Sondaggi: sprofonda il Pd di Renzi

Il m5s resta primo partito anche se non decolla, e a Centrodestra…

Continua la caduta libera del partito di Renzi che, come fotografato dall’istituto Ipr Marketing, realizzato tra lunedì e martedì, scende al 24% dei consensi.
Nuovo record negativo.
L’emorragia di voti, sempre secondo i sondaggisti, non ingrosserebbe le file di Grillo né in maniera rilevante quella dei vari partiti di sinistra –SI, Civati, Bersani e Pisapia- che dalla diaspora trarrebbero solo un minimo guadagno in termini di voti.
Nel 90% dei casi, infatti, i delusi del Pd han dichiarato che preferirebbero non votare, facendo così aumentare i consensi in quello che a oggi è il partito più grande d’italia, quello dell’astensionismo.

Se Atene piange, Sparta non ride, viene da pensare analizzando i dati relativi al Movimento 5 stelle.
Il partito grillino viene dato al 28%, una cifra che sì lo consolida a prima forza italiana, ma che comunque fa registrare dei passi indietro rispetto a quel 32% toccato a marzo.
E considerando la scarsa propensione ad allearsi con qualcuno, viene difficile non immaginarsi una possibile vittoria di Pirro alle elezioni.
Sempre che Roma e Torino, per ora governate alla bell’ è meglio, non portino a ulteriori spaccature nel Movimento.

Ritornando sul Pd, viene analizzato come sia proprio Renzi l’artefice di questo calo di consensi: più che sul tema dei migranti, del rapporto con l’Europa, lo ius soli, e altre scelte più o meno popolari, a provocare ciò sarebbe la presenza dello scomodo leader. Basti pensare che il tiepido Gentiloni, partito in sordina, sempre in sordina resiste, registrando ogni settimana apprezzamenti e indici di gradimento positivi.
Ancora, Ipr Marketing dà lo zoccolo duro del Pd, la soglia sotto la quale il partito di Renzi mai e poi mai scenderebbe, al 22 %.
Ci siamo quasi.

E più a sinistra della sinistra?
Vari istituti danno Mdp-Articolo 1 inchiodato al 6%, Sinistra Italiana al 2-3%.
Poi ci sono altri partitini sempre di sinistra, tipo Possibile, che raccolgono numeri da prefissi telefonici, ma comunque utili a proiettare la lista rossa a una soglia vicina al 10%.

Passando dall’altra parte della barricata, vediamo un Forza Italia ferma al 12%, e staccata di due punti dalla Lega, al 14%.
Anche sommando il 5% di Fratelli d’Italia della Meloni si supera di poco il 30%.
Il centrodestra paga il fatto di non avere un leader forte e, per la prima volta nella sua recente storia, pare più solido a livello territoriale che non a livello nazionale.

Alfano è dato al 3%.
Pare che stavolta la sua manciata di voti non sia determinante, ma, siamo sicuri, sarà in grado di scegliere il cavallo vincente al momento opportuno.


Da questo quadro emerge un dato chiaro: ad oggi nessuna coalizione o movimento potrebbe governare.
Né con questa legge elettorale nè con altre.

 

 

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Articolo pubblicato il 15/07/2017