Giaveno (TO) - Danni da cinghiali e lepri in un'azienda bio
Foto di repertorio

Mesi fa già denunciata pubblicamente la non-gestione del territorio

Il Consigliere Regionale Alfredo Monaco (RC) ha visitato l’azienda agricola biologica Le Frisole di Roberto Castelli, in località Freisole di Giaveno, per visionare i danni provocati dai cinghiali ai suoi campi di grano di antiche varietà e di altro pregio, studiati dall’Università di Pollenzo.

Erano presenti anche rappresentanti dell’amministrazione di Giaveno e del CATO2-3 che ha il compito di gestire il territorio. Le colture di altissima qualità di Roberto Castelli sono un modello di dedizione e di impegno costruito con sacrificio dalla sua famiglia, senza peraltro aver mai chiesto un contributo o sostegno di tipo economico.

Lo stesso Comune di Giaveno intende attribuire alla patata 2.0 coltivata da Castelli la denominazione comunale di origine controllata, la De.Co.  

“Per quanto mi riguarda sono molto interessato a favorire aziende che si interessano innanzitutto della qualità in funzione della salute del consumatore” afferma Monaco.

L’azienda agricola è situata in una ZRC, Zona Ripopolamento e Cattura delle lepri, che possono crescere indisturbate e il CATO2-3 ha il compito di catturarle e reimmetterle nel territorio di caccia. Di fatto questa ZRC amplia la “area contigua” del Parco dei Laghi di Avigliana, diventando un paradiso per la moltiplicazione dei dannosi cinghiali e di altri selvatici nocivi.

“Naturalmente ho espresso il mio rammarico al sig. Castelli e alla moglie Monica – spiega il Consigliere Regionale Alfredo Monaco, Rete Civica – Ma sottolineo che già nell’inverno ho documentato con foto il passaggio di cinghiali nella zona. Dalle prime ricerche che sto facendo, sono almeno dieci anni che il CATO2-3 non ordina catture di lepri, che nel caso di cui si parla hanno gravemente danneggiato il meleto".

Monaco lamenta altresì come nulla sia stato fatto per impedire la proliferazione dei cinghiali, favorendone in tal nodo la diffusione. Le aziende come quella di Castelli non sono interessate tanto al misero risarcimento dei danni, che si quantifica nella spesa del seme, ma piuttosto a evitare che i danni possano essere ripetuti. Il CATO2-3 ha i mezzi economici e gli strumenti tecnici per controllare e limitare il numero di specie selvatiche come il cinghiale.

"E invece - prosegue Monaco - da quando si è insediato, il nuovo Cda ha speso quasi 8000 euro per rimborsi spese e 150 euro per il mangime per le lepri. Non un centesimo sul territorio. Lo scorso anno 27mila euro per consulenze. È stato evidenziato da uno dei componenti del CATO2-3 presenti che tutte le segnalazioni fatte dal Castelli sono state ricevute da personale del CATO2-3 che non ne avrebbe le competenze. Lascia perplessi il fatto che non sia stata poi almeno girata la comunicazione a chi le competenze le ha. Questo a ulteriore riprova di una pessima gestione del CATO2-3, senza voler essere malpensanti".

Il Consigliere regionale RC ci ha comunicato di essersi attivato presso gli uffici regionali dell’Assessorato competente e della Città Metropolitana per trovare gli strumenti che possano modificare o rimuovere i confini della ZRC per permettere l’abbattimento dei nocivi:

"Pastori elettronici (recinti elettrificati) sono strumenti utili,  ma essi e i cannoni rumorosi mantengono indisturbato lo sviluppo dei cinghiali".

Monaco ha concluso dichiarando:

 "Vigilerò sulle azioni che intraprenderà il CATO2-3, sempre ammesso che intraprenda delle azioni serie, visto l’immobilismo che lo contraddistingue da anni, a tutto discapito sia della categoria dei cacciatori sia di quella degli agricoltori onesti. Sempre a non essere malpensanti”.

 

 

 



 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 13/07/2017