VACCINAZIONI OBBLIGATORIE - Introduzione all’obiezione di coscienza alle vaccinazioni (obbligatorie).

“Civico20” pubblica un comunicato dell’Associazione COMILVA (Coordinamento del movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni).

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      Una volta calmati il panico e l’ansia, consigliamo per i bambini iscritti a comunità infantili (nidi, materne, scuole) di non agire finché non espressamente convocati dalla ASL (nel qual caso si può avviare l’obiezione di coscienza) o dalla scuola (nel qual caso vi verrà probabilmente richiesta una autocertificazione). Consigliamo anche di non autocensurarsi ritirando i bambini da nidi o materne, perché le sanzioni non dipendono dalla frequentazione della comunità infantile, bensì dall’obbligo di vaccinare; tantomeno avrebbe quindi senso pensare che forme di educazione funzionali alla qualità della stessa, come la scuola parentale, ritardino o esonerino dalla sanzione;

      Quando verrete convocati dalla ASL, se vi viene richiesto, potete presentarvi a colloquio, magari senza il bambino, per esporre le perplessità, ascoltare il personale sanitario e concludere l’incontro dichiarando di aver bisogno del tempo necessario per pensare al da farsi e senza firmare niente;

      La circolare "recante le prime indicazioni operative" a firma di Raniero Guerra, membro del CdA della Fondazione Glaxo e allo stesso tempo funzionario del governo italiano che firma le norme sulla vaccinazione, a pagina 6 recita: "In linea generale, ciascuna ASL, una volta accertato che un minore di età compresa tra zero e sedici anni non sia stato sottoposto alle vaccinazioni secondo il Calendario relativo alla propria coorte di nascita, contatta i genitori esercenti la responsabilità genitoriale e i tutori, rivolgendo loro un invito scritto alla vaccinazione, eventualmente corredato di materiale informativo.". Quindi è certo che presto o tardi arriverà una convocazione scritta: quello è il momento di iniziare l’obiezione di coscienza, anche nel caso che vogliate maggiori informazioni sulla vaccinazione e che pretendiate garanzie per effettuarla;

      Il processo di revisione della procedura di obiezione di coscienza è in corso e andrà avanti per lungo tempo con il fondamentale contributo dei legali Comilva; le pagine vengono aggiornate di frequente quindi tornate a trovarci;

      Le segnalazioni al Tribunale Minori non sono automatiche, come neppure le sanzioni;

 

Per praticare l’obiezione è SEMPRE necessario prendere posizione formalmente nei confronti delle istituzioni sanitarie (e non sanitarie), presentarsi ai colloqui quando richiesti e MAI nascondersi: piuttosto occorre prepararsi a dovere, documentandosi con quanto trovate nei nostri contributi, in moltissimi libri che sono oggi disponibili, scritti con competenza anche da medici che hanno compreso appieno la pericolosità di una pratica vaccinale indiscriminata e priva di ogni controllo reale. 

Il COMILVA fornisce agli associati una Guida Sicura e lettere facsimile pronte per l’uso con cui relazionarsi con questi enti. I modelli sono disponibili in formato file, sono da completare con le proprie generalità e con contributi personali afferenti al vostro caso specifico: la raccomandazione è quella di non compilarli semplicemente con nome e cognome, ma di leggerli attentamente e di renderli conformi al proprio pensiero.

E’ Assolutamente sconsigliato quindi nascondersi, o ignorare gli inviti e le missive delle aziende sanitarie: tutto questo non sarebbe OBIEZIONE, ma una semplice fuga o una pericolosa inerzia.

 

L’OBIEZIONE DI COSCIENZA è piuttosto un comportamento "attivo" dal punto di vista etico e civico, serve a manifestare regolarità genitoriale (altrimenti potrebbero sostenere che i genitori "se ne fregano" della salute dei figli, nonché delle Istituzioni), e a diffondere sempre più le nostre tesi, in modo tale che la consapevolezza in questo campo aumenti sempre di più.
Inoltre praticare l’obiezione serve a dare alle ASL la dimensione del dissenso sul territorio: spesso queste istituzioni si fanno forza del fatto che gli obiettori sono dei "casi isolati", in alcuni territori vengono anche perseguiti "per dare l’esempio". Tutto ciò diventa molto più problematico e politicamente rischioso se i genitori si coalizzano, formano gruppo e, in sintesi, movimento d’opinione: allora si forma "opinione pubblica" e il peso di ciascuno aumenta considerevolmente, non si è più soli.

