L’alterazione di coscienza a volte non è sinonimo di malattia ma rappresenta il preludio del risveglio dell’anima-spirito.

Viviamo in un mondo composto da persone cosiddette “normali”, ma haimé morte nella loro coscienza!

Molti individui su tutto il globo sono classificati al giorno d’oggi affetti da malattie psichiche. E’uno dei problemi di massa attuali e molto complesso da affrontare.

Ma se è vero che certuni appartenenti a questa categoria sono effettivamente affetti da stati patologici e cronici, quindi difficili da gestire, altri, forse la maggioranza, sono soltanto vittime dello stato complesso di una società strutturata in modo tale che ogni voce della coscienza deve essere spenta.

Spieghiamoci meglio. In una struttura umana dove tutto è messo in gioco per rendere i suoi appartenenti dei semplici meccanismi atti e preposti solo alla produzione-consumo di beni materiali, alla lunga questa situazione crea delle fratture psichiche negli stessi elementi che compongono tale società.

Se la vita di un essere umano è costantemente indirizzata verso cose superflue create solo per soddisfare e rendere infiniti i bisogni del corpo, questa situazione non può far altro che creare degli scompensi nell’essere umano. Infatti, è generalmente accettato come assioma dalla élite che governa le nazioni, che l’uomo sia essenzialmente solo il corpo, un meccanismo biologico cioè composto da carne ed ossa che deve vivere la sua esistenza il più lungo possibile.

L’essere umano però possiede una coscienza, un’anima, dei sentimenti inconsci ed una aspirazione innata verso la perfezione. Queste cose non sono corporali ed entrano in quella sfera che potremmo definire “psichica”.

Negare a priori queste caratteristiche come non necessarie, così come fa la società moderna, ed incentrare tutta l’attenzione solo sulla statura corporale, non può che creare tensioni nell’uomo stesso, complesso sistema che la scienza antica a ragione definiva essere un microcosmo.

Molti individui diventano così dei depressi, degli ansiosi, dei paranoici e così via. A mio avviso questo denota in certi casi, non una anomalia psichica da curare, ma una dimostrazione che tali persone sono ancora “vive” e che quindi il tentativo di robotizzare gli esseri attualmente in atto, in loro non è pienamente riuscito.

Una forma di depressione nasce infatti dal fatto che la coscienza si sente inutile in questo mondo, quindi incomincia a non più agire secondo i dettami consueti. Trova la vita corrente inutile da vivere, senza senso e quindi anche il semplice lavarsi diventa un qualcosa privo di valore e faticoso da fare. Questo senso depressivo in alcuni casi rivela la voce profonda dell’anima che si sente  prigioniera di una società che non gli permette più di esprimersi, e dato che l’anima stessa è sepolta sotto strati immensi di futilità, non può che creare un disagio psichico che i dottori della scienza ufficiale tentano di rinquadrare in schemi comportamentali giudicati sani, secondo dei parametri esclusivamente materialistici.

Uno psicologo dovrebbe essere un dottore dell’anima, ma haimé nella maggior parte dei casi, psicologi e psichiatri non hanno accesso agli stati originali animici, poiché cercano solo di ottimizzare il rapporto tra io conscio ed inconscio, per stabilire un’armonia sconnessa nell’essere.

Un vero dottore dell’anima dovrebbe essere un uomo dal completo risveglio spirituale, cosciente cioè che l’uomo possiede in latenza una parte divina, e non è solo un io dalle molteplici facce. Fortunatamente in ambito psichiatrico, molti specialisti si stanno avvicinando alle antiche dottrine sapienziali e ai moderni sistemi di indagine esoterica: questo è un buon segno, che indica che molti si stiano rendendo conto che la coscienza umana non si esaurisce nel   campo del corpo, dell’io e dell’inconscio.

Cosicché anche stati ansiosi, di paranoia o addirittura di schizofrenia, possono in realtà indicare un disagio interiore profondo, dovuto ad un parziale risveglio dell’anima-spirito latente. Questi stati risultano essere una anomalia, ma non in senso clinico! La soluzione a tale situazione è quella della presa di coscienza obiettiva dello stato attuale della società umana, cosa che può portare lentamente ad un distacco interiore sufficiente verso le cose futili e passeggere, seguito da una rinascita concreta della statura spirituale umana.

Rispettiamo quindi totalmente e simpatizziamo con tutti coloro che ufficialmente sono considerati dalla scienza ufficiale degli squilibrati, ma che per mancanza di informazioni giuste, esatte e concrete, non sanno di essere  degli individui in cui parla ancora la voce dell’anima in un mondo composto da persone cosiddette “normali”, ma haimé morte nella loro coscienza!

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Articolo pubblicato il 17/10/2017