Ormai nel Pd è Renzi contro tutti.

“Civico20” ospita un articolo di Carlo Mascio.

Che la partita tutta interna al Pd, della serie “Renziani vs Resto del Partito”, non si fosse conclusa con l’uscita dei bersaniani e la nascita di Mdp, lo si era capito da tempo. Ora però lo scontro interno si fa sempre più palese.

Il botta e risposta tra Minniti e Delrio sulla questione relativa alle navi che, in base al nuovo codice, possono portare migranti nei porti italiani, ne è un esempio. Non l’unico però. C’è un altro scontro che, a fari spenti, da tempo si sta facendo largo.

Tutto (almeno all’esterno) sembra essere partito dalle dichiarazioni del renzianissimo Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, che la scorsa settimana ha detto a chiare lettere che con l’ok alla legge di bilancio in autunno “la legislatura è finita”. Che in fin dei conti è il pensiero di Renzi. Così facendo, lo scioglimento delle Camere avverrebbe con ogni probabilità per dicembre.

In questo modo, però,  potrebbero mancare i tempi tecnici per l’approvazione della legge elettorale oppure di un eventuale decreto per armonizzare i sistemi elettorali di Camera e Senato. E la cosa non è certo gradita al Colle che da tempo spinge in questa direzione.

Direzione seguita anche da Luigi Zanda, capogruppo Pd al Senato e considerato vicino a Franceschini (altro malpancista piddino)che ha subito provato a stoppare Rosato (e dunque Renzi) dicendo che ci sono ancora molte cose da fare, come ad esempio la legge elettorale e lo ius soli. Quindi per la fine della legislatura se ne parla “tra febbraio e marzo”. 

Ma questa prospettiva non piace proprio per niente a Renzi. A maggior ragione ora che Berlusconi sembra spingere con forza per introdurre il premio di coalizione nella prossima legge elettorale. Cosa saggia, per la verità, perché ad oggi sembra essere l’unica strada per garantire un governo in grado di governare e dunque garantire maggiore stabilità al Paese.

Ma Renzi, come abbiamo già detto altre volte, di coalizioni proprio non ne vuole sentir parlare. Tuttavia allo stesso tempo teme che in Parlamento Berlusconi trovi sponde anche all’interno del Pd e alla fine riesca a portare a casa una nuova legge che premi le coalizioni. Ecco perché spinge per votare il prima possibile. Ed ecco perché lo scontro all’interno del Pd tra renziani e chi come Franceschini preme per “non chiudersi” e, dunque, per cercare alleati è ormai aperto.

Anche perché ormai tutti hanno capito il giochino renziano: provare a fare fuori tutti coloro che non si “allineano” per trasformare definitivamente il Pd nel PdR, ovvero nel Partito di Renzi (non a caso le tensioni per la composizione delle liste elettorali sono già alle stelle).

E non importa se il Pd perda consensi rischiando di diventare il terzo partito nazionale, così come non è importante per il segretario Dem se, in assenza di una legge elettorale che premi le coalizioni, la governabilità è a rischio.

A Renzi, avendo perso la possibilità, con il referendum costituzionale, di trasformare il Paese in una gigantesca regione rossa da lui gestita, ora come ora interessa solo monopolizzare il Pd per rimanere comunque una figura di riferimento nella scena politica italiana e provare a ritagliarsi un ruolo chiave in Parlamento per la formazione del nuovo governo.

Ecco perché l’allarme in casa Dem è tutt’altro che rientrato. Anzi, lo scontro è solo all’inizio. 

loccidentale.it

 

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Articolo pubblicato il 11/08/2017