Molte volte ci viene posto il quesito se attendere o meno l’arrivo di una raccomandata prima di avviare l’iter dell’obiezione: teniamo presente che non vi è nessuna norma che imponga agli enti pubblici di inviare raccomandate, perché la prassi vaccinale è obbligatoria e vi è una presunzione di recapito secondo uno schema classico, che è quello delle leggi e regolamenti sulle vaccinazioni (tot avvisi, tot inviti, tot richiami, ecc.).

Gli Enti pubblici utilizzano la notifica con Ufficiale Giudiziario o con raccomandata SOLO in caso di sanzioni ed atti di natura recettizia.

Queste norme e queste valutazioni, sono patrimonio comune di avvocati, magistrati e giuristi, e non hanno bisogno né di sentenze né di altre norme di supporto, tanto sono ovvie nel rapporto istituzionale. E poi sono molto utili al COMILVA e alla causa dell’obiezione.

Fare finta di niente se non arrivano raccomandate dall’asl, è non solo scorretto, ma dannoso. Infatti questo atteggiamento:

  • Ha prodotto solo procedimenti minorili al TDM ai genitori obiettori che NON hanno fatto l’obiezione e si sono visti arrivare un procedimento di potestà genitoriale.
  • Non consente di produrre o creare alcuna cultura sanitaria.
  • Non permette che la cultura dell’obiezione sia correttamente divulgata al maggior numero di utenti possibile.
  • Non permette di creare consapevolezza, ma solo all’obiettore di "sparire" egoisticamente e non farsi sentire, rischiando molto più del dovuto.

Nonostante queste ovvie considerazioni, spiegate e sperimentate diffusamente dai nostri legali, e nonostante l’Obiezione attiva condotta in maniera chiara e coraggiosa sia evidentemente proficua e ci abbia consentito di quadruplicare di numero e raggiungere ambienti una volta ostili, c’è ancora qualcuno che errando sommamente, gioca sulla pelle degli obiettori facendoli rischiare e non costruendo nulla. E’ una posizione pertanto vecchia, inutile, dannosa, controproducente ed assolutamente contro la linea del COMILVA.

La lotta per la libertà di scelta ha radici lontane nel tempo: moltissimi sono i personaggi che a vario titolo si sono avvicendati in questi anni su questo palcoscenico, alcuni di loro hanno contribuito in modo significativo a fare la storia del movimento, anche se troppe volte abbiamo dovuto registrare dolorose spaccature e divisioni, come del resto accade in tutte le realtà associative, purtroppo.

Parlare di qualcuno significherebbe fare torto ad altri che non vengono menzionati: per questo motivo non citeremo nessuno in particolare, ma diremo solo che la strada è ancora lunga e piena di ostacoli: le forza in gioco sono impari. Da una parte il cittadino, con tutte le sue preoccupazioni di una vita segnata dalla difficoltà di arrivare a fine mese, della ricerca di un lavoro che si trova sempre meno, pieno di ansie e difficoltà, ma che desidera portare avanti la sua famiglia al meglio, nella salute e nell’armonia, che chiede aiuto e sostegno alle istituzioni che "paga" di tasca sua.

Dall’altra i grandi colossi farmaceutici, le multinazionali che hanno obiettivi basati sul profitto, progetti che non sono quasi mai a misura d’uomo e di una società solidale, metodi di lavoro che si fondano sulla persuasione occulta e sul dominio del mondo scientifico e delle istituzioni pubbliche, le quali diventano lo strumento attraverso il quale veicolare la loro politica commerciale e le strategie aziendali.

Ma nonostante questo divario le persone "normali" che conservano la loro indipendenza intellettuale, la loro capacità di discernimento, hanno dalla loro la forza di poter dire di no a delle scelte sbagliate, anche se vestite da grande filantropia. 

Per maggiori informazioni accedere all’area soci. I soci Comilva sono invitati a fare riferimento anche ai referenti di regione.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 03/07/2017