Alice Weidel: bionda, lesbica e contro gli immigrati. La leader anti-Merkel che può cambiare l'Europa.

Giacca blu strettissima su camicia bianca, pantalone beige corto alla caviglia, occhiali d’ordinanza e un grande sorriso.Così si è presentata Alice Weidel all’incontro con la stampa estera a Berlino. Un sorriso molto allenato, quello della 38enne che, affiancata dal 76enne Alexander Gauland, guida la corsa elettorale di Alternative für Deutschland, il partito euroscettico e xenofobo fondato nel 2013 da un economista di Amburgo.

La strana coppia - lei è giovane e quasi digiuna di politica, lui vecchio volpone ex-Cdu, piuttosto avanti con gli anni rispetto alla media di politici tedeschi - rappresenta proprio le due anima dell’Afd. Gauland è la mente xenofoba del partito, ed è stato accusato proprio in queste ore di aver usato un linguaggio apertamente razzista nei confronti della ministra federale per l’integrazione che ha origini turche. Weidel incarna invece la critica radicale alla moneta unica, dalla quale la Germania dovrebbe sganciarsi al più presto.

Anche il curriculum della giovane candidata è tutto numeri: laurea e dottorato in economia aziendale all’Università di Bayeruth, incarichi di prestigio a Goldman Sachs ed Allianz. E di economia ha parlato Wendel, chiedendo che la cancelliera Merkel risponda in tribunale «di tutte le violazioni dei Trattati europei», commesse negli ultimi anni con il salvataggio dell’euro. Gli interessi sotto zero e la monetarizzazione del debito portata avanti dalla Bce sono altri due nemici giurati della Weidel e dell’Afd.

Il partito però ha silenziato la campagna contro l’euro: il vero obiettivo da abbattere è la politica di accoglienza dettata dalla cancelleria «che nel giro di pochi mesi ha portato in Germania 1,4 milioni di rifugiati».

Weidel ha imparato bene la lezione e tuona contro la cancelliera colpevole di aver abbattuto le frontiere provocando «un drammatico deterioramento della sicurezza interna». Poi ricorda come l’attentatore jihadista di Berlino avesse «13 identità e 13 numeri di assistenza sociale diversa: un fallimento totale delle istituzioni».

Le domande dei giornalisti in conferenza stampa hanno riguardato anche i manifesti con cui Afd ha tappezzato le strade: uno dice che il partito sostiene la famiglia tradizionale ma Weidel, che condivide la sua vita privata con una donna svizzera originaria di Ceylon, non batte ciglio: «A scuola i bambini devono studiare tedesco, matematica e scienze», afferma, spiegando che la teoria gender e il vocabolario lgbt non sono adatti per le mura scolastiche, ma per quelle di casa.

Quindi riprende a parlare dell’emergenza profughi: «Vogliamo una legge sull’immigrazione sul modello di quella canadese o australiana», che permetta cioè di selezionare chi entra nel Paese sulla base delle competenze, commisurate alle necessità del mondo del lavoro tedesco.

La Weidel respinge anche le presunte ragioni umanitarie che avrebbero spinto la Merkel ad accogliere tanti profughi mediorientali: «Solo lo 0,5% di loro ha avuto il riconoscimento dello status di rifugiato».

Ma la questione immigrazione non si risolve con così poco. A più riprese la giovane donna punta il dito contro l’Islam: «Noi rifiutiamo l’islamizzazione della Germania e respingiamo i finanziamenti che dall’estero alimentano i circoli jihadisti e le moschee in Germania». Weidel ammette l’Islam come l’omosessuali-tà: massima separazione con lo Stato e concessione del velo solo dentro le mura domestiche.

Daniel Mosseri - liberoquotidiano.it


 

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Articolo pubblicato il 31/08/2017