Paolo di Tarso primo gnostico della storia ufficiale.

Paolo di Tarso è famoso, tra le altre cose, per i suoi intensi viaggi intorno al mediterraneo per portare la buona novella di quel Cristo di Luce che lo folgorò sulla via di Damasco. Le sue epistole sono una delle cose più profonde ed intense contenute nella Bibbia.

La sua opera di evangelizzazione toccò anche le sponde della Grecia, paese dedito alla ricerca  filosofica da secoli. I greci avevano sviluppato una fitta rete di speculazioni intellettuali, molto argute ed interessanti ma che non avevano più il contatto diretto con la fonte della sapienza, come l’ebbe ad esempio Socrate.

Il loro acume speculativo era giunto ad un punto morto, e questo era per loro bene evidente: infatti ammettevano che oltre alle loro ben conosciute divinità naturali, deve esistere  un Dio supremo che loro non conoscevano più e che quindi non erano con lui in contatto. Arrivarono ad erigere addirittura una statua a “questo Dio sconosciuto”, messa tra le immagini del loro innumerevole pantheon di divinità.

Ebbene, colui che prima osteggiava quella divinità che poi gli si rivelò all’improvviso, utilizzò proprio questo concetto dei filosofi greci per introdurre nella loro terra la nuova religione cristiana. In effetti Paolo era direttamente portatore del Dio sconosciuto solo ipotizzato dalle grandi menti greche, e fu quindi facile collegarsi a queste speculazioni “pagane”, partendo proprio da questo anello mancante.

La nostra società attuale è ricca di speculazioni spirituali, filosofiche, metafisiche e religioni, ma assomiglia assolutamente alla Grecia dei tempi di Paolo: vi è in tutti questi settori dello scibile umano, un punto morto.

Tutte le teorie attualmente  prese in considerazione come possibilità  per raggiungere la saggezza tanto bramata, hanno la caratteristica di possedere un anello mancante ed in fondo, come ai tempi antichi, ammettono l’esistenza di un Dio sommo ed assoluto, ma sconosciuto.

L’epoca attuale ha quindi eretto anch’essa una statua al Dio sconosciuto, raggiungendo i limiti più assoluti della speculazione mentale. Dobbiamo quindi tutti abbandonare le nostre vecchie ed ormai inermi divinità interiori per cercare di forgiare in noi, in base a nuove attitudini metafisiche, l’anello mancante che ci esclude dal contatto diretto col Dio sconosciuto.

Vi è bisogno quindi di anime sveglie e rinnovate che applichino non solo in modo teorico ma anche pratico, i principi sani del vero cristianesimo gnostico, l’unico anello di congiunzione possibile nella jungla speculativa di mille e più linguaggi religiosi in competizione tra di loro.

Solo partendo dall’interno di noi stessi possiamo sintetizzare i messaggi spirituali mondiali che in fondo nascono da una medesima fonte. Un ecumenismo che parte dalla lettera esteriore dei libri sacri, è destinato al fallimento, perché non riconosce il nocciolo degli stessi libri sacri che essenzialmente è metafisico, quindi impalpabile, ovvero non teorico.

Abbandonare il paganesimo che ci caratterizza è quindi il compito primario di ogni serio ricercatore spirituale, solo modo possibile affinché la nostra statua al Dio sconosciuto si trasformi alchemicamente in una realtà concreta e vivente.

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Articolo pubblicato il 26/05/2017