Festival 2018: #sanremočadesso

La domanda sorge spontanea: “cui prodest”, a chi giova?

Dopo mesi di illazioni, fanta-nomination, nomi sparati a casaccio, una “crociata” combattuta dal sottoscritto insieme ad altri autorevoli colleghi al grido di #aridatecepippobaudo, la montagna partorisce il classico topolino: Claudio Baglioni nominato Direttore Artistico, nonché conduttore della sessantottesima edizione del Festiva di Sanremo.

Claudio Baglioni?

Il primo commento che mi sovviene è #stendiamounvelopietoso.

Cosa abbiamo fatto di male, o per meglio dire, cosa ha spinto gli organizzatori a dare le chiavi del Teatro Ariston al cantautore romano?

Chissà.

Cantautore romano che, detto per inciso, non ha mai partecipato al Festival inteso come “gara”, ma, bontà sua, si è esibito a Sanremo soltanto una volta, il 19 febbraio 2014, in occasione della 64° edizione, in qualità di “super-ospite”.

Cantautore romano che, detto chiaro e tondo, vivacchia sugli allori dal 1990, anno della pubblicazione di “Oltre”, il disco di “Mille giorni di te e di me” per intenderci, tra un “greatest-hits” e un “live” messi in piazza da sapienti esperti di marketing: alzi la mano chi si ricorda, senza consultare Wikipedia, il titolo dell’ultimo disco o meglio ancora, il titolo di una canzone tratta dal medesimo.

Cantarne il ritornello a memoria è pura utopia.

Cantautore romano che, statistiche alla mano, è sempre stato molto lento e meticoloso, quasi maniacale, nella pubblicazione dei propri album: per carità, questo può essere considerato un pregio e un segnale di rispetto verso il pubblico, cioè dare alle stampe un qualcosa di cui si è soddisfatti innanzitutto in prima persona, fregandosene altamente delle pressioni di case discografiche, manager, eccetera; ma i proverbiali tempi da lumaca del buon Claudio, rischiano di stridere profondamente con il calendario e l’agenda festivaliera, che, giorno dopo giorno, o se preferite, “strada facendo”, si fanno sempre più stretti.

Cantautore romano che è sempre stato molto schivo, al limite della timidezza, giustamente geloso della propria privacy, lontano dal gossip e dai paparazzi: riuscirà il nostro a superare il vecchio soprannome di “agonia” e a calarsi nei panni del “presentatore” classico e sorridente, ma con il rischio concreto di rovinare il prezioso lavoro di lifting facciale?

Il paragone con Gianni Morandi (conduttore e Direttore Artistico delle edizioni 2010-2011, ndr), per altro molto più “artista a tutto tondo” rispetto al collega capitano coraggioso, è dietro l’angolo.

Tutto ciò premesso, ora rimane da vedere quale indirizzo musicale darà alla kermesse sanremese il nuovo Direttore Artistico, ovvero: sarà un proseguimento in stile “talent & qualent” di contiana memoria, oppure un ritorno alla tradizione nazional-popolare tipicamente baudiana?

Oppure ancora, vivremo per la prima volta “quell’attimo eterno che non c’è”?

A tale proposito, vi propongo il parere dell’amico e collega Ilario Luisetto, Direttore di “Recensiamo Musica”: “L'arrivo di Baglioni alla direzione artistica del prossimo Festival di Sanremo rappresenta, a mio modo di vedere, un'arma a doppio taglio: non potrà che essere un bene per chi dal Festival si aspetta ancora una gara tra canzoni in grado di rappresentare, con un peso specifico qualitativamente perlomeno dignitoso, la musica italiana popolare dei nostri tempi. Baglioni da musicista dovrebbe saper ri-dare, finalmente, alla musica il ruolo di primo piano nella manifestazione guardando esclusivamente ad essa come ispirazione e fine delle sue scelte. Ma, contemporaneamente, la sua presenza implica un giudizio non dei più positivi: un artista tuttora in piena attività discografica sarà davvero capace di essere trasparente e svincolato nelle importanti decisioni dei prossimi mesi? Davvero potrà dirsi libero anche da semplicissime e banalissime pressioni (che da sempre si fanno sul direttore artistico di Sanremo) da parte delle etichette discografiche o delle agenzie di comunicazione o di organizzazione di eventi, dando per assodato che egli stesso ne è attualmente parte e, in una certa misura, dipendente? A tutto ciò si lega, naturalmente, il nodo, non ancora realmente chiarito, riguardante la conduzione: Baglioni nel suo curriculum ha davvero poche esperienze nel campo ed una co-conduzione di un varietà di 6 puntate nel 1997, che non costituisce, di certo, un precedente sufficiente, pur riconoscendo l'indiscussa qualità di quel primo, ed unico, esperimento televisivo. Da questo punto di vista, però, la Rai ha parlato di una "squadra" di cui Baglioni sarà il "capitano" per cui il tutto sarà valutabile soltanto quando saranno resi noti i volti delle altre pedine della scacchiera”.

Parole interessanti, indubbiamente, come lo sono quelle del caro Maurizio Lorys Scandurra, famoso press-agent e autorevole critico musicale, che si concentra soprattutto sulla gara canora: “Claudio Baglioni fa rima con qualità. Mi auguro che ciò coincida con il ritorno in gara di artisti, interpreti e soprattutto cantautori veri, per troppo tempo ingiustamente snobbati dalle precedenti edizioni. Questa è un'occasione irripetibile per riportare la musica degna di questo nome sul palco più importante d'Italia. Che cosa mi aspetto? Che con Baglioni, per una tanto, talent, youtuber, gente pseudo-alternativa, rap e hip hop, restino tutti ugualmente fuori dalla porta. Sanremo è cosa per grandi, non per ragazzini baciati da un successo immeritato e altrettanto fulmineo che lascia il tempo che trova”.

Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino, ne vedremo delle belle e “gira che ti rigira”, ci saranno tante cose di cui parlare e da commentare, delle quali saremo, come tutti gli anni, “attori e spettatori”, con la speranza di poter cantare in coro #alè-oò per festeggiare un Festival degno di tal nome.

Stay always tuned !!!

 

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Articolo pubblicato il 07/10/2017