Il Tao che si nomina non è il vero Tao.

Il noto mandala Taoista raffigurante le forze gemelle e complementari dello yin e dello yang, vuole indicare che tutto ciò che esiste nell’universo, uomo compreso, è mosso dalla dualità: bene e male, maschio e femmina, vita e morte caratterizzano tutto quello che vive.

Questa dualità di base è una benedizione per gli esseri viventi perché mantiene in movimento la creazione, non permettendo così eccessive pietrificazioni e rinnovando periodicamente tutto quello che  esiste. Questo mandala famosissimo, tatuato da molti su vari parti del corpo, però è un immagine incompleta del concetto taoista delle cose.

Infatti in esso non è raffigurata nessuna immagine del Tao, vero fulcro assiale della creazione e padre dei diecimila esseri, secondo proprio la visione taoista, ovvero  fonte da cui scaturisce ogni cosa Ma come potrebbe essere altrimenti dato che :”il Tao che si nomina non è il vero Tao?”

Secondo le concezioni di questa antica religione nata in Cina: ”vedendo Tao non si vede niente, toccando Tao non si tocca niente, sentendo Tao non si sente niente”: Come potrebbe quindi essere rappresentato in simboli questa forza ancestrale padre-madre di ogni forza che possiamo concepire?

Ma il mandala taoista dello yin e dello yang è esauriente in se stesso, e nella sua semplicità grafica, indica in un solo simbolo tutto quello che il nostro universo è.

Per forza di cose quindi non si può descrivere il fattore ultimo  della creazione, ovvero l’ente primario da cui sgorga tutto ciò che è creato. Queste affermazioni possono sbalordire, visto che migliaia di individui dichiarano di essere in contatto con Dio creatore. Ricordiamo di sfuggita che nel nostro universo, nella sua controparte invisibile astrale, vivono entità più evolute di noi uomini, ed è facile, dopo opportuni esercizi, entrare in contatto con questi “Dei”.

Oggigiorno molti parlano di stati superiori a quelli della coscienza umana, ma secondo noi, tutti questi esseri che testimoniano di un livello metafisico a noi superiore, parlano solo di un contatto con uno di questi signori più evoluti che comunque rientrano nella creazione concreta proprio dei diecimila esseri citati dal taoismo.

Non è così semplice infatti trascendere tutte le possibili espressioni che la coscienza può esperire, perché in un certo qual senso sono infinite, soprattutto se si riesce ad entrare in contatto con la sfera astrale dell’universo, ricchissima di possibilità di sviluppo animico.

Ma il Tao che si nomina non è il vero Tao! Secondo le vedute orientali, possiamo parlare di questo principio metafisico assoluto base di ogni cosa, soltanto in termini negativi, quali ad esempio: ”non questo, non quello”. Solo negando ogni possibile esperienza, negando ogni sensazione ed ogni affermazione della divinità, è possibile toccare “l’intoccabile Tao”.

Risulta chiaro quindi che la quasi totalità delle esperienze narrate da molti testimoni della divinità, rientrano tutte nelle possibilità naturali della personalità inferiore di esperire gli stati molteplici dell’essere. Un ente che non può essere avvicinato con i sensi ordinari, non può per forza di cose esser contattato con un eventuale sesto, settimo od ottavo senso, poiché per l’appunto trascendente ogni tipo di contatto fisico o super-fisico.

Il Tao quindi rimane un mistero e pochissimi uomini sono realmente in contatto con esso. Questi esseri hanno trasceso totalmente ogni tipo di dualità possibile ed in un certo qual senso sono divenuti il Tao stesso. E’ grazie a questi uomini superiori, se ancora possiamo chiamarli uomini, che  sappiamo con certezza che “Il Tao che si  nomina non è il vero Tao”.

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Articolo pubblicato il 21/06/2017