La nuova portaelicotteri d’assalto della Marina Militare e il suo ruolo in un Mediterraneo che ha cambiato volto

Sarà costruita da Fincantieri e poi varata nel 2020 per incrociare efficiente e maestosa dove, come e perché?

In luglio è iniziata la costruzione della nuova portaelicotteri multiruolo (LHD, Landing Helicopter Dock) per la Marina Militare italiana. Unità destinata a entrare in servizio nel 2020 e a sostituire la Garibaldi, è accreditata di una velocità di 25 nodi, una lunghezza di circa 240 m. e un dislocamento di 25000 tonnellate. Con misure simili alla portaerei Cavour, attuale ammiraglia della flotta, la nuova LHD potrà trasportare 12 elicotteri oppure 6 caccia multiuso F35 a decollo verticale e 4 elicotteri. L’unità, dotata di ogni rilevamento elettronico e sistemi radar, sarà armata con un lanciamissili a 50 celle verticali, tre cannoni da 76 e tre da 25 mm. Oltre all'equipaggio può  trasportare un contingente di 600 soldati da sbarco rapido tramite gli elicotteri e i mezzi da operazioni anfibie (APC) presenti sulla nave.

Il profilo dell’unità, a dispetto dell’apparato offensivo e difensivo, è poco somigliante a una classica portaelicotteri d’assalto quanto simile alle unità classe San Giorgio, nate come navi per sbarco anfibio, quindi attrezzate anche a supporto logistico e di soccorso. La nuova unità è stata dunque impostata per svolgere più ruoli, compreso quello di appoggio alla protezione civile nel caso di calamità naturali. La vocazione “a doppio uso” ha permesso al Parlamento di varare un piano straordinario da 5,4 miliardi di euro per dotare la Marina di moderne unità polivalenti e sostenere la cantieristica nazionale. Il costo della nuova LHD è stimato in 1,1 miliardi e sarà costruita da Fincantieri a Castellamare di Stabia.

Queste in sintesi le notizie che riguardano la nuova nave da guerra, pensata per adattarsi ai nuovi scacchieri di un mondo in continuo mutamento, ma non solo. È proprio il ruolo di nave appoggio alla protezione civile che la rende più interessante. Certo sarebbe stata utile in soccorso alle popolazioni terremotate del centro Italia, ancor di più durante l’avvento delle abbondanti nevicate. Gli elicotteri che non bastano mai, avrebbero reso un grande servizio, come nel caso di devastanti incendi non lontano dalle coste italiane. Interventi che avrebbero potuto essere effettuati anche dalle unità della classe “Santi” seppur più piccole, ma ugualmente efficienti e già trasformate per collaborare con la protezione civile. Occasioni perdute? Se si oppure no la domanda è perché?

Pensieri vaganti immaginando un ruolo nuovo, di certo ben visto se attivo ed efficiente, della nostra Marina Militare per il bene del Paese, entrambi in cerca di una nuova identità, poiché quella riportata sui libri di storia pare obsoleta. Superata quella marinaresca, destinata a pattugliare acque territoriali ormai da anni trasformate in tristi, indecifrabili rotte assistite per vergognosi traffici di esseri umani che, anche dalle preghiere del Papa, paiono una benedizione piuttosto che l’invasione del Paese, i cui confini marinari pare non siano mai esistiti, poiché non ci sono più.

L’Italia che fu pare contare sempre meno a oriente, a occidente e sul Mediterraneo, bacino modesto ma sempre turbolento, dove a farla da padroni impuniti, sono vecchi pescherecci, miserabili canotti e battelli d’ogni bandiera, tutti a scaricare profughi in terra italiana. In questo scenario dubbioso, tragico e tutt’altro che chiarito, sorgono altre domande che D’Annunzio avrebbe posto con forza in un’altra età. Ma si sa, i tempi cambiano a gran velocità e anche se sono sempre suggestive nell’aspetto battagliero, sia perdonata a chi scrive qualche perplessità nel senso e nel ruolo di quelle nuove, tecnologiche, veloci, grigie, costose unità da guerra che battono bandiera italiana. Ma l’Italia geografica e politica, o cos’altro è diventata? Chi scrive non lo sa, non più ed è per questo che quasi si scusa.

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Articolo pubblicato il 15/10/2017