Nome in codice CAESAR – Il mio compito era documentare la morte dei detenuti siriani vittime di tortura.

Torino - Mostra denuncia al Polo del Novecento.

 

Caesar è lo pseudonimo assegnato ad  un ex  ufficiale  della polizia   militare  siriana  che  ha disertato  nel   2014,  riuscendo  a   diffondere  quasi 55  mila   foto    che   documentano  con raccapricciante precisione la morte e le torture subite dai detenuti nelle carceri di Bashar al Assad tra il 2011 e il 2013.

Le foto in  mostra  (mostra  itinerante  già  tenuta  in  altre  città  d’Italia, Roma, Napoli, Udine, Milano, Padova Firenze) sono  tutte effettuate da  Caesar,  una  terribile  procedura  dell’orrore, voluta dal regime, con la finalità di documentare tutto, anche i morti in carcere.

Una  competente  commissione internazionale di  esperti forensi  e giudici,  ha  valutato  le foto certificandone l’autenticità.

Le foto esposte sono le meno crude ma significative  dall’assenza  del minimo rispetto dei diritti umani.

La Fondazione Vera Nocentini e il Polo del 900 ospitano la  mostra,  offrendo al pubblico la possibilità di una presa di coscienza per approfondimenti su una tematica ampia, articolata e di grande sgomento.

Ogni volta  che  la  prendevano per  interrogarla, tornava  disperata  dalle torture e  forse dagli stupri e chiedeva alle sue amiche, pregate Dio che io muoia  perché l’unica salvezza per me è la fine di queste torture’. (Dalla testimonianza di una amica di Rehab al - Allawi una ragazza di 25 anni,   iscritta   a   ingegneria   all’Università   di   Damasco. Lavorava   in  uno  dei  comitati  di coordinamento locali di Damasco e si occupava di assistere gli sfollati fuggiti dalla repressione a Homs.)

La mostra  non  è   aperta  ai  minori  di 16 e si tiene dal 5 al 17  ottobre  in via  del

Carmine  14 a Torino

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Articolo pubblicato il 16/10/2017