Il boss a casa per morire dignitosamente. Il malato in Svizzera! Così decide la magistratura!

Come offendere il Paese nel nome del popolo italiano.

 "Un detenuto anziano e malato “forse” in procinto di lasciare questa terra per cause naturali che nulla hanno a che vedere con il carcere di massima sicurezza ha comunque il diritto di morire a casa, anche se si chiama Totò Riina, eccetera, eccetera …"

Queste le motivazioni per le quali, la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha ordinato al tribunale di sorveglianza di Bologna, di riesaminare la negazione del differenziamento della pena, ipotizzando un rientro domiciliare per il capo dei capi di cosa nostra, causa problemi di salute.

In tutta Italia si è sollevato un coro di indignazione e pensar male è avvenuto a tutti. Il fatto stesso che già solo il problema si sia presentato, lascia supporre che qualcuno della "famiglia" abbia richiesto (per il momento) con buone maniere l'umanitario servizio, tramite qualche bonario passa parola "che spiega come vanno a finire queste cose", in modo che non vi siano "incresciosi malintesi". Altrimenti non si spiega questa variabile del 41 bis, tra l'altro concessa in modo simbolico anche a Bernardo Provenzano, ma tre giorni prima del suo decesso.

Riina invece, essendo ancora imputato d'altri capi d'accusa, sebbene in gravi condizioni, in teoria, potrebbe essere chiamato a deporre sia pure in lettiga. Misteri italiani che si sommano ad altri misteri. Non si risolveranno certo adesso. Certo suona strano che assassini artefici di efferati omicidi che hanno fatto il giro del mondo, contribuendo alla peggior rinomanza del nostro Paese, possano ancora accampare qualche qualsiasi, inspiegabile, incredibile diritto.

Poiché nella ipotesi di scarcerazione di quella figura più volte definita "belva" viene chiamata in causa la dignità della morte, al momento viene spontaneo un paragone con persone che la dignità, ma quella vera, avrebbero voluto insegnarla da tempo ai giudici e ai politici che fanno tanto i moralisti in questo bizzarro Bel Paese.

Si tratta di quegli eroi della sofferenza obbligati a "lasciare questa terra" dopo essere stati condannati "senza aver commesso alcun fatto", all'ergastolo del dolore, da brutti incidenti o malattie devastanti. 

 Esseri umani certamente senza macchia, a cui la gente normale si inchina nel vederli obbligati a non morire nel proprio letto da ben altro trattamento, esuli paganti per un suicidio assistito lontano da casa, in quella Svizzera che mafia non è, ma molta più civiltà, seppure a pagamento.

Tutto questo avviene a pochi giorni da un altro illustre arresto che ha fatto il giro in televisione, quello del superlatitante calabrese Santo Vottari, scovato dai Carabinieri nel suo bunker di casa e ripreso mentre abbracciava parenti ed amici entrando in macchina senza manette. L'anomalia lascia spazio a un sospettoso pensiero su un accordo siglato sul momento: "esco con le buone, ma vado via di qua a modo mio…".

In che cosa si trasformerebbe il domiciliare di Riina al confronto? In un tempio aperto al pellegrinaggio dei boss? E prima o poi il funerale? Non è fantasia immaginare la Mercedes placcata oro, la banda, anche quella musicale, e i cristiani ammennicoli a far da contorno alla più brutta cosa che mente italiana possa oggi partorire.

Anche nel caso dell'arresto di Santo Vottari, l'immagine vista in tv non è piaciuta a tanta gente e a dirla tutta, nemmeno all'estero. In questo momento non godiamo certo di grande reputazione al di là di quelle che un tempo erano le nostre frontiere. Sarebbe toccare un fondo senza fondo se il boss dei corleonesi dovesse essere accompagnato a casa. Non si farà, ma soltanto l’averlo immaginato….

A proposito di bravi ragazzi maestri della fuga: l'hanno poi catturato "Igor il russo"? Povera Italia era un modo di dire che si sperava fosse passato di moda…..

 

 

 

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Articolo pubblicato il 07/06/2017