Novembre da Re - Parte 4

3 film dalle opere di Stephen King incentrati sul personaggio romanziere

Se è vero che ogni artista in fondo non fa altro che parlare di sè stesso, allora lo fa ponendo maschere e metafore alle sue opere in una mascherata biografia, un pò come Freud sostiene che nei nostri sogni siamo in realtà tutti i protagonisti e anche gli incubi peggiori ci aiutano a sorpassare le nostre difficoltà e scaricare nel sonno lo stress delle nostre giornate.

Non a caso prendendo i romanzi di Stephen King i rimandi alla sua vita sono molteplici, dall'infanzia difficile all'assenza e/o conflitto della figura paterna; per non parlare poi (anzi parliamone visto che è l'argomento scelto per oggi) delle crisi esistenziali degli "scrittori" protagonisti di molti suoi romanzi.

Un passato di depressione, abuso di alcool e droga che ritorna ovviamente nelle sue pagine, mascherandosi dietro ai suoi personaggi e raccontandoci, in fondo, quella che non è altro che l'ennesima (meravigliosa) versione romanzata della sua vita.

Abbiamo quindi il padre alcoolista di Shining, scrittore in crisi di ispirazione; oppure il Johnny Marinville di "Desperation", altrettanto penna in crisi in viaggio spirituale che finisce prigioniero nella città omonima del libro; per non parlare poi dello stesso Stephen King in persona che finisce protagonista nelle pagine della sua saga "La torre nera", in un divertente cameo meta-letterario faccia a faccia con il suo celeberrimo pistolero.

Parliamo quindi oggi di 3 film con protagonisti degli scrittori che dovranno affrontare, ognuno a modo loro, terribili difficoltà e conseguenze per il mestiere e la vita che si sono scelti.


MISERY NON DEVE MORIRE (1991 - Rob Reiner)
Uno dei film più di successo e conosciuti di Stephen King, a cura dello stesso Rob Reiner che pochi anni prima aveva sfornato il meraviglioso "Stand by me" di cui vi abbiamo parlato nell'articolo precedente.

Riuscito thriller "da camera" tutto fondato sull'alchimia insana e disturbata tra i due protagonisti: il povero James Caan nel ruolo di uno scrittore di successo vittima di un terribile incidente d'auto, soccorso e accudito dalla sua "fan numero uno", ovvero l'inquietante Kathy Bates.

Un rapporto sempre più opprimente con l'uomo invalido sempre più prigioniero della follia sempre più senza controllo della donna, già di suo psicologicamente instabile e che perde il lume della ragione quando scopre che la sua amata protagonista "Misery" morirà nel suo nuovo e inedito romanzo.

Perfettamente incastonato nella storia l'elemento meta-narrativo dello scrittore e i suoi personaggi, da cui letteralmente dipende la vita del protagonista, indeciso se uccidere Misery e porre fine a una serie di romanzi che ritiene poca cosa, seppur di successo.

Un altro film "freddo" come l'inverno in cui e ambientato, così come per i due protagonisti assolutamente isolati nella neve e nel gelo; a ricordare in un certo senso il freddo e la neve di "La zona oscura", simile nella fotografia e la messa in scena a questo film.

Essenziale la regia pulita e senza troppi fronzoli estetici da parte di Reiner, che giustamente si fa da parte per lasciar parlare i suoi attori e la fantastica sceneggiatura che non ha un attimo di cedimento fino all'ultimo minuto della storia.

Uno dei film migliori per una storia "non sovrannaturale" di Stephen King, senza fantasmi, demoni o mostri assortiti; ma con una Kathy Bates che da sola basta e avanza a terrificare lo spettatore rimanendo a lungo nella memoria di chi non si è fatto sfuggire questo film.


