“Fino all’osso” – il film di Netflix sull’anoressia

Lily Collins è protagonista di un duro racconto sul disturbo alimentare, scritto e diretto da una sopravvissuta

Anno: 2017 

Titolo originale: To the Bone

Paese: USA

Durata: 107 minuti

Genere: Drammatico

Regia: Marti Noxon

Sceneggiatura: Marti Noxon

Cast: Lily Collins, Keanu Reeves, Alex Sharp, Carrie Preston, Lili Taylor

Ai più Marti Noxon sarà nota come produttrice di Buffy l’ammazzavampiri e sceneggiatrice di Fright Night e altri prodotti per la tv americana (UnREAL, Glee). Prima di adesso nessuno conosceva la sua storia personale, segnata da una lunga battaglia contro l’anoressia vinta con fatica e tenacia, principale fonte di ispirazione del lungometraggio Fino all’osso, che segna anche il suo debutto come regista. Il film, distribuito da Netflix (non è infatti uscito nelle sale, ma lo si può vedere sulla piattaforma online), è interpretato da Lily Collins.  

Ellen ha vent’anni, e ha passato la sua adolescenza nei centri di recupero per uscire dall’anoressia, senza riuscirci. Poco seguita da una famiglia allargata e disfunzionale, fa un ultimo tentativo entrando nel programma del dottor Beckham (Keanu Reeves), in una sorta di comunità dove verrà a contatto con altri pazienti e le loro storie.

Presentato all’ultimo Sundance Film Festival, Fino all’osso racconta l’anoressia senza filtri, con una storia scritta appositamente per il grande schermo nonostante sia ispirata al reale passato della Noxon. E funziona sia come prodotto cinematografico che come spaccato di vita di una malattia sofferta da milioni di persone, che riesce a non scadere nel patetismo.

Funziona grazie a una regia e una sceneggiatura perfettamente equilibrate tra le necessità strettamente legate alle modalità di racconto cinematografico e l’apertura su un mondo, quello della malattia, raccontato in tutti i suoi aspetti senza (troppa) edulcorazione.

Lily Collins, britannica, figlia del grande Phil, ha un ruolo fondamentale nella riuscita del film, grazie a un’interpretazione acuta e molto sentita, aiutata da una trasformazione fisica impressionante che la giovane attrice ha accettato coraggiosamente, conoscendo bene le conseguenze dell’anoressia, avendola lei stessa combattuta in passato uscendone vittoriosa, come ha raccontato in un libro autobiografico.

Il film non cerca di trovare una causa al disturbo che sta distruggendo Ellen, nonostante la presentazione di una famiglia a dir poco complicata - padre assente, matrigna con la quale i rapporti non sono idilliaci, madre che vive lontana con la nuova compagna - ma espone invece al pubblico, in maniera mai didascalica, le conseguenze e i rischi. Così vediamo primi e primissimi piani sul viso scavato, le occhiaie marcate, il corpo sempre più magro, i lividi sulla schiena dovuti agli addominali fatti per bruciare le poche calorie ingerite, le ossa visibili sotto una pelle senza più muscoli, la peluria anomala cresciuta in un disperato tentativo del corpo di riscaldarsi.

“Tu non sei magra, tu spaventi la gente”, dice il dottor Beckham a Ellen quando la visita la prima volta, ed effettivamente spaventoso appare il corpo della ragazza, specie nella sequenza in cui viene inquadrata completamente nuda.

Uno degli aspetti più interessanti del film è il rapporto che Ellen, che a un certo punto decide di farsi chiamare Eli, costruisce con gli altri pazienti di Beckham, tutti “reclusi” in una struttura che sembra più una casa che una clinica, dove tra alti e bassi cercano di vincere i loro demoni. Tra gli altri, Megan è incinta e vuole uscire dall’anoressia per il benessere del suo bambino, Pearl è così magra che è stata intubata e non può alzarsi dal letto, Anna nasconde la busta dove vomita sotto il letto e Luke è un ballerino che vuole riprendersi per poter ballare ancora. Proprio con quest’ultimo Ellen instaurerà un rapporto speciale, che la aiuterà molto a ritrovare la voglia di stare in vita.

Fino all’osso non raggiunge mai grandi picchi drammatici, come di solito avviene in questo tipo di cinema prima che il protagonista si ravveda e scelga di ritrovare la retta via, ma il dramma è stabile nel raccontare il costante orrore di un corpo sempre più scheletrico e le inevitabili catastrofiche conseguenze, appena dietro l’angolo. Un barlume di positività, di vittoria arriva molto tardi, negli ultimissimi minuti del film.

Le interpretazioni di tutti gli attori sono notevoli e commoventi, a partire proprio dalla Collins. Bravo anche Keanu Reeves nei panni del medico che sprona e aiuta i suoi pazienti con un metodo non convenzionale.

Un film duro, ma appassionante e toccante, su un tema delicato trattato con la giusta dose di schiettezza e fluidità, sorretto dalla performance di una bravissima protagonista perfettamente in sintonia con il personaggio che interpreta. Da vedere.

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 27/07/2017