Petya virus, l'inizio di un nuovo tipo di guerra

Mentre vi scriviamo l'attacco è in pieno svolgimento, hacker russi hanno lanciato un massiccio attacco in Ucraina

Si tratta del più grande attacco hacker mai portato contro uno Stato sovrano. Anche se ancora presto per dirlo ufficialmente, la matrice dell'attacco porterebbe a Mosca. Solo poche settimane fa Putin aveva descritto le sue squadre di hacker come dei "volontari" combattenti della Russia. Certo provare la cosa non sarà facile anche perchè anche se provata certamente il Cremlino reagirà sostenendo che è "russophobia" utilizzando una delle quattro regole fondamentali della disinformazione cioè quella di negare l'evidenza dei fatti e subito dopo accusare qualcun altro dell'azione.

Perchè, aldlà delle cosidette "fingerprints" (impronte digitali), si può supporre che l'attacco arrivi da Mosca ? A tale domanda si può dare una risposta analizzando quanto successo negli ultimi tre anni in Ucraina. L'Ucraina è stata il primo grande test nella nuova strategia delle guerre ibride, test ove si sono provate le nuove tecniche di guerra informativa con il massiccio utilizzo della disinformazione volta a destabilizzare il sistema democratico, truppe senza insegne e "minatori" che guidano colonne di tank. Nei mesi successivi la "guerra informativa" è stata replicata negli stati europei ove si tenevano elezioni politiche. Oggi il salto di qualità, un attacco informatico alle strutture vitali dell'Ucraina che segue un attacco di oltre un anno fa quando venne provocato il black out delle centrali elettriche. Quindi un paese su cui testare una nuova strategia di guerra sul campo, un campo però questa volta del tutto inedito, il mondo virtuale.

Sono state colpite le grandi catene della distribuzione, i distributori di carburante, le banche, i siti e i PC governativi, gli aeroporti ed altre strutture strategiche del Paese come le Poste. Colpiti gli operatori di telefonia mobile ed anche il sito che gestisce la tristemente famosa centrale nucleare di Chernobyl, tanto che le autorità sono state costrette a "switcciare" il sistema riportandolo sotto controllo manuale. Il nome del virus che avrebbe permesso l'attacco è Petya probabilmente un diminutivo dell'attuale Presidente ucraino Petro Poroshenko. Nella capitale Kyiv messo fuori uso il sistema tornelli della metropolitana, e si può immaginare l'effetto sule centinaia di migliaia di passeggeri che ogni giorno usufruiscono di questo comodo ed economico sistema di trasporti.

Il Paese più colpito è l'Ucraina ma ci sono segnalazioni anche da altri paesi europei quali la Gran Bretagna, già colpita qualche settimane fa da un attacco russo, la Danimarca, la Norvegia e i Paesi Bassi.

In un mondo sempre più digitalizzato e interconnesso un attacco simile è quanto di peggio possa annidarsi tra i peggiori incubi di chi è preposto alla sicurezza nazionale. La portata è di dimensioni globali e dagli effetti ben più devastanti di qualsiasi attacco possa essere progettato oggi dall'ISIS. Basti pensare se al prossimo attacco gli hacker si spingeranno verso i sistemi ospedalieri che controllano le sale operatorie o le torri di controllo del traffico aereo. Incidenti potrebbero provocare il terrore tra la popolazione, uno stato di panico maggiore rispetto l'11 settembre. Se contro un attacco terroristico si può riporre fiducia nei sistemi di intelligence e antiterrorismo gestiti da umani contro altri umani (i terroristi), contro un cyber attacco partito magari dalla lontana Siberia poco si può fare. 

Una nuova frontiera del terrore in cui nessun Stato può sentirsi immune, bastano pochi click su un PC a migliaia di kilometri di distanza ed un Paese viene messo in ginocchio. Terminata l'era della corsa agli armamenti ci troviamo di fronte ad un futuro dove difendere i confini cibernetici diventa più importante che dotarsi di nuovi aerei militari. La Russia continua nella sua politica di intimidazione verso un occidente troppo spesso connivente con le politiche del Cremlino. Ricordate quando nelle ultime settmane del suo mandato Obama minacciò la Russia che al prossimo cyber attacco proveniente da Mosca avrebbe reagito con una pesante ritorsione degli USA nello stesso settore ? Bene quello è l'unico linguaggio che sembra comprendere il Cremlino, quello del dente per dente, occhio per occhio.

Pare proprio che fu l'NSA a chiedere a Obama di agire con operazoni di cyber war per anticipare le mosse di Putin. Obama però non diede mai il via libero all'operazione, si limitò alle minaccie che comunque ottennero dei buoni risultati.

In Europa, tranne forse Merkel e Macron, si assisterà al solito scodinzolare di coda o peggio al prostrarsi con la coda tra le gambe di fronte al maschio Alfa di nome Vladimir Putin. Non è questa la via di uscita, bisogna trattare il cyber terrorismo alla stregua di come si trattano i tagliatori di gole dell'ISIS altrimenti l'Europa non avrà futuro. Va detto comunque che l'Europa non è dotata neanche lontanamente di una struttura come l'NSA americana e non avrebbe la forza di minacciare (in maniera credibile) una ritorsione. Quindi al momento sarà scelta la linea di credere pubblicamente che si tratta di buontemponi digitali, dei ragazzini che si divertono durante il doposcuola, chiusi nei garage di qualche sperduto paesino. Meglio mettere la coda tra le gambe che affrontare un problema che probabilmente grazie alla poca lungimiranza di alcuni e all'accondiscendenza di altri, non possiamo affrontare.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 28/06/2017