Piemonte. La ventata degli scoreggioni.

La mobilitazione per difendere l’integrità territoriale della Regione

C’è chi immemore di aver poco inciso con proposte od azioni determinanti e concrete, quando si è trovato in condizioni di farlo, al Governo del Paese e alla guida della Regione Piemonte, indica quale unica fonte dei mali del Piemonte, l’attuale ordinamento regionale, con tutte le impalcature giuridiche ed i rapporti con il governo, al fine soprattutto di  ottenere, con ragione, una fiscalità più equa a scapito del mare magnum romano, sempre più vorace ed inconcludente.

E’ scesa in campo nelle scorse settimane la Lega Nord nel lanciare un referendum sull’Autonomia in Piemonte, sulla scia di quel che si verificherà il 22 ottobre con il voto popolare in Lombardia e Veneto, con particolare riferimento alla fiscalità.

La fattibilità o meno di questa proposta, la stabiliranno gli elettori, al momento di eleggere, nel 2019 nuovi amministratori regionali che presentino quest’impegno, quale presupposto per la loro elezione e successiva azione di governo.

Quest’iniziativa, come  altre che si sono ispirate alla molte volte bistrattata Carta di Chivasso, s’identifica con gli impegni assunti negli anni ’60 dal glorioso MARP (Movimento autonomo regionale Piemontese) e da per scontato, in modo inequivocabile, l’intangibilità dei confini del Piemonte.

Quello cantato da Giosué Carducci nella sua celebre ode e di cui i veri Piemontesi continuano ad essere fieri.

 In anni di discussioni precedenti all’istituzione delle regioni, il principio  fu difeso e reclamato, tra gli altri da due esponenti politici di grande spessore, quali Giuseppe Grosso e dal suo successore Gianni Oberto  Tarena alla guida della Provincia di Torino, perché costoro non solo si sentivano orgogliosamente Piemontesi, ma si batterono per  difendere il sistema delle autonomie locali, nelle quali individuavano la linfa più vitale del Paese, l'unica in grado di assicurare un collegamento effettivo fra cittadini e mondo della politica, evitando pericolosi scollamenti fra società civile ed attività pubblica.

In più nella loro azione costellata da realizzazioni fattive, contribuendo alla costruzione dei trafori autostradali, stabilirono relazioni internazionali tra il Piemonte e le regioni di Francia e Svizzera, al di là delle Alpi, esaltando la vocazione del Piemonte, regione d’Europa, con il suo patrimonio culturale, artistico, paesaggistico e produttivo.

Oggi purtroppo quando ai politici si è sostituita anche un po’ di spazzatura, ci tocca apprendere che un certo Valter Zanetta, che al vederlo pare uscito dall’osteria prospicente una casa di riposo, per cercare, forse di far concorrenza alla proposta di tutt’altra natura e contenuto presentata dalla Lega nord, va in giro cianciando di voler separare il VCO dal Piemonte, noncurante di calpestare la Storia e di danneggiare l’economia locale.

Ben ha fatto il coordinatore regionale di Forza Italia Gilberto Pichetto a rispondere prontamente.

“L'idea di spacchettare il Piemonte e far gravitare dalla nostra regione verso la confinante Lombardia la provincia del Verbano Cusio Ossola riemerge a intermittenza nel dibattito politico locale. L'ultima proposta in merito proviene dagli esponenti di Fitto. Credo che il Piemonte orientale abbia altre priorità". Ad affermarlo il Coordinatore regionale di Forza Italia e capogruppo in Regione Piemonte, Gilberto Pichetto, che proseguequesti passaggi sono complicati e costosi per le famiglie e le imprese, secondariamente perché incoerenti con quella richiesta di maggiore autonomia che in verità sta alla loro base".

Conclude Pichetto: "Saremo sempre al fianco di chi domanda una maggiore autonomia fiscale, nel rispetto del principio di sussidiarietà e di federalismo solidale che da sempre è un punto fermo del nostro programma. Trovo però pericoloso lanciare ai cittadini messaggi d'indipendentismo che rischiano solo di creare false illusioni, senza che questi ne beneficino in alcun modo".

Ci auguriamo che anche gli altri partiti, oltre ai movimenti autonomisti che difendono innanzitutto l’intangibilità del Piemonte, facciano sentire la loro voce.

Sono legittime le critiche ai presidenti della regione ed ai partiti che hanno governato la regione negli ultimi anni, quando la crisi economica ed occupazionale ha accresciuto i disagi delle nostre popolazioni, senza che si siano adoprate le misure indispensabili, che una gestione accorta della giunta regionale avrebbe dovuto comportare.

Non si può fare un demagogico polverone, proponendo non il buon governo, ma lo sfaldamento dell’’integrità geografica e storica del Piemonte.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 13/10/2017