"Serve un muslim ban anche in Italia". Intervista a Stefano Cassinelli presidente del neonato (Pai) Partito anti-islamizzazione.

“Basta gessetti colorati, di fronte a minacce eccezionali uno Stato che si rispetti ha il diritto e il dovere di mettere in campo soluzioni straordinarie, con l’obbligo di tutelare prima di tutto i propri cittadini”.

Dopo la recente escalation di attentati terroristici e l’allarme diffuso dall’analista di Site Rita Katz - secondo cui Roma è nel mirino degli jihadisti - il Partito anti-islamizzazione (Pai) invoca il “diritto alla difesa preventiva”.

Si tratta di una proposta radicale che sembra ricalcare il controverso “Muslim Ban” del presidente statunitense Donald Trump. Per capire meglio di cosa si tratta abbiamo intervistato Stefano Cassinelli, giornalista e presidente del neonato movimento che sostiene “l’inconciliabilità tra la società civile, fondata sulle libertà individuali e sulla laicità, e la Sharia”.

“Situazioni straordinarie richiedono soluzioni straordinarie”. Ci spiega cosa propone il Pai per disinnescare la miccia terroristica?

“Il Ministero degli Esteri, così come stila la lista degli stati considerati pericolosi per avvisare chi viaggia per turismo e lavoro, deve fare una ‘lista nera’ degli stati islamici ad alto rischio fondamentalismo e radicalizzazione e vietare gli arrivi in Italia di cittadini provenienti da quei paesi. L’alternativa è quella di trovarsi quartieri dove lo Stato non esiste più e comanda la legge coranica.”

Si riferisce agli arrivi irregolari?

“Non solo, il problema riguarda anche quelli regolari ed è prettamente burocratico: i visti vengono dati con troppa leggerezza. Gli accessi nel nostro Paese devono esser garantiti da controlli esaustivi e severi. E se c’è il minimo dubbio non c’è nessun dubbio: un islamico proveniente da paesi ad alto rischio non può entrare in Italia o, se è già qui, deve essere espulso.”

Quali i criteri di selezione?

“Il criterio di selezione è uno solo: la tua presenza in Italia mette potenzialmente a rischio l’incolumità dei cittadini onesti e pacifici? Se la risposta è sì non entri in Italia.”

Il saudita Abdel Rahman al Rashed sosteneva che “non tutti i musulmani sono terroristi ma tutti i terroristi sono musulmani”…

“E noi aggiungiamo che non crediamo nemmeno negli islamici moderati. Si ricorda di Salah Abdeslam, l’attentatore di Parigi fuggito in Belgio? Già da latitante andava a fare la spesa indisturbato nel quartiere musulmano dove aveva trovato riparo senza che nessuno lo denunciasse.”

Quindi porte chiuse ai musulmani?

“Se provengono da stati a rischio sì.”

La sua proposta ricorda molto il “Muslim Ban” di Trump. Le accuse di razzismo non la spaventano?

“Personalmente avendo un figlio nero perché adottato sono immune da questa accusa.”

In America però la misura ha incontrato delle resistenze fortissime e, alla fine, è naufragata…

“Trump ha fatto una cosa giusta, dopodiché la politica di Washington, che è simile a quella di Roma, è riuscita ad azzopparlo grazie all’appoggio di alcuni giudici federali.”

Pensa che in Italia le cose potrebbero andar meglio?

“Il timore è che chiudano la stalla dopo che sono scappati i buoi. Noi comunque abbiamo messo in campo questa proposta ed attendiamo di vedere quale risposta arriverà dal governo.”

Nel frattempo Gentiloni spinge sullo ius soli. Cosa ne pensa?

“Se dovesse passere lo ius soli avremmo la garanzia che il Pd non tornerebbe a governare questo Paese la prossima primavera. E comunque sarebbe destinato a durare non più di sei mesi perché un referendum o un nuovo governo lo cancellerebbero. La domanda ‘cosa ne pensa dello ius soli’ dovrebbe farla agli immigrati che sono venuti qui trent’anni fa, hanno lavorato, non hanno mai commesso reati, si sono integrati e sono diventati italiani. Hanno più diritto loro di dare un parere a riguardo che un premier non eletto.”

Elena Barlozzari – ilgiornale.it

 

 

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Articolo pubblicato il 22/08/2017