Berlusconi propone Marchionne per la guida del Centrodestra.

Insorgono gli alleati Meloni e Salvini, che liquidano frettolosamente l’uomo col maglioncino.

Il centrodestra ha un problema che persiste da parecchio tempo.
Non si tratta di elettori, quelli ci sono, potenzialmente superiori agli avversari, come dimostrano le ultime amministrative.
Non si tratta neanche di idee, visto che su temi come lo ius soli, l’economia, l’immigrazione, la politica estera c’è ampia convergenza tra tutte le forze.
Si tratta del leader.
Già, proprio quello. Serve come il pane una figura in grado di unire le tre forze principali – Fi, Fratelli d’Italia e Lega - in modo da portare avanti una campagna elettorale unita e, presumibilmente, un governo che non si sgretoli al primo Consiglio dei Ministri.
Già, ma dove trovarlo? I tre leader non si piacciono troppo, Berlusconi è visto come troppo vecchio e, cosa non da poco, ha sul capo una condanna che lo rende, di fatto, incandidabile. 
La candidatura di Salvini potrebbe far perdere consensi tra gli elettori moderati, oltre che rivelarsi un clamoroso boomerang tra vaste popolazioni del Sud.
La Meloni paga il fatto di essere la leader del partito più debole, un anno fa a Roma non è arrivata nemmeno al ballottaggio, e non sembra la figura ideale per prendere in mano il centrodestra e portarlo all’unità.

E anche guardando in casa, all’ex Cavaliere vengono in mente ben poche intuizioni: i suoi delfini del passato han preferito dirigersi verso altri lidi, fondando nuove correnti o passando dall’altra parte della barricata. Leggasi pure i nomi di Alfano, Fini, Casini, Follini, Fitto, e compagnia.

Da ciò la convinzione da parte di Berlusconi di affidare l’unione delle forze di centrodestra a una figura esterna, proveniente dalla società civile.
L’ultima idea, quella del manager FCA “Per il centrodestra punto su Sergio Marchionne. Tra non molto gli scade il contratto negli Stati Uniti (quello con FCA, ndr.), e se ci pensate bene sarebbe l’ideale…”

Scelta subito condivisa dal fido governatore della Liguria Toti, che però precisa «Non voglio entrare in queste discussioni surreali». «Ha fatto ottimamente l’industriale, ma non so quali siano le sue intenzioni».

Marchionne quindi, va ad aggiungersi a Draghi e a Montezemolo, come possibile profilo adatto a guidare il Centrodestra: figure moderate, di economisti o businessman che hanno avuto grandi successi nei rispettivi campi e che son stati toccati solo marginalmente dalla politica. L’ultimo, in ordine di infatuazione, Marchionne, ha più volte speso parole di stima e rispetto per Renzi.

Subito sono insorti gli altri due leader: la Meloni, in particolare ci va giù dura. “Mi aspetto una smentita, perché immaginare come premier italiano uno che paga le tasse in Svizzera, ha portato la sede legale dell’azienda che dirige, la Fiat, in Olanda e quella fiscale in Gran Bretagna, pur avendo la presunzione di vendere macchine “italiane”, significa aver perso il lume della ragione”. E ancora: “Significa non avere rispetto dei milioni di italiani che fanno i salti mortali per produrre e lavorare qui, che qui pagano le tasse e che non sono scappati dopo aver preso miliardi di euro dallo stato italiano. Dopo Calenda, ministro del governo Renzi, e Mario Draghi, presidente della Bce, un altro nome incompatibile con la nostra idea d’Italia. Solo un patriota può aiutarci a uscire dalla palude. Marchionne non lo è. Berlusconi pare voler fare di tutto per dividere un centrodestra in grado di vincere”.

Più sintetico ma altrettanto deciso Matteo Salvini: “Marchionne? Uno che fino a ieri è andato a braccetto con Renzi”.

Insomma, ci sono tutti i presupposti per reputare la suggestione Marchionne - che, è bene dirlo, dal canto suo non ha mai fatto trapelare l’intenzione di scendere in campo- l’ennesimo abbaglio del Cavaliere.
Un altro colpo di fulmine destinato spegnersi nel giro di qualche tweet e dichiarazione al vetriolo.
La ricerca continua, i requisiti sono difficilissimi da soddisfare, vietato appellarsi alle primarie.
La domanda che ci si pone è la sempre la stessa: quale sarà il prossimo nome a esser grigliato sotto il sole dell’estate della politica italiana? Quanto ci metterà a essere mangiato e digerito dai giornalisti in digiuno da notizie fresche?

 

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Articolo pubblicato il 08/07/2017