Classico vs Remake - "Ghostbusters"

A 30 anni di distanza il remake di uno dei classici cult degli anni '80, riproposto nel 2016 in versione tutta rosa

Era il lontano 1984 quando al cinema uscivano per la prima volta gli acchiappafantasmi, nato da un'idea dello stesso Dan Aykroyd (appassionato di paranormale) e portato poi al cinema col titolo di "Ghostbusters" per la regia dell'amico Ivan Reitman.

Reduce dall'immenso successo di "Stripes - Un plotone di svitati", costato poco meno di 10 milioni di dollari a fronte di incassi per quasi 100 milioni, il giovane Reitman riuscì non solo a ripetersi ma a superarne il successo con questo film (quasi 250 milioni di incassi in totale) che unisce, come pochi altri (forse solo la saga di "Ritorno al futuro" di Zemeckis), commedia e fantascienza in modo geniale, divertente e spettacolare.


Il film fu tra l'altro una rampa di lancio per il talento di Bill Murray, comico eclettico dalla carriera in divenire chiamato a sostituire quella forza della natura di John Belushi, inizialmente scelto per il suo ruolo ma ahinoi tragicamente scomparso poco prima dell'inizio delle riprese.

Un Belushi che gli amici attori e il regista decisero comunque di omaggiare nel film col disgustoso ma adorabile personaggio di "Slimer", verdognolo ammasso gelatinoso sempre intento ad ingozzarsi di cibo come lo storico "Bluto" di "Animal House", altra leggendaria commedia che fu uno dei capostipiti del genere demenziale.


I personaggi della storia colpiscono e rimangono fin da subito per la loro semplicità e simpatia, l'istrione e mascalzone Murray dalla parlantina sciolta; i due nerd interpretati dal serioso e occhialuto Harold Ramis e il suo collega panciuto Dan Aykroyd; oltre che infine il simpatico Ernie Hudson come aiutante di colore tuttofare che è l'ultimo ad aggregarsi alla squadra di pronto intervento paranormale.

Una squadra più vicina ad una allegra combriccola di "pompieri esoterici" che a una vera equipe scientifica: cominciando dalla loro base in una caserma dismessa dei vigili del fuoco, il loro veicolo ex-autoambulanza dalla sirena stridente targata "ECTO 1"; fino alle loro stesse divise e i loro storici "fucili protonici" simili a idranti che annaffiano di raggi elettrici spiriti e fantasmi per poi farli cadere prigionieri nelle loro ecto-trappole.


Un film storico carico dell'affetto di intere generazioni che nel 2016 si è deciso di riproporre in un remake tutto al femminile diretto da Paul Feig, autore nel 2011 della divertente commedia "Le amiche della sposa" che vi avevamo già consigliato nell'articolo "Primavera da donne" e che ripropone parzialmente lo stesso cast di attrici comiche.

Un film che è stato un flop pur avendo incassato oltre 180 milioni di dollari al botteghino, a fronte però dei quasi 150 spesi per produrlo e promuoverlo per tutto il globo, oltre che essere stato poco apprezzato sia dalla critica che dai fans storici degli acchiappafantasmi.


Che cosa possiamo dire nel confronto tra il classico degli anni '80 e il remake? Qual'è meglio e qual'è peggio?

Entriamo più nel dettaglio mettendo fianco a fianco i punti principali di questi due film.


MAN VS WOMAN
Non per essere cinematograficamente misogino a tutti i costi, ma nello scontro tra i due cast in questo caso le donne ne escono decisamente con le ossa rotte.

Intendiamoci: non che le attrici siano inguardabili o incapaci di fare ridere, anzi l'unico vero punto di forza del remake del 2016 è proprio la simpatia delle protagoniste, su tutte il duo inossidabile composto da Melissa McCarthy e Kristen Wiig, già assieme nel sopracitato "Le amiche della sposa".


Anche considerando le altre due donne poi, Kate McKinnon e Leslie Jones, abbiamo un ottimo quartetto di attrici comiche arrivate dal famoso "Saturday Night Live", storico programma di varietà che diede i natali poi anche ai quattro comici del film del 1984.

Attrici più che degne quindi ma decisamente una spanna (anche più di una) sotto ad attori storici come Bill Murray, qui ai nastri di partenza di una carriera che lo porterà poi ad apici della comicità come "Ricomincio da capo" o "SOS fantasmi", ma anche protagonista di film più maturi come "Lost in Translation" diretto dalla bravissima Sofia Coppola o "Ed Wood" di Tim Burton.


Per non parlare poi dell'altrettanto grande Dan Aykroyd, storico "blues brother" assieme al compianto Belushi per la regia di John Landis, che lo rivolle poi ancora nel 1983 in "Una poltrona per due", altra indimenticabile commedia graffiante sulla ricchezza e la povertà e le avide speculazioni e magheggi della borsa negli Stati Uniti.

Impossibile non nominare poi Harold Ramis, scomparso nel 2014 e oltre che simpaticissimo attore caratterista anche ottimo regista del citato "Ricomincio da capo" e i più recenti "Terapia e pallottole" e "Un boss sotto stress", scoppiettanti commedie tutte sorrette dalla regia di Ramis e gli spassosissimi battibecchi tra il boss mafioso Robert De Niro e il suo involontario "psicologo" interpretato dal sempreverde Billy Crystal.


