1° settembre 1838: Gregorio XVI approva il culto del Beato Bonifacio di Savoia

Nato nel 1207, figlio di Tommaso I di Savoia, monaco certosino e arcivescovo di Canterbury, dopo la morte nel 1270, è sepolto nell’abbazia di Hautecombe

Facciamo ancora ricorso al libro “Le ore povere e ricche del Piemonte”, edito a Torino dal Lions Club Torino Castello, nel 1982, per ricordare un personaggio di Casa Savoia, Bonifacio, figlio di Tommaso I di Savoia (Sainte-Hélène-du-Lac, Savoia, 1207 - 4 luglio 1270), monaco certosino e arcivescovo di Canterbury, sepolto nell’abbazia di Hautecombe. Papa Gregorio XVI, il 1° settembre 1838, durante il regno di Carlo Alberto, ne approva il culto per l’Ordine dei Certosini e per la diocesi di Chambéry.


Del Beato Bonifacio di Savoia si trovano in rete molte documentate biografie, in particolare quella di Antonio Borrelli nel qualificato sito “Santi e Beati”.


In questa sede, ci piace riportare quella scritta nel libro prima citato da l.m.s. (Luigi Michelini di San Martino) che si lascia apprezzare per la capacità di sintesi e per la vis polemica che caratterizza il giudizio complessivo sul personaggio.


Scrive Luigi Michelini di San Martino: (…)


«La sua vita [del Beato Bonifacio di Savoia] si presterebbe a meraviglia per essere citata ad esempio in una predica edificante, ma si presterebbe non meno bene come tela di fondo per un romanzo di avventure.


Nel 1241 il santo savoiardo è ben lontano dalle sue terre, avendolo chiamato presso di sé il re inglese Enrico III che lo voleva arcivescovo di Canterbury.


In questa sede però non è gradito a tutti gli ecclesiastici che vedono in lui uno straniero e che, in special modo, gli rimproverano di essere pronto a impugnare la spada quando il pastorale non basta a farsi obbedire.


Confermato primate d’Inghilterra dal Papa Innocenzo IV, non perciò Bonifacio può adagiarsi nella vita tranquilla che spesso va di conserva con l’ascesa ad una cattedra vescovile».


Dopo aver così tratteggiato il personaggio, Michelini di San Martino conclude, come si è detto, in tono critico nei confronti degli storici anglosassoni:


«Prosegue e persegue con tenacia un’azione moralizzatrice che lo rese, da allora, tanto ingiustamente impopolare e che, ancora oggi, gli storici anglosassoni non sembrano avergli perdonato.


In ciò essi hanno certamente torto, se non altro perché il savoiardo ebbe il merito di esigere sempre fedeltà alla Magna Charta e di esigerla anche dal Re».


Mettiamo termine a questa nostra rievocazione con l’augurio che il prossimo 4 luglio, giorno di ricorrenza del Beato Bonifacio, magari leggendo il suo nome su qualche calendario che riporta i Santi piemontesi, qualcuno possa rivolgergli un pensiero più consapevole e quasi cordiale.


Le ore povere e ricche del Piemonte, Lions Club Torino Castello, Torino, 1982.

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Articolo pubblicato il 01/09/2017