Torino. Quel taxista che lascia a piedi un ipovedente accompagnato dal cane giuda

Sconcerto per un gesto che con un minimo di correttezza e cortesia avrebbe potuto concludersi felicemente

La notizia si è solamente diffusa ieri, tra lo sconcerto generale.

Il 30 giugno scorso a Paolo Rivalta,  torinese non vedente impiegato come professionista alla riabilitazione presso l'ospedale Mauriziano viene vietato di salire a bordo di un taxi che aveva chiamato per un impegno urgente, perché accompagnato dal  suo cane guida, Gas, un labrador nero.

Il conducente del taxi asserisce di essere allergico al pelo dei cani e che comunque gli animali sulla sua auto non sono mai graditi.

Pare che non si tratti di un caso isolato ed è proprio per tale motivo che l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti aveva richiesto un incontro con le cooperative che gestiscono il servizio taxi per poter sensibilizzare a questo delicato tema la categoria dei taxisti.

La legge n 37 del 1974 così come integrata e modificata dalla legge n 60 del 2006 stabilisce che le persone prive della vista abbiano il diritto di farsi accompagnare dal proprio cane su ogni mezzo di trasporto pubblico senza dover pagare per l'animale alcun biglietto.

I cani guida sono di fatto gli occhi di chi non vede.

Il gesto di questo taxista è sicuramente visto come discriminatorio. Sui social la reazione è di sconcerto e di piena solidarietà a Paolo Rivalta ed al suo Gas.

L’inurbanità del taxista è palese. Pur rispettando le obiezioni presentate, avrebbe potuto provvedere all’arrivo di un altro taxi, non abbandonando Paolo Rivara al ciglio della strada.

Forse l’educazione e l’urbanità non è nel dna  dei taxisti.

Si auspica che non accada più un episodio così riprovevole. 

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Articolo pubblicato il 15/07/2017