Più bonus ma non per tutti

L’uscita di Cattaneo da Telecom gli ha fruttato ben 25 milioni alla faccia dei lavoratori in solidarietà

Quando si parla di bonus, il pensiero va subito agli 80 euro che il governo Renzi diede ai lavoratori con un reddito medio basso oppure ai bonus bebè di 800 euro per i nati nell’ultimo anno.

No, questa volta il bonus è quello di liquidazione con cui l’ormai ex amministratore delegato di Telecom, Flavio Cattaneo, ha lasciato l’azienda: 25 milioni di euro.

Certamente qualcuno potrà obiettare che in fondo questo è ciò che prevedeva il suo contratto, dal momento che avrebbe raggiunto l’obiettivo di risanare l’azienda e che il lauto bonus è stato pagato attraverso i fondi accantonati che determinano il risultato di bilancio.

Rimane pur sempre vero che, da quasi due anni, i dipendenti dell’azienda sono dovuti ricorrere ai contratti di solidarietà (ossia due giorni al mese a casa!), mentre con la grassa liquidazione data all’amministratore delegato si sarebbero potuti pagare gli stipendi dei circa diecimila dipendenti, che, grazie alla solidarietà, hanno fatto ottenere risparmi ammontanti a circa 55 milioni di euro.

I tempi in cui personaggi della taratura di Olivetti e Valletta guadagnavano cifre certamente alte ma, come nel caso dell’imprenditore eporediese che mise la regola secondo la quale lo stipendio più alto non potesse superare di dieci volte quello minimo, ragionevoli, sono tempi ormai lontani nell’epoca del capitalismo finanziario, delle rendite esagerate e del neoliberismo vergognoso in cui viviamo.

In questa nostra società del nuovo millennio in cui globalizzazione, liberismo sfrenato, automazione e digitalizzazione minano l’occupazione, soprattutto quella stabile, il caso Telecom dimostra che quando li si vogliono trovare, i soldi ci sono, ma evidentemente non per tutti.

Nell’Italia della finta meritocrazia, in cui spesso, si ha a che fare con manager a volte liquidati a peso d’oro, rispetto a lavoratori che danno il massimo senza un ritorno reddituale tale da potersi permettere una famiglia e un mutuo, ecco che per le prossime elezioni politiche, la cui campagna elettorale è praticamente già iniziata, se il lauto compenso di buona uscita di Cattaneo vi ha turbato, pensate che se dovesse vincere il centro destra, i ricchi di questo paese potrebbero ritrovarsi a pagare la stessa aliquota irpef di chi ha un reddito medio, partendo dall’aliquota unica per tutti suggerita da Salvini e Berlusconi: parafrasando un vecchio spot di Renzo Arbore, “meditate gente, meditate”.
 


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Articolo pubblicato il 28/07/2017