Settembre in bianco e nero - Parte 4

Tre film consigliati per voi dal vecchio cinema di ieri, ancora oggi più vivo e vero del cinema di oggi

Si conclude oggi questo settembre dedicato a una serie di grandi registi e alcuni dei loro film più belli destinati a restare nella storia.

Un piccolo percorso in quattro puntate dove abbiamo accennato a colossi che hanno riscritto e reinventato le regole del cinema che seguiamo anche oggi, da Alfred Hitchcock a Orson Welles fino ai nostri Fellini o Pasolini.

Registi a cui il vostro umile può solo accennare suggerendo, a chi li conosce meno o li ha dimenticati, un universo di film ben diversi da quelli di oggi, molto più inquadrati ed etichettati per essere venduti nel supermarket dell'Entertainment moderno.

Storie che, vuoi anche per l'assenza di effetti speciali all'avanguardia in CGI, dovevano per forza puntare più sui personaggi, sui dialoghi, sul taglio artistico dell'illuminazione e la fotografia così come su "invenzioni" di regia nel montaggio o nelle inquadrature.

Il cinema di oggi riesce a volte, per carità, a stare al passo coi grandi classici; punto di partenza per ogni regista di talento che poi può procedere in qualsiasi direzione preferisca, dagli action muscolari all'horror o ancora le commedie e i thriller al cardiopalma.

Ma la qualità della maggior parte del cinema cosiddetto "d'intrattenimento" è drammaticamente colata a picco, schiacciata dalla massa commerciale del marketing virale dei vari "Transformers" o "Fast & Furious", dove siamo a livello di sceneggiatura al livello dei "Peppa Pig" per l'infanzia.

Confezioni colorate colme di esplosioni, slow-motion e improbabili sequenze action dove la fatica più grossa la fanno sempre i tecnici della computer grafica in post-produzione.

Ma lasciamoci alle spalle la tristezza per i blockbuster moderni rituffandoci in 3 grandi classici di un tempo, davvero 3 film indelebili diretti da tre maestri del cinema amati e invidiati da tutti.


UN EROE DEI NOSTRI TEMPI (1955 - Mario Monicelli)
Ad oggi forse uno dei film più dimenticati dello scomparso Monicelli, dei quali si ricorda meglio i mitici "Amici miei" o "L'armata Brancaleone", capisaldi della commedia e del cinema italiano.

Interpretato dal grande Alberto Sordi, qui nei panni dell' "ignavo cronico" per eccellenza; ovvero un individuo che non si schiera mai e non prende mai posizione in nessuna situazione della vita o del lavoro.

Per grande ironia della sorte (o degli sceneggiatori, lo stesso Monicelli assieme a Rodolfo Sonego) sarà proprio questo suo desiderio di voler restare fuori dai conflitti a inguaiarlo sempre più profondamente.

Cosi per questa sua ritrosia al confronto si ritrova a non farsi avanti con una bella vedova e una giovane ragazza che richiamano le sue attenzioni, una ritenuta troppo pericolosa e l'altra ancora troppo giovane; finchè il treno passato non è troppo lontano per queste occasioni perdute affrontate senza coraggio di volersi mettere in discussione.

Divertenti i vari tick nervosi di un Sordi "fifone" come non mai in questo film, quasi un predecessore di Fantozzi che sfortuna vuole è sempre colto nel fare la cosa sbagliata al momento sbagliato dai colleghi o il suo datore di lavoro o la stessa polizia che lo scambia infine addirittura come l'autore di un attentato.

Al solito ottimo il lavoro di Monicelli, indiscutibile alla regia così come nella realizzazione di una storia divertente e non stupida che vive delle solite associazioni e riflessioni "geopolitiche" del regista sull'Italia e gli italiani.

Un film che è un classico della nostra commedia all'italiana diretto da quello che è uno dei migliori maestri del genere della nostra storia cinematografica.


RAPINA A MANO ARMATA (1957 - Stanley Kubrick)
Uno dei primissimi film del geniale regista inglese (naturalizzato) che pone le basi per la maggior parte degli "heist movies" moderni, ovvero quei film con la banda che pianifica ed esegue il grande colpo.

Kubrick si diverte a mettere in scena una rapina ribaltando tutti i soliti luoghi comuni del genere e seguendo più i personaggi nel loro "fare quotidiano" che durante la vera realizzazione e pianificazione del crimine, specie visto che il piano è già pronto praticamente sin dall'inizio del film.

Una banda composta da caratteri diversi come un poliziotto corrotto, un commesso soggiogato dalla moglie avida e senza scrupoli, uno strozzino alcolizzato e un barista preoccupato per la salute della moglie.

Tutti uomini lontani dal crimine organizzato, reclutati da un ex-galeotto che vuole fare il colpo gobbo a un grande ippodromo, ignaro del fatto che la moglie del commesso intende poi derubarli a sua volta.

Originale come concept oltre che tecnicamente montato in un modo geniale, con flashback dentro e fuori dalle scene a futura memoria e uso di Quentin Tarantino nei suoi "Le Iene" e "Pulp Fiction"; oltre che poi la solita indiscussa cura maniacale di Kubrick per ogni singolo dettaglio nella composizione fotografica di ogni maledetta inquadratura.

Un film che darà poi lo slancio alla carriera del grande regista che da qui in poi sfornerà letteralmente un capolavoro dopo l'altro come i vari "Orizzonti di gloria", "Spartacus", "Il dottor Stranamore" e così via fino al suo ultimo "Eyes Wide Shut" rimasto orfano del regista alla sua tragica morte nel 1999; film che fu po completato dal collega e amico Steven Spielberg.


BANDE À PART (1964 - Jean-Luc Godard)
Uno dei film manifesto della Nouvelle Vague, nonchè forse il film più famoso del regista francese; anche perchè ampiamente pubblicizzato da Quentin Tarantino che lo omaggiò appunto fondando la casa di produzione "A Band Apart".

Un Godard che stranamente non apprezzò affatto spendendo anche parole non bellissime sul regista americano, definito "un poveretto" e affermando che avrebbe preferito un pò di soldi ai complimenti con cui Tarantino ha idolatrato questo suo film.

Una storia semplice e quasi comica, con due giovani sbandati che conoscono per caso una giovane ragazza, la quale incautamente dice loro di aver visto un bel mucchio di denaro nella villa dove lavora come cameriera.

Malloppo che ovviamente farà gola ai due giovani farabutti che coinvolgeranno anche la donzella nel tentativo di rubarli, tentativo dove ovviamente ogni cosa che può andare storta andrà storta finendo addirittura nello sfociare in tragedia.

Una gran regia che ci regala una Parigi fredda e cinica come non s'era mai vista, passeggiando lungo la Senna nelle strade avvolte dalla nebbia; giocando sull'innocente romanticismo della ragazza e la spietata determinazione dei due rapinatori, appassionati occasionali di film di serie B.

Un mattone fondamentale del cinema francese ed europeo, fautore del grande cambiamento di forma e sostanza che stava vivendo il cinema in quel periodo, assieme ad altri grandi registi di quel movimento come Truffaut o Chabrol e i loro film meravigliosi, mai dimenticati e sempre consigliati da chiunque ami la storia e le opere migliori della settima arte.

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Articolo pubblicato il 28/09/2017