Luca Zaia. fenomenologia di un vincente silenzioso.

Ecco perchè non viene preso in considerazione per la guida del centrodestra.

Luca Zaia mi ha sempre perseguitato. O almeno, lo fa da una decina di anni, in pratica da quando, nel 2008, è stato investito a Ministro dell’Agricoltura sotto il Governo Berlusconi.
La battuta era sempre la stessa. Hai lo stesso suo cognome! Non è che è tuo zio? E da lì giù con le richieste più improbabili.
Io, d’altro canto, mi son sempre divertito a millantare improbabili parentele con lui. Che poi tante improbabili non lo sono, visto che tanto la mia famiglia quanto la sua affondano le radici nella stessa terra, il trevigiano.
Poi quella di mio padre, come molte del triveneto negli ‘60, è stata costretta a seguire l’onda migratoria dovuta a povertà e alluvioni, spostarsi nel ricco triangolo industriale, stringere nuovi legami e crearsi un nuovo habitat.

Sono anni in cui cambiano parecchie cose, i veneti, visti fino allora come “i terroni del nord”, si rimboccano le maniche e iniziano a scalare marce, fino a diventare la locomotiva d’Italia. In quegli anni (1968), a Conegliano - si la stessa cittadina che ha dato i natali a Del Piero-, nasceva Luca.
Figlio di manovali, da subito si rivela amante di terra e animali, si diploma in enologia e poi laurea in Scienze della produzione animale presso la Facoltà di medicina e veterinaria di Udine.

Durante gli anni di studio si mantiene facendo vari lavoretti, come cameriere, poi muratore, e questo gli darà l’aura di uomo self-made.
A 25 anni entra nel Consiglio comunale di Godega di Sant’Urbano con la Lega Nord-Liga Veneta, brucia le tappe e a trent’anni è Presidente della Provincia di Treviso: il più giovane nella storia  a ricoprire quell’incarico.

Seguiranno il Ministero dell’Agricoltura e la Presidenza della Regione Veneto (2010), dove viene riconfermato nel 2015 al primo turno con oltre il 50% dei consensi.

Una scalata tanto silenziosa quanto trionfale.
L’ultimo successo è freschissimo e consiste nell’aver portato ai seggi il 60% degli elettori veneti durante il referendum sull’autonomia. Quasi il doppio rispetto a quelli di Maroni in Lombardia.

La gente si fida di lui, e ciò è confermato dalle molteplici classifiche che lo pongono sempre ai vertici degli amministratori più amati; sono disposti a perdonargli anche qualche  svarione, come la non felicissima lotta anti vaccini, o la multa presa qualche tempo fa per eccesso di velocità. D’altronde è uomo d’azione, Zaia, ogni tanto capita di eccedere.


