“Se non si taglia la barba tutti i giorni, questa finisce per ritenersi essere la faccia stessa.” Detto sufi attualissimo e smascherante.

Il  Sufismo generalmente  è introdotto nelle cerchie dei discepoli, con breve storielle ed aneddoti, molto umoristici ma profondi nell’essenza. Uno di questi recita:” se non si taglia la barba tutti i giorni, questa finisce per ritenersi essere la faccia stessa.”

Ovviamente queste parole ci divertono molto con il loro sottile umorismo, ma celano, ad un esame  approfondito, un significato essenziale per chiunque stia percorrendo un cammino di autoconoscenza.

Infatti si riferiscono alla parte egoica dell’essere umano che, anche quando sia in relazione col risveglio del principio divino interiore, non di meno esiste  e si da importanza, autocompiacendosi. Disciogliere completamente l’ego è un impresa ardua.

L’essenziale è incominciare a vivere della parte spirituale che generalmente negli uomini è latente e in uno stato di sonno. Solo questo “specchio interiore”, in realtà riesce a farci capire i movimenti egoici del nostro io, quanto noi stessi siamo parte concreta dell’io, e di come sia necessario portare questa parte fondamentale della nostra personalità, verso la tomba.

E’ necessario quindi tenere uno stretto controllo interiore su noi stessi, su quella parte di noi che sul viso  dell’anima rinata è considerata dai sufi come una semplice barba.

Inoltre la storiella ci fa comprendere che, in realtà, l’io può essere falciato dal giardino del microcosmo, e quindi è necessario “tagliarsi la barba” tutti i giorni affinché la statura egoica progressivamente diminuisca nel contempo che la parte spirituale risvegliata cresce  e fiorisce.

Trattasi in realtà di un combattimento da titani e il più delle volte è l’ego che  prevale. Nel vedanta non duale è detto  che atman,il nucleo divino in noi, è coperto da cinque guaine chiamate “kosa”. L’ultima, la più difficile da estirpare poiché molto appagante, è nominata “anandamayakosa”, ovvero la “guaina della beatitudine”.

Questo ci insegna che anche se il principio immortale in noi chiamato atman si è risvegliato, ciò non significa che l’io scompaia subito come per miracolo. Lo stato della guaina della beatitudine è uno stato elevato, ma pur sempre egoico, quindi difficile da abbandonare, poiché reca all’essere che lo sperimenta una gioia paradisiaca, dato che il riflesso che atman introduce nella personalità inferiore, reca a questa l’illusione di una beatitudine eterna e già definitiva.

Non bisogna però disperare: la crescita della barba è un fenomeno naturale, quindi logico e previsto nell’economia delle cose, sta a noi, in quanto faccia che osserva, riconoscere ogni singolo pelo che cresce sul nostro viso, per arrivare a non demonizzare più quella parte di noi che nell’essenza, rappresenta il terreno e il concime per permettere al fior di loto interiore di sbocciare.

Quindi affiliamo i nostri rasoi con un sereno discernimento e prepariamoci ad ogni risveglio ad estirpare ogni peluria  nel nostro viso: se arrivata la sera il nostro volto  ci apparirà glabro, vorrà dire che abbiamo agito secondo i principi superiori dell’anima e forse, la nostra giornata non sarà stata impiegata invano.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 18/06/2017