L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Jus Soli. Una scelta di civiltà?

In attesa delle prossime mosse del Governo

Nella giornata di giovedì scorso al Senato la maggioranza, con una non casuale  inversione dell’ordine del giorno, ha inteso iniziare la volata finale per l’approvazione della discutibile legge sull’estensione dello Jus Soli. C’è stata la presa di posizione vivace di qualche senatore della Lega Nord. La ministra Fedeli, non è riuscita a stare in piedi e si è procurata qualche contusione, sistemata poi in medicheria.

Poi è calato il silenzio. Pare sia tutto congelato sin dopo il ballottaggio del 25 giugno. Vedremo nelle prossime settimana se lo zelo del PD, intende dar precedenza ad una legge che divide, o aumentare la lista dei conti sospesi a fine legislatura.

Cerchiamo di entrare nel merito dell’articolato, anche per capire i limiti e la portata delle nuove norme.

Oggi la concessione della cittadinanza italiana è fondata sullo ius sanguinis: si è cittadini italiani se si è nati in Italia da cittadini italiani”. Lo ius soli, la “soluzione opposta”, prevede che “si diventa cittadini del Paese nel quale si entra e ci si insedia”.

Lo ius soli in Italia trova applicazione solo in circostanze eccezionali. Il ddl, che dovrebbe essere discusso in Senato, mira a introdurre uno “ius soli soft”, che consentirebbe ai minori stranieri nati in Italia o residenti da anni nel Paese di ottenere la cittadinanza italiana, solo rispettando alcune condizioni come la frequenza scolastica o la residenza nel Paese da più anni da parte di uno dei genitori.

Realisticamente ciò significa, soprattutto nel momento che viviamo, dopo i noti fatti che hanno insanguinato Belgio, Francia, Germania e Gran Bretagna, sottovalutare, o addirittura ignorare irresponsabilmente, la cosiddetta sfida delle seconde generazioni, che in tutta Europa risultano le più permeabili al temuto radicalismo islamico e fabbricare italiani che tali non sono ma servono come bacino elettorale per i soliti noti che permettono la nostra sostituzione etnica e il meticciato.

C’è chi ricorda sofisticamente che si tratta di una soluzione adottata storicamente “dai Paesi sotto-popolati”, che “adottano lo ius soli perché hanno bisogno di popolazione”. Premesso che noi non siamo sotto-popolati ma affetti da deficit di natalità cui, oltre alle contingenze socio-economiche, non è estranea l’assenza delle norme a sostegno della famiglia, operanti in altri Paesi Europei.

Le dispute in argomento sono annose. Citiamo in proposito Sartori che, nel replicare all’ex ministro Kyenge, affermava con una certa onestà intellettuale che:

La “distinzione in questione è logica e storicamente giustificata [nei casi di effettiva sotto-popolazione]”, “lo ius soli è un errore gravissimo. Sarebbe un disastro in un paese con altissima disoccupazione. Aumenterebbe le file dei lavoratori sottopagati e la delinquenza per le strade. Siamo alla demenza. La gente ormai ha paura ad uscire la sera e si vuole favorire la negritudine come in Francia. Ma noi possiamo farne a meno”. “Tutti meticci? Mai: “integrare non è lo stesso che assimilare, e l’integrazione in questione è soltanto etico-politica”.

Per esempio, “per i musulmani tutto è deciso dal volere di Allah, dal volere di Dio. Qui il potere discende soltanto dall’alto. Per le nostre democrazie, invece, il potere deriva dalla volontà popolare, e quindi nasce dal basso, deve essere legittimato dal demos”.

Ma non bastano queste motivazioni, pur valide : la questione, oltre ad avere un aspetto pratico socio-politico, ha anche una valenza più ampia e più alta.

Lo ius sanguinis riguarda non solo il senso di appartenenza, ma anche una identità strutturata su valori e risorse culturali e spirituali sedimentate e fruttificate nei secoli. L’italianità, come i preziosismi di etnie localistiche,  non possono e non devono essere scissi dalla civiltà euro-occidentale cristiana e greco-romana, recuperandone i valori autentici oggi offuscati.

Non ci sono solo le vestigia, che rendono unico il nostro Paese come scrigno di bellezze sia naturali che scaturite dal genio dei suoi avi, l’italianità, come le civiltà etniche delle nostre valli, sono vive nella nostra anima e nella nostra storia e non moriranno con noi.

Se a giugno al Senato passa lo Ius Soli, tra dieci anni saremo come Francia e Inghilterra, cioè perdute per sempre. Avremo le seconde generazioni radicalizzate e favorite da un tasso di natalità esponenziale, a farci la festa. Una futura maggioranza non tornerebbe più indietro a ridiscutere questa legge.

Sarebbe davvero il punto di non ritorno e la vittoria schiacciante e definitiva dell’immigrazionismo di massa.

E' l’ultimo boccone avvelenato del PD, dopo le leggi liberticide che hanno stravolto i principi della Bioetica. Il PD ha fatto il suo dovere. E' il Partito radicale di massa nato sulle ceneri del PCI e pronosticato genialmente da Augusto Del Noce sin dagli anni Settanta. Voleva distruggere la famiglia e sostituire il popolo e ci è quasi riuscito.

In questi giorni sono tornati in cattedra i soloni del meticciato per cercare di farci capire che stiamo perdendo un’occasione storica per allinearci ad un’Europa decadente.

Ci troviamo, forse ad andare contro corrente in un Euro-atlantismo dal quale sembra arduo se non impossibile districarsi, ma non per questo dobbiamo arrenderci e smettere di dare il nostro contributo.

Francesco Rossa
Direttore Editoriale
Civico20News.it


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Articolo pubblicato il 18/06/2017