IVAN REITMAN VS PAUL FEIG
Decisamente impari poi anche lo scontro tra i due registi, dove il seppur bravo Paul Feig non riesce a tenere botta contro un talento più estroverso e completo come quello di Ivan Reitman.

Un Reitman che negli anni poi, oltre al già citato "Stripes - Un plotone di svitati", inciderà il suo nome nella storia delle commedie con altri storici film come ad esempio "I gemelli" e "Un poliziotto alle elementari", riusciti tentativi di proporre Arnold Schwarzenegger in chiave comica; specialmente nel primo dove è affiancato da un irresistibile Danny DeVito, per l'occasione "fratello di provetta" del mastodontico attore austriaco.


Bisogna però ammettere che sul lato puramente "comico" Paul Feig non è così da meno rispetto al collega, riuscendo a intrattenere col sorriso sfruttando al meglio i vari sketch comici tra le attrici dotate senz'altro di grande ironia e auto-ironia.

Dove però il film del 2016 crolla abbastanza miseramente e sul lato fantascientifico, con trovate abbastanza banali e scene poco coinvolgenti e di poca memoria rispetto alle fantastiche trovate dell'originale del 1984.

Come dimenticare infatti il gigantesco Pupazzo Marshmallow, ormai icona degli anni '80 e giustamente copertina di questo articolo, affrontato nel finale dagli acchiappafantasmi, evocato dalla malevola divinità di "Gozer" affrontata spavaldamente dal gruppo che rimprovera Aykroyd con la storica massima: "Ray, quando qualcuno ti chiede se sei un Dio, tu gli devi dire sì!".


Un umorismo decisamente più leggero e "nerd" rispetto al corrispettivo del 2016, più pompato di effetti speciali ma svuotato di quell'humour per quello che non riguarda le quattro protagoniste, con attori secondari e scelte di sceneggiatura decisamente dimenticabili; vedi su tutto i grandi attori secondari che nel primo sono la bellissima Sigourney Weaver e il suo vicino di casa impiccione Rick Moranis.

Attori qui rimpiazzati dal belloccio Chris Hemsworth, giustamente "rimbecillito" per l'occasione ma che ancora non regge il paragone con i caratteristi dell'84; oltre che tutta la serie di cammeo del cast originale che purtroppo riesce solo a sortire l'effetto di far provare ancora più nostalgia per i vecchi "Ghostbusters" anzichè valorizzare il nuovo remake.


AND THE WINNER IS...
Come era facilmente prevedibile ad uscire vincitore del confronto è il film classico diretto da Reitman, più ispirato e completo nella sua simpatia e originalità di scrittura, recitazione e messa in scena.

Ciò nonostante spezzo una lancia in favore del (forse fin troppo) massacrato remake consigliandolo comunque come un simpatico (anche se poco riuscito) tentativo di "reboot" della storica saga, che a distanza di quasi 30 anni da "Ghostbusters II" del 1989 ci poteva anche stare.


Come già detto il remake rimane comunque un film simpatico diretto da un regista di mestiere e interpretato da un quartetto di ottime attrici, decisamente dimenticabile in quanto a storia e svolte di scena ma comunque più che capace di strappare una serata di risate a chi volesse guardarselo in compagnia.

Un film che paga anche, forse, l'antipatia automatica del pubblico verso questa ondata irrefrenabile di remake degli ultimi anni, con riproposizioni fiacche e poco ispirate di film come "Jurassic Park", "Robocop", "Atto di forza" e chi più ne ha più ne metta; segno soltanto della poca fantasia dei vertici delle major hollywoodiani ed il decadimento non solo di attori e registi, ma anche in primis soprattutto dei produttori e i distributori.


Un giochino che comunque sta iniziando a non pagare più come una volta, facendo capire che forse sarebbe meglio lasciar fare ai registi come Paul Feig il loro mestiere lasciandogli scegliere con più libertà le sceneggiature da portare in scena; anzichè imporgli dall'alto queste "operazioni nostalgia" che francamente lasciano il tempo che trovano.

SPERIAMO SE NON ALTRO CHE IL REMAKE SIA SERVITO A INVOGLIARE LE NUOVE GENERAZIONI A RISCOPRIRE E AMARE GLI ORIGINALI ACCHIAPPAFANTASMI DEGLI ANNI '80, UN PICCOLO CLASSICO IRRIPETIBILE DELLA COMMEDIA SCI-FI; OLTRE CHE OVVIAMENTE A GIOVARE ALLA CARRIERA DEL REGISTA PAUL FEIG E LE VARIE ATTRICI COMICHE PROTAGONISTE, COMUNQUE SIA MERITEVOLI DI UNA BUONA INTERPRETAZIONE E CHE CI AUGURIAMO DI VEDERE ANCORA, MAGARI IN FILM PIU' RIUSCITI ED ISPIRATI.

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Articolo pubblicato il 25/06/2017