA SIDNEY LUMET DI CUI PARLAVAMO ALL'INIZIO, DOVE ANCHE SI SACRIFICAVA LA VITA DI UN UOMO SULL'ALTARE DELLA NUOVA "RELIGIONE PAGANA" DELLA DIRETTA TELEVISIVA; GOSPEL DI NOTIZIE DA BRIVIDO A BUON MERCATO E ONNIPRESENTE NELLE CASE E LE CUCINE DEI NOSTRI FOCOLARI DOMESTICI, ULTIMA RIVELAZIONE DI UN MONDO CHE NON HA PIU' BISOGNO DI LEGGERE, IMPARARE O AGIRE ATTIVAMENTE MA SOLO SUBIRE IN MODO PASSIVO IMMAGINI E SUONI STRAVACCATI SU UN DIVANO.

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Articolo pubblicato il 25/05/2017