LA METÀ OSCURA (1993 - George A. Romero)
Se King è considerato il "Re dell'horror" nell'ambito dei romanzi, lo stesso si può dire dell'ahinoi scomparso George Romero nel mondo del cinema; famoso soprattutto come inventore dello "zombie moderno" ma in realtà autore prolifico in tutta una serie di film differenti, come ad esempio questo "La metà oscura" ispirato all'omonimo romanzo pubblicato pochi anni prima.

Un film evidentemente "menomato" dalle traversie produttive, con la casa di produzione fallita e il progetto stupidamente sottratto alle mani del regista, rimontato e tagliato a sua insaputa in post-produzione.

Menomato quindi ma non scadente o di pessima qualità, tutt'altro.

Incentrato anch'esso sulla vita dello stesso Stephen King e il suo "alter ego" letterario Richard Bachman, sotto il quale pubblicò notevoli romanzi come "La lunga marcia", "Uscita per l'inferno" e anche "L'uomo in fuga".

Pseudonimo come quello dello scrittore protagonista de "La metà oscura", il quale smascherato e ricattato si decide a "seppellirlo" metaforicamente, ignaro del fatto che il suo alter ego prenderà poi vita decidendo di vendicarsi sulle sue persone più care.

Veramente bravissimo Timothy Hutton nei due ruoli, spaventoso e violento come assassino così come credibilmente spiazzato e impotente come scrittore.

Inutile parlare poi delle scene horror, dirette in maniera più che degna da un esperto del ramo come Romero, sia divertente che macabro nelle uccisioni così come in tutte le numerose "sequenze sovrannaturali" che spiegano il misterioso rapporto tra i due volti di Hutton.

Uno degli horror degli anni '90 sicuramente da non perdere, diretto da Romero per la penna di Stephen King, non credo occorra aggiungere altro.


SECRET WINDOW (2004 - David Koepp)
Arriviamo quindi all'ultimo scrittore protagonista di oggi, interpretato dall'ottimo Johnny Depp e diretto dal buon mestierante David Koepp, autore pochi anni prima del fantastico "Echi mortali" con Kevin Bacon.

Nel ruolo di uno scrittore che vive isolato dopo il tormentato divorzio con la moglie, sorpresa in flagranza di adulterio; il protagonista comincia a essere tormentato da un misterioso sconosciuto interpretato da John Turturro.

Lo sconosciuto afferma di essere anche lui uno scrittore e lo accusa di avergli rubato un romanzo, "Secret window" appunto, a cui aggiunge l'imperdonabile colpa di aver stravolto il finale.

Molto bravi inoltre, a parte i due protagonisti, anche tutti gli attori di contorno come la sempre bellissima Maria Bello nel ruolo dell'ex moglie e il suo nuovo compagno Timothy Hutton (ancora lui); così come poi anche Charles S. Dutton nel ruolo del detective privato che aiuta il protagonista contro il suo persecutore.

Un altro film basato sulla scrittura e il difficile equilibrio tra la sanità mentale e l'ossessione di uno scrittore, capace di escludere tutto e tutti dalla sua vita quando preda dell'euforia creativa così come quando vittima del vuoto di idee della pagina bianca.

Molto buona la costruzione nella storia e il montaggio di Koepp, forse un pò "esasperato" ma comunque sempre sobrio nel finale, dove con molta fantasia e inventiva ci spiega con due inquadrature di cosa parla in realtà la storia che abbiamo seguito fino a quel momento.

Un film ingiustamente accusato dagli spettatori più ignoranti di essere una brutta copia di "Fight club", uscito al cinema pochi anni prima; ignari probabilmente del fatto che il racconto "Finestra segreta, giardino segreto" di Stephen King fu pubblicato ben otto anni prima del romanzo di Chuck Palahniuk, da cui fu tratto il divertente film di Fincher con Brad Pitt ed Edward Norton.

Divertente poi accusarlo di plagio per un racconto che appunto del "plagio" il suo nucleo narrativo, riconoscendone quindi implicitamente una trama più interessante di quanto si voglia negare.

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Articolo pubblicato il 12/11/2017