Inchiesta esplosiva del Frankfurter Allgemeine Zeitung sulla Libia: Rapporti tra milizie islamiche, Isis e Italia.

La stampa tedesca con il suo principale quotidiano, il Frankfurter Allegemeine Zeitung, vuole vederci chiaro, sull'improvviso blocco degli africani in Libia che ora non partono più verso l'Italia e oggi la FAZ pubblica in prima pagina un vasto - quanto spaventoso - reportage.

"Il Sindaco di Sabratha, Odio Dhawadi, e' tra i non entusiasti dell'accordo raggiunto con i leader delle milizie della sua citta' per rallentare il flusso di migranti verso l'Italia: "Noi non accettiamo questo accordo, non ne faremo parte", ha annunciato. Secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) tra il 1° e il 30 agosto, solo 3.892 i migranti sono sbarcati in Italia dopo aver attraversato il Mediterraneo. Un anno fa erano 21.294. A determinare questo improvviso crollo degli sbarchi, sarebbe stato proprio un accordo raggiunto dall'Italia con le milizie che operano nelle regioni costiere della Libia occidentale".

L'articolo così inizia a spiegare che sta accadendo in Libia, cosa che invece disinteressa completamente la grande stampa italiana, che in tutta evidenza non vuole attenzione su una questione che metterebbe in estrema difficoltà il Pd.

"L'accordo pare funzionare - scrive ancora il Frankfurter Allgemaine Zeitung - ma il fatto stesso che l'Italia vi sia dovuta ricorrere e' il sintomo di quanto essa stessa e l'Europa siano sotto pressione".

Il quotidiano tedesco sottolinea "la debolezza intrinseca del principale interlocutore dell'Italia e dell'Ue in Libia, il premier sostenuto dall'Onu Fayez al Sarraj, la cui autorita' e' minata da milizie, signori della guerra e soprattutto dal generale Khalifa Belgasim Haftar, capo dell'Esercito del governo rivale nella Libia orientale e interlocutore di Egitto, Russia e Francia".

"Le sue milizie dominano le strade, controllano importanti impianti petroliferi e le vie di trasporto. Stringono accordi di comodo, ora con l'uno ora con l'altro. L'economia del paese e' ferma al palo, soffocata dal proliferare del mercato nero e del contrabbando. Quest'ultimo a Sabratha e' dominato da Ahmed Dabashi, detto Ammu, i cui uomini sono a guardia delle istallazioni petrolifere e di gas ad ovest di Sabratha, progetto congiunto quest'ultimo della compagnia petrolifera del Governo libico e della societa' italiana Eni".

In sostanza il Frankfurter Allegemeine Zeitung sta accusando l'Eni di utilizzare milizie paramilitari di Haftar per il controllo degli impianti petroliferi in Libia.

"La famiglia Dabashi  - continua la FAZ - e' in contatto con l'Onu e con i leader dello Stato islamico. Ammu controlla anche la "Brigata 48", coinvolta nel traffico di merci, armi e persone. Entrambe le milizie sono formalmente leali al governo di Tripoli. In molti luoghi della Libia le milizie, le agenzie statali e le bande criminali sono intrecciate fra di loro, come ad esempio a Zawiya, nella Libia occidentale, dove il capo della Guardia costiera, secondo le Nazioni Unite, ha guadagnato dal commercio di contrabbando".

"Il traffico di esseri umani e' un business fra i tanti. In un contesto cosi' complicato e volatile - avverte il Frankfurter Allgemeine Zeitung -  il drastico calo degli sbarchi potrebbe rappresentare solamente un sollievo temporaneo. Secondo un giovane impiegato libico "il numero in drastico calo di arrivi in Europa e' ingannevole, perche' sempre piu' persone entrano nel paese dai confini meridionali e premeranno verso le citta' costiere".

"Nel 2015 persone come Dabashi videro nel traffico di esseri umani una opportunita' e la colsero", afferma Mohammed Eljarh, dell'Atlantic Council. "Se l'Italia vuole raggiungere la stabilita' in Libia non e' saggio alimentare la competizione fra le bande", avverte. Recentemente Dhawadi ha sollecitato l'Italia a puntare progetti di sviluppo da cui potrebbero trarre beneficio soprattutto i giovani, ma il governo di Roma, sotto la pressione dell'emergenza, ha optato - secondo il quotidiano tedesco - per opzioni a breve termine". 

In pratica, a breve le orde africane potrebbero riprendere l'invasione dell'Italia

 

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Articolo pubblicato il 08/09/2017