Elezioni in Germania ancora una volta vince la Merkel.

Anche grazie al crollo di Schulz.

Alle 18,30 l’ammissione della sconfitta da parte di Schultz:” non siamo riusciti a far passare il nostro messaggio politico, ma continueremo  secondo i nostri ideali a lottare per i diritti delle donne , dei pensionati le lotte per il lavoro; ovviamente la Grosse Koaltion non ha più ragione d’essere e quindi noi saremo all’opposizione.”

Angela Merkel ha vinto per la quarta volta: la  presidente dell’Unione cristiano democratica e attuale capo di governo della Germania è per tutti, più che l’immagine di un’ideologia, quella di una politica di buon senso.  Una guida capace di gestire le crisi e di prendere lucidamente delle decisioni a seconda delle necessità del momento. Come quella , da ministro dell’Ambiente , di uscire dal nucleare, o, da cancelliera  di acconsentire al salvataggio della Grecia, o di accogliere centinaia di migliaia di rifugiati in coda alla frontiera.

I tedeschi si fidano di lei, e così l’Europa. Per questo Angela Merkel ha vinto, ma dietro una grande donna, in questo caso, ce ne sono altre due.

Beate Baumann, la sua capo di gabinetto, per alcuni “l’eminenza grigia,”  la affianca dal 1990, come consulente e come amica, e ancora oggi è la donna con cui Angela condivide rischi, dubbi e scelte. Eva Christiansen, responsabile della comunicazione, è la persona che la guida nelle analisi e nelle strategie mediatiche, anche lei ombra fedele della cancelliera. Insieme, le due chiudono il più stretto e longevo cerchio della fiducia della leader. Insieme, con questa rielezione, probabilmente continueranno con lei a decidere la politica tedesca.

La Merkel , con le sue collaboratrici rappresenta una nuova generazione di donne leader tedesche, che non troviamo solo nella Cdu ( il partito di Angela), ma in tutti gli altri dall’Spd sino ai verdi.

Da queste elezioni emerge il fallimento di Schulz e della vecchia politica del partito  che non ha saputo rinnovarsi, ma anche anche la lontananza del suo leader per cinque anni al Parlamento Europeo.

Martin ha lasciato il seggio al Parlamento europeo, di cui è stato presidente per cinque anni, per diventare il nuovo cancelliere, ma la corsa, iniziata con le migliori intenzioni e forse anche una preparazione non idonea, sembra averlo già lasciato senza fiato. Martin Schulz, oltre vent’anni spesi tra Strasburgo e Bruxelles,  ha consegnato all’Spd uno dei peggiori risultati della storia recente. Per alcuni a giocargli contro è stato l’eccesso di aspettative, per altri il suo passato da burocrate europeo lontano dai problemi nazionali.

Ma ad allontanarlo dagli elettori c’è anche il partito che rappresenta. Un partito stanco, trascinato fiaccamente. Soprattutto, un partito che si è auto-ridimensionato partecipando alla Grosse Koalition con la CDU: difficile, oggi, trovare argomenti con cui attaccare la Cdu, con cui criticare le politiche che ha contribuito ad attuare.

Ma anche per la Merkel si profilano giorni molto difficili, sarà veramente duro creare una coalizione  seria  e collaborativa, il rischio è l’ingovernabilità.

Chiusi i seggi alle 18, alle 20 le proiezioni davano alla CDU (Merkel) il 34,9% dei voti per 220 seggi, all’SPD  (Schulz) il 21,7% dei voti per 137 seggi, all’AfD ( Jorg Menthen) il 13,8% per 87 seggi.

Del tutto inaspettato l’ottimo risultato dell’estrema destra di Menthen,  il cui partito per la prima volta entra nel Bundestag ( il Parlamento tedesco) come terzo partito.

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Articolo pubblicato il 25/09/2017