Gli Immortali – “Vacanze romane”

Intramontabile classico della commedia americana con una deliziosa Audrey Hepburn e Gregory Peck nella Roma degli anni Cinquanta

Anno: 1953 

Titolo originale: Roman Holiday

Paese: USA

Durata: 118 minuti

Genere: Commedia, Sentimentale

Regia: William Wyler

Soggetto: Dalton Trumbo (non accreditato)

Sceneggiatura: Dalton Trumbo, Ian McLellan Hunter, John Dighton

Cast: Audrey Hepburn, Gregory Peck, Eddie Albert, Paolo Carlini, Margaret Rawlings, Hartley Power, Harcourt Williams

Alcune preziose e inimitabili pellicole riescono a entrare nella storia del cinema e nel cuore degli spettatori senza perdere un soffio della loro freschezza nemmeno a distanza di decenni, incantando sempre come al primo sguardo. È sicuramente il caso di Vacanze romane di William Wyler, film eterno come la città che ne è protagonista.

Nel 1953 Audrey Hepburn, ventiquattrenne, era apparsa solo in produzioni britanniche, e il film di Wyler segnò il suo sfolgorante esordio hollywoodiano. Acclamata dalla critica e dal suo co-protagonista Gregory Peck, il quale volle che il nome dell’attrice apparisse con la stessa rilevanza del suo nei titoli di testa, la Hepburn vinse l’Oscar come miglior attrice protagonista, regalando alla storia un ruolo che tutti ricordano con ammirazione.

Anna è la giovane principessa di una indefinita monarchia europea. Sofferente nella sua gabbia dorata, fatta di conferenze stampa e incontri diplomatici, durante un viaggio a Roma fugge per vivere qualche ora da persona comune. Joe Bradley, giornalista americano, vede la possibilità di uno scoop quando la incontra e ne indovina l’identità, ma la giornata passata insieme cambierà le prospettive di entrambi.

Favola romantica dai toni leggeri e delicati, Vacanze romane è un vero e proprio gioiellino della commedia americana, e in quanto tale è distinto da una forte impronta ironica. Ciò è chiaro sin dall’inizio, quando vediamo l’annoiata ma imperturbabile principessa incontrare una sequela infinita di nobili dai titoli altisonanti mentre sotto il vestito si sfila una scarpa, poi, recuperatala con una mossa astuta, la seguiamo mentre danza con una galleria a dir poco comica di cavalieri.

Ancora, un occhio strizzato a certi stereotipi nella definizione dei riconoscibilissimi poliziotti in borghese deputati a cercare con discrezione la reale fuggitiva.

Nonostante il carattere prettamente americano, il film, girato interamente nella capitale e a Cinecittà, è uno dei più bei ritratti cinematografici della città eterna, la Roma gioiosa e caotica post-Neorealismo; viene immortalato ciò che diventerà la Dolce Vita (il capolavoro di Fellini arriverà nel 1960), con i suoi dehors, le luci, le feste. Una ritrovata gioia di vivere nell’Italia del dopoguerra.

Durante la sua fuga di ventiquattro ore insieme a Joe (e al suo amico fotografo Irving), Anna è una turista curiosa e affascinata dai luoghi più noti di Roma, da Trinità dei Monti sui cui scalini mangia un gelato, alla Fontana di Trevi, vicino alla quale si fa tagliare i capelli, passando per Castel Sant’Angelo e il dancing sul Tevere e i Fori Imperiali dove Joe la trova addormentata.

Via Margutta 51, l’indirizzo di Joe, è rimasto impresso a molti, mentre le celebri sequenze alla Bocca della Verità e in giro per Piazza Venezia in Vespa sono diventate leggendarie, citate e copiate numerose volte al cinema e non solo.

Il tutto venne perfettamente incorniciato dalla sobrietà e dalla grazia tipiche delle regie di William Wyler, cineasta che lasciava parlare, più della macchina da presa, i luoghi e i personaggi che immortalava (qui in bianco e nero).

Il soggetto di questa Cenerentola moderna fu partorito dalla mente feconda di Dalton Trumbo, lo sceneggiatore che in era maccartista venne perseguitato per le sue simpatie politiche ed emarginato da Hollywood. Vincitore di un Oscar, il soggetto venne attribuito al collega Ian MacLellan Hunter (il quale non partecipò alla premiazione), e solo nel 2011 il premio venne riconosciuto a Trumbo.

L’accostamento del talento freschissimo e della bellezza della Hepburn alla stella più nota e matura di Peck risultò molto più che azzeccato. Se pensiamo che in origine i due protagonisti sarebbero dovuti essere Cary Grant (che rifiutò perché si ritenne troppo anziano per il ruolo) e Elizabeth Taylor, la ben nota immagine dei due a bordo della Vespa avrebbe una sapore molto diverso.

Numerose, nel film, le apparizioni di attori nostrani: Maurizio Arena guida il camioncino delle vivande su cui Anna sale di nascosto per scappare dall’ambasciata, mentre Paola Borboni è la donna delle pulizie che sorprende la ragazza nella vasca da bagno di Joe, scandalizzandosi (proprio lei!); compaiono anche Marco Tulli, Paolo Carlini e Tullio Carminati.

 

Vacanze Romane è e rimarrà un classico della commedia e del romanticismo, quello misurato che sa quando una bella storiella deve terminare. A vederlo oggi, ci si diverte e ci si commuove come sessant’anni fa e il finale, che non sveliamo ma che tutti sicuramente ricorderanno, è una dolcissima conclusione ad una favola che sa ancora far sognare.


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Articolo pubblicato il 29/06/2017