Torino FC vs US Sassuolo 5-3

ESSER GRANATA VUOL DIRE FEDE E AMORE: partita perfettamente inutile sotto tutti i punti di vista, ma che offre lo spunto per un commento alla stagione dei granata

Il campionato di Serie A 2016-2017 propone stasera l’ultima partita in calendario, proprio al termine della settimana che ha visto la città colorata di granata, in occasione della rinascita dello stadio Filadelfia.

Non ho scritto nulla al riguardo, nè sulle colonne di Civico20 News, nè sui social: cosa voluta.

Trovo che sia stato detto e scritto abbastanza, anche troppo, con voli retorici alquanto disgustosi, trovo che siano stati pubblicati troppi selfie, da persone che allo stadio, inteso come evento live, non ci vanno mai, trovo che ci siano stati parecchi infiltrati, gobbi per intenderci, che si sono fatti fotografare al “Fila” giusto perchè “fa figo”, compresa la sindachessa di Torino, gobba dichiarata, che ormai è come il prezzemolo e non perde occasione per farsi immortalare ovunque e con chiunque, salvo poi gestire tatticamente il calendario delle domeniche ecologiche casualmente coincidenti con le partite in casa del Toro, ripeto: casualmente...

Rispolverando l’hashtag sanremese, direi proprio #stendiamounvelopietoso.

Andrò al Filadelfia, certo, ma per conto mio, passato tutto questo ambaradan e porterò, in modo molto intimo, anche i saluti di mio padre (che mi ha insegnato ad essere granata), dello zio Beppino e di Felice N., che guardano e tifano Toro da lassù.

Tornando a Torino – Sassuolo, confesso che non me ne può fregar di meno, risultato e classifica sono un optional per entrambe, ma l’occasione offre la possibilità di analizzare la stagione dei granata, come anticipato nei precedenti articoli.

Il film del campionato non è altro che l’ennesima replica di un qualcosa di già visto, da quando Cairo è presidente: buone premesse, partenza abbastanza promettente, tante illusioni, progressiva disillusione, delusione totale per l’ennesima occasione  buttata via.

Da notare che la “progressiva disillusione” risale al trittico di sconfitte a cavallo del derby di andata (Dicembre 2016): le partite perse a Genova, al derby e a Napoli, hanno lasciato sul terreno una squadra che, per ammissione dello stesso tecnico, aveva praticamente perso qualunque velleità di classifica.

Ripeto: parliamo di Dicembre 2016.

Il tecnico serbo ha saputo battere i pugni, incazzarsi, motivare la squadra, anzichè limitarsi a farla vivacchiare, ma con una società così frigida, a ben poco è servito. Forse la sua unica colpa è di non aver avuto altrettanta determinazione con l’organigramma in essere, o forse non gli è stato permesso?

E dire che mai come quest’anno, la concorrenza per l’Europa League era alla nostra portata.

Sinisa ha dimostrato però di non aver le idee troppo chiare sul modulo di gioco, iniziando  la stagione con il 4-3-3, che esaltava le doti di Belotti e forse costringeva Ljaijc ad un lavoro troppo sfiancante, salvo poi, in corso d’opera passare ad uno schema, 4-2-3-1, che in teoria doveva garantire maggior copertura alla difesa e maggior libertà d’azione al ragazzo serbo, ma che all’atto pratico ha bagnato le polveri del “Gallo”, troppo isolato in avanti, e non non ha poi reso la difesa così impermeabile, anzi.

Personalmente amo il 4-4-2 di sacchiana memoria: pressing asfissiante, fuorigioco esasperato e cross a volontà dalle fasce per le due punte.

Questo modulo mi ricorda anche il calcio giocato dal Toro di Gigi Radice nel biennio ’75-’77, ma è un dettaglio.

Mihajlovic aveva gli uomini per metterlo in pratica, sempre che ci abbia pensato?

Solo in parte, e qui si apre il discorso sulla rosa e sul mercato.

La coperta era corta e i sostituti non all’altezza dei partenti, questo lo avevamo notato tutti, fin dal ritiro estivo: quello che poteva essere uno dei pacchetti difensivi migliori in Italia e non solo (B. Peres, Maksimovic, Glik, Molinaro o Barreca o addirittura Avelar), è stato spolpato in nome delle plus-valenze con sostituti mediocri (Rossettini, Ajeti e De Silvestri) e un reduce da infortunio (Castan) che chiaramente hanno  impoverito il reparto, senza contare il forse troppo veloce pre-pensionamento di Moretti.

Il centrocampo, nota dolente da anni, ha registrato l’arrivo di Valdifiori, sinceramente altro mediocre, e di un paio di giovani di belle speranze, ingaggiati probabilmente per future plus-valenze.

L’attacco, lasciato sulle spalle del solo Belotti e con il contorno dell’ignobile querelle sugli addominali di Maxi Lopez, è il reparto che ha offerto meno possibilità di variazioni sul tema, anzi sul modulo, all’allenatore.

C’era tempo e modo, e soprattutto soldi, per intervenire in corso d’opera: sappiamo tutti a Gennaio cosa sia successo, anzi cosa non sia successo, carneade Carlao insegna

E non si parli, infine, di rigori sbagliati che potevano cambiare il corso della stagione: la trovo una scusa banale e aziendalista, utile soltanto a sviare il nocciolo della questione.

A proposito di aziendalismo, la società non rischia certo di fallire, anzi, ha sicuramente un bilancio da Champions League, ma questo non basta, non deve bastare a chi come me, non è buonista, accontentista o perdonista.

Non deve bastare a chi come me, vuole, pretende un Toro degno del nome che porta, della maglia che indossa e della storia che rappresenta.

Le premesse per la nuova stagione, diciamolo subito, non sono assolutamente positive: personalmente credo che Belotti verrà venduto e che il sostituto si rivelerà un misto fra Marcao, Karic, Larrondo e Magallanes, spacciato naturalmente per fenomeno.

Dico questo perchè leggendo un articolo su un noto portale che parla solo di Toro, noto ma non per questo autorevole, mi sono venuti i brividi: riassumendo, interessano due portieri, ma il primo costa troppo e il secondo ha l’ingaggio troppo alto (litania che sentiamo da dodici anni, ma è un dettaglio anche questo); però, garantisce l’articolo, la società è “ben attenta” all’evolversi delle trattative e soprattutto “monitora attentamente” altri profili d’interesse.

Ne vedremo delle belle e sono convinto che questo tormentone ci accompagnerà per tutta la campagna trasferimenti.

Chiudo qui, per il momento e solo per il momento.

Non mancheranno occasioni per commentare lo sviluppo del calcio mercato e del ritiro estivo.

P. S. Per dovere di cronaca, la partita Torino – Sassuolo è terminata col punteggio di 5-3
reti: 7’ Boyé (T) 14’, 40’, 81’ Defrel (S), 22’ Baselli (T), 47 pt De Silvestri (T), 57’ Iago Falque (T), 79’ Belotti (T)

F V <3 G  

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Articolo pubblicato il 28/05/2017