Il diavolo e l’acqua santa. Il breve incontro tra Donald Trump ed il papa argentino.

Gli opinionisti bergogliani, annidati nei giornali dell’editore elvetico Carlo De Benedetti, si dicevano convinti che nel corso del breve colloquio tra il presidente americano ed il capo del Vaticano, quest’ultimo avrebbe fatto il miracolo, uno dei tanti che fa ogni giorno, di convincere il presidente americano ad accettare le regole, concordate sull’ambiente climatico da molti altri paesi del mondo.

Tutti sanno che Bergoglio, anche se è un gesuita, è un uomo buono.

Lui si occupa del clima e dell’ambiente e diventa triste ed immusonito quando piove troppo o c’è una lunga siccità.

Lo IOR gli dà tanti pensieri perché non riesce a capire cosa stia combinando ed è stato deluso dalla sua Chaouchi, in cui aveva riposto tante speranze. Ha dovuto  pertanto fare ricorso al suo buon amico, il discusso tycoon internazionale George Soros, con cui condivide le politiche sull’immigrazione.

Vuole mettere sullo stesso piano tutte le religioni, afferma che Dio è come Allah e dimostra una vera predilezione per quella musulmana. Quando gli è possibile importa in Italia (non in Vaticano) famiglie islamiche. Finora non è ancora riuscito a mettere a confronto Gesù Cristo e Maometto. Ma è perché gli hanno spiegato che sono vissuti  a troppi secoli di distanza.

Si è molto agitato, ed ha smesso per qualche giorno di “dormire come un legno”, quando il suo predecessore Papa Ratzinger ha pronunciato il celebre discorso di Ratisbona.

Su molti altri temi ed argomenti, che interessano più da vicino le credenze e la vita dei cattolici si è pronunciato con la celebre affermazione, ormai passata alla storia:  “chi sono io per giudicare?”

Ora è il momento dei temi ambientali (con qualche divagazione sui traslochi di Mediaset).

Tutti i giornalisti di stretta obbedienza debenedettina si dicevano sicuri che Bergoglio, con l’autorità che gli deriva dallo Spirito Santo, che lo ha trasportato a Roma, avrebbe convinto Donald Trump ad abbracciare le sue tesi sull’ambiente.

Non è riuscito a concludere niente, ha deluso i suoi zelanti esegeti e di qui il suo volto immusonito ed imbronciato di fronte al presidente degli Stati Uniti.

Ma mentre lui si occupa di ambiente, in tutte le aree periferiche del nostro paese, la religione cattolica è messa a dura prova. Si moltiplicano ovunque le moschee islamiche e si chiudono le chiese, che vanno svuotandosi di fedeli.

Grazie anche alla sua opera “gesuitica”, non vi sono più vocazioni ed in molte parrocchie, dove in passato operavano parroci e più di un viceparroco, non vi è più neanche un prete.

In alcuni paesi, un solo sacerdote, che talvolta è appena giunto dall’Africa, deve fungere da parroco o da curato, e presiedere almeno alle funzioni festive, officiando in tre o più sedi parrocchiali diverse.

E si arriva al punto che un sacerdote si presenti in un paese, solo se convocato per via telefonica da un gruppo di credenti che ne richiedono l’Intervento.  

Quousque tandem il buon uomo continuerà in questi suoi comportamenti? Sembra impossibile che In Vaticano, tra la corte dei miracoli annidata in Santa Marta, non vi sia qualcuno capace di fargli presente la deriva che, sotto la sua guida, sta percorrendo il cattolicesimo.

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Articolo pubblicato il 03/06/2017