Il vecchio che avanza

Nazionalismi e guerra fredda: il mondo rischia di tornare indietro

Con l’America di Omaba e la riunificazione europea il mondo aveva iniziato a proiettarsi verso un futuro fatto di tolleranza, maggiore democrazia e libertà.

L’apertura del penultimo Presidente degli USA verso Cuba e internamente verso le classi meno abbienti con l’Obama Care, sostanzialmente quel sistema pensionistico e assistenziale che per noi Italiani è assodato ma che negli Stati Uniti in cui bisogna avere la carta di credito per farsi curare non è mai stato preso in esame, avevano reso l’America un paese ancora più moderno.

Nell’Europa dei nazionalismi e delle due guerre mondiali, la caduta del muro di Berlino e la nascita dell’Unione Europea hanno rappresentato una svolta pesante nella storia del vecchio continente che si apprestava a divenire un punto di riferimento a livello internazionale per democrazia, libertà, opportunità, rispetto delle minoranze, …

Si aggiunga che, con la fine di quell’assurda guerra fredda che per anni aveva visto odiarsi USA e URSS il mondo pareva indirizzarsi verso un’epoca che, se si considerano anche la crescita dei paesi meno sviluppati del Brics e la morte di alcuni dittatori come Gheddafi e Saddam Husein, avrebbe visto nella globalizzazione (da intendersi soprattutto nella sua accezione più benevola di scambi e cooperazione) una maggiore coesione internazionale e una diminuzione del divario tra ricchi e poveri.

Negli ultimi tempi, però, le cose rischiano di andare diversamente, poiché, si sa, l’esperienza non sempre insegna.

Gli USA hanno visto arrivare alla loro Presidenza un Trump a cui frega molto poco dell’assistenza voluta da Obama, a cui importa ancora meno degli accordi internazionali sul clima e a cui non interessa affatto che gli immigrati sudamericani continuino ad arrivare nel Nord America tanto da impegnarsi a realizzare un muro per arrestare l’ondata di arrivi.

In Oriente, dove durante questi ultimi decenni i rapporti con gli USA da parte di Russia e Cina si erano mitigati, ci ha pensato il dittatore Nordcoreano Kim a minacciare il mondo con test nucleari riaprendo la triste possibilità di una nuova guerra fredda con gli USA.

Per quanto riguarda l’Europa, i nazionalismi che stanno nascendo a fronte dei continui flussi di immigrati dal Nord Africa da un lato e l’aumento della forbice sociale tra classi ricche e meno abbienti dall’altro stanno minando tutto ciò per cui si è lavorato negli ultimi trent’anni.

Molti si saranno domandanti cosa sarebbe stato dell’Europa se solo non ci fosse stato Hitler a rovinarla, dimenticando che spesso non sono solo alcuni personaggi a rovinare i popoli ma che sono i popoli stessi a rovinarsi creando inevitabilmente certi personaggi che comunque sarebbero sorti in particolari condizioni sociali.

L’Europa di oggi poco alla volta sta creando e dando voce a partiti nazionalistici che producono fratture sia verso i paesi da cui arrivano gli immigrati sia al proprio interno (si pensi alla Brexit).

L’Asia ha prodotto il nuovo folle da guerra fredda del millennio verso cui, questa volta, tutto il mondo deve e può trovare delle soluzioni condivise.

L’America ha al suo comando il capopopolo archetipo del peggiore gringo da film western in cui i malconci e ubriaconi messicani non contavano nulla e tanto meno gli aborigeni pellerossa e che, invece di cercare soluzioni diplomatiche alla questione nordcoreana, si spera non faccia come il personaggio del Dottor Stranamore di Kubrick che si lancia contro il suolo nemico a cavallo di un missile gridando come un cow-boy drogato di narcisismo americano.


 
 

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Articolo pubblicato il 14/09/2017