Emergenza migranti: bloccata nave di una Ong tedesca.

A Lampedusa è stata fermata la tedesca Iuventa: si ipotizzano rapporti con gli scafisti.

Ieri notte la procura di Bari ha chiesto e ottenuto dal Gip Emanuele Cerosimo la convalida del sequestro di una nave appartenente a una Ong tedesca battente bandiera olandese.

L’ipotesi di reato mossa contro la Jugend Rettet (questo il nome della Ong) è quella di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

E’ la prima volta che viene mosso un capo d’accusa tanto grave a carico di un’organizzazione non governativa: da tempo le ong sono finite sotto la lente d’ingrandimento dell'opinione pubblica; è bastato un video postato su youtube qualche mese fa da un ragazzo per evidenziare delle anomalie nelle rotte di molte di quelle imbarcazioni, accusate di andare a prendersi i migranti direttamente in acqua libiche.

Da quel giorno varie testate giornalistiche e qualche magistrato, come Zuccaro a Catania, hanno provato a far luce sulle ong e il loro presunto rapporto con gli scafisti, anche se le prove fornite non sono mai state sufficienti a far iniziare procedimenti giudiziari. La paura d’esser tacciati di razzismo e la fitta cortina “buonista” ha fatto il resto.

L’accusa che investe l’imbarcazione Iuventa  potrebbe essere parecchio grave, visto che si parla di rapporti diretti tra i responsabili della stessa e gli scafisti. Questi rapporti sono emersi dalle dichiarazioni di alcuni migranti che, una volta tratti in salvo, avrebbero riferito del clima d’accordo per portarli lì. Ad aggravare la situazione, per la ong tedesca, anche dei tabulati telefonici e delle intercettazioni che proverebbero il legame tra i “salvatori” e i”carnefici”.

La Jugen Retted (letteralmente “la gioventù salva”) è nata in Germania una decina di anni fa  per opera di alcuni giovani borghesi filantropi che hanno deciso di acquistare un vecchio peschereccio e ammodernarlo destinandolo al nuovo scopo.
Da lì la Iuventa, da quasi 24 ore bloccata nel porto di Lampedusa insieme a tutto l’equipaggio.

Questa Ong, così come molte altre (inclusi i nostri “Medici senza frontiere”), si è rifiutata di firmare il protocollo di intesa con il Viminale che, tra le varie cose, prevedeva la possibilità da parte delle forze dell’ordine italiane di accedere all’interno delle imbarcazioni e predisporre accertamenti.

Dai vertici della Ong, tuttavia, traspare sicurezza “La Juventa non è stata confiscata, l'equipaggio non è stato arrestato. Quello che è successo è una procedura standard. Aspettiamo altre informazioni".

L'imbarcazione viaggiava con un equipaggio di 16 membri. "Siamo stati interrogati, ci sono state poste delle domande sia sull'ultima missione che sulle precedenti ma siamo stati informati che l'indagine è nei confronti di ignoti. Durante un interrogatorio siamo stati informati dell'intenzione di perquisire la nave e abbiamo chiesto di nominare un avvocato", dice Tommaso Gandini, attivista della campagna #overthefortress lanciata dai membri del progetto Melting Pot (che si occupa di narrare le migrazioni), che si trovava a bordo della Iuventa.

Sull’imbarcazione, al momento del fermo, erano presenti anche due rifugiati siriani che sono stati scortati al centro di prima accoglienza di Lampedusa.

Il procuratore Cartosio ha convocato una conferenza stampa per le 17.30 (in queste ore, ndr) per fornire i dettagli dell'operazione: vedremo se si tratterà di un controllo di routine destinato a concludersi a tarallucci e vino, o qualcosa di più grande, magari che dia avvio a un cambio di rotta nella gestione dei salvataggi dei migranti e del mondo delle Ong.

 

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Articolo pubblicato il 02/08/2017