Comune di Torino - L’uomo che è contrario

No a tutto

Ogni volta che salgo su di un treno ad alta velocità, diretto a Milano, Roma o Firenze, penso a lui. So che se lui fosse stato al governo della città di Torino, come vicesindaco, in anni passati, oggi, io starei per salire su di un accelerato e forse su di un rapido d’antan.

Lui è Guido Montanari, il più stretto collaboratore, ispiratore ed in definitiva il consigliori della grillosindaca Chiara Appendino.

 

E’ considerato, fatte le debite proporzioni, il Rasputin della giunta a cinque stelle.

Lui non c’era, aveva i calzoni corti e forse già frequentava centri sociali come il Gabrio, impiantati ed allevati in città da sindaci come Castellani, Chiamparino e Fassino.  Altrimenti anche la TAV Torino Milano, unica via di respiro per la nostra città, ogni anno più asfittica ed isolata nonostante i panegirici che gli dedica ogni settimana La Stampa, non sarebbe mai stata neppure iniziata.

 

Invece fu portata a termine, sotto la direzione dell’ing. Mario Beretta, senza nessuna contestazione, in tempi record.

 

Fu l’opera ferroviaria costruita più celermente nel nostro paese. 

 

Tanto da sollevare l’ammirazione dell’allora a.d. Mario Moretti, che volle presenziare con altri managers ad un convegno indetto in Torino dall’  ”Associazione del Buon Governo”.

 

Fu in quella occasione che iniziò la grande contestazione a tutte le tav, ed in particolare a quella tra Torino e Lione, che doveva avvicinare Parigi e la Francia all’Italia.

 

E’probabile che lui, Guido Montanari, fosse tra quelli che, durante il convegno, sventolavano striscioni e gridavano come ossessi.

 

Fosse vissuto in politica ai tempi di Castellani, si sarebbe senz’altro opposto anche alla realizzazione di quella grandiosa opera viaria rappresentata da quel tunnel soffocante e ad una sola corsia che corre sotto Porta Palazzo.  

 

Anche lui, insieme alla sindaca cinque stelle, che lo ha cooptato nella sua giunta, non ha ancora capito che gli abitanti di Torino non li hanno votati per i loro stravaganti progetti, ma solo per liberarsi dal suo predecessore, Piero Fassino.

 

Questo stupido errore di valutazione induce il vice sindaco ad un comportamento lesivo per lo sviluppo della città. Ritenendo di essere in sintonia con tutta la cittadinanza, ama presentarsi a raduni od a cortei fasciato dal tricolore, e non riesce a rendersi conto che i suoi programmi sono solo quelli dei cosiddetti centri sociali.

 

Guido Montanari, il Rasputin di Chiara Appendino sindaco o sindaca, è pertanto l’uomo del no. No, praticamente, a tutto, come ha scritto su questo giornale nei giorni scorsi il direttore editoriale Francesco Rossa.

 

No al progetto di riqualificazione dell’area lasciata libera dalla Westighouse, che giudica totalmente sbagliato.

 

No alla conservazione dell’ospedale oftalmico, che secondo lui andrà collocato nel futuro parco della salute (che vedrà la luce forse tra dieci anni), dopo che la grillosindaca, in campagna elettorale, aveva dichiarato “intendiamo opporci con tutti i mezzi possibili alla sua chiusura”.

 

No alla costruzione di nuovi centri commerciali, proprio mentre la Appendino cerca di chiudere il bilancio con l’apporto degli oneri di urbanizzazione di ben tre grandi ipermercati.

 

No al progetto di una nuova linea della metropolitana, che deve essere fatta solo come lui desidera. Lungi dal considerare il fatto che la città, guidata da sindaci e vicesindaci in odore di comunismo, è riuscita in trenta anni a partorire una sola linea di metropolitana e che non c’era bisogno di un architetto grillino per rallentarne ancora la realizzazione.

 

No infine alla TAV Torino Lione. Arrestare l’opera è il sogno della sua vita.

 

Per raggiungere questo   obbiettivo, il Montanari lavora in totale fraternità con le frange sociali e con i montoni della Valsusa, che contrastano l’opera. E’sempre al loro fianco, trascurando gli obblighi amministrativi che la sua carica comporterebbe, in tutte le manifestazioni di protesta, come cortei, lanci di pietre e bombe carta, assalti alle recinzioni, blocchi di strade ed autostrade.

 

Per lui, Guido Montanari, è risibile il fatto che l’opera sia in grado di dare lavoro a centinaia di persone.

 

Forse ha in odio Parigi con le folies bergeres allegate, forse non ama i confronti con chi sta al di là delle Alpi. Non vuole che un cittadino di Torino o del Piemonte possa raggiungere nel giro di cinquanta minuti, con  la TAV, una città come Lione,  e fare confronti.

 

Lione è una città grande come Torino, ricca di industrie e di attività commerciali e culturali, dotata di infrastrutture moderne, che la nostra città riuscirà a realizzare forse nel giro dei prossimi trenta anni. E’ percorsa da due fiumi ed ha dei quartieri collinari proprio come Torino.

 

Sono in azione ben quattro linee di metropolitana ed ha un’autostrada sotterranea che dalla tangenziale porta all’interno della stazione ferroviaria, proprio nel centro della città.

 

Se quella del confronto è la ragione del suo odio per la TAV Torino Lione, il vicesindaco Montanari non deve preoccuparsi, anche  perché presto i cinque stelle non saranno più al governo della nostra città.  

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 13/10/2017