Da Taormina a Rignano sull’Arno. “chi sta bene e chi sta male” da Renato Rascel.

La satira del prof. Gian Carlo Pavetto.

Le linee politiche del presidente americano Donald Trump al G7 di Taormina hanno generato un notevole stato confusionale negli altri sei partecipanti alla simpatica riunione.

Paolo Gentiloni, ha fatto gli onori di casa dopo avere depurato le coste della Sicilia da ogni tipo di sbarco degli immigrati. Voleva che si parlasse di immigrazione ma nessuno dei partecipanti gli ha dato retta ed ha fatto la paciosa figura del pio bove eterocomandato.

Il giovane Macron, nel tentativo di capire cosa stava succedendo nel mondo, non ha trovato di meglio che gettarsi tra le braccia possenti della teutonica Merkel, riesumando in qualche modo  l’asse Berlino Parigi.

Ma due giorni dopo, per schiarirsi le idee, il giovanotto, perseguendo la solita linea di grandeur del suo paese, e guidato dai suggerimenti della “giovane” consorte, ha incontrato a Versailles Vladimir Putin ed ha discusso con lui dei problemi della Siria.

Chi ha più sofferto il confronto con Trump è stata però la povera Angela che, non solo ha dovuto incassare l’invito a pagare le spese della Nato, ma ha dovuto anche sopportare quel commento di Trump, che ha definito bad, very bad,  molte industrie tedesche.

Tornata in patria Angela Merkel ha deciso di vendicarsi, rompendo i ponti con gli Stati Uniti ed ha  chiamato a raccogliersi intorno a lei tutti gli stati di Europa, con lo scopo di costruire una coalizione, un nuovo vero QUARTO REICH

Costruito questa volta, non più sui carri armati, come quello di Hitler, ma sull’euro e sull’idea di un’Europa al servizio della  Germania e naturalmente al suo comando.

Lo storico convegno ha prodotto funeste conseguenze anche lontano dalla bella Taormina. Cronache giornalistiche ci portano infatti a Pontassieve, o a Rignano sull’Arno.

Non è difficile immaginare lo stato d’animo ed il turbamento che ha colpito Matteo Renzi nei giorni del convegno del G7. Lui l’aveva organizzato ed aveva pregustato per mesi un suo trionfo.

Si era immaginato, con il suo incedere da bullo toscano, alla guida dei capi di stato e già  si vedeva, nelle fotografie commemorative dell’evento, e nei resoconti giornalieri delle televisioni internazionali, a fianco di quel Donald Trump, da cui sperava di farsi perdonare la grande amicizia da lui dimostrata a Barack Obama.

Il Renzi aveva perfino fatto delle prove, e puntando sulla vittoria della cerbiatta dalle corna d’oro, era accorso alla cena di addio del negretto, in compagnia con il suo giullare di corte, Roberto Benigni.

Invece nulla.

Il buon Matteo ha dovuto trascorrere  le tre giornate del convegno, seduto sul water di casa, in preda ad una irrefrenabile dissenteria, collegata a violenti crampi gastrici.

Condannato ad osservare dalla sua toilette, i servizi televisivi in cui si prodigavano a fare gli onori di casa nei confronti dei potenti del mondo, due persone da lui nominate in tempi passati: il premier Paolo Gentiloni ed il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

 

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Articolo pubblicato il 01/06/2017