L'angolo della satira del Prof. Giancarlo Pavetto - La parabola del figliol prodigo

Nuovi (vecchi) scenari sul palcoscenico politico italiano

Grande festa ad Arcore. Silvio Berlusconi saltella giocondo nel prato, in mezzo ai barboncini ed alle sue pecorelle e la Pascale è intenta a cucinare il vitello grasso.

C’è da festeggiare il ritorno alla casa del padre del figliol prodigo Enrico Costa, che al servizio di Matteo Renzi ha coperto con il suo pregiato deretano monregalese più di una poltrona ministeriale.

 

E’ lui che gira protetto da una forte scorta, che ha affossato con degli ignobili cavilli, una legge di legittima difesa che metteva i cittadini italiani al riparo dall’ondata delinquenziale che si sta abbattendo sul nostro paese.

 

E’ lui che dal governo ha fatto di tutto per inondare l’Italia e la provincia di Cuneo di immigrati, proclamando in coro con Alfano e con gli altri uomini del suo partito che sono tutti buoni e che nessuno di loro può essere un terrorista.

 

E’ancora lui che, in collaborazione con il bullo toscano, ha portato il debito pubblico alle vette  siderali di oggi, ed ha portato quattro milioni e settecentomila nostri connazionali allo stato di povertà assoluta.

 

Oggi, facendo appello ad ataviche rimembranze liberali e dopo avere preso atto dello stato agonico del partito nel quale ha militato a fianco dello “statista” di Rignano, ha deciso di lasciare la poltrona e di tornare nel centro destra. Ed è facile che in virtù della illimitata dabbenaggine di Berlusconi  venga accolto di nuovo in Forza Italia.

 

Il buon Silvio è felice perché, nella sua smisurata dabbenaggine, non ha ancora trovato il tempo di chiedersi quanti voti perderà Forza Italia in conseguenza dell’ accoglienza di individui infidi e voltagabbana, come Costa ed il suo sodale Alfano.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 23/07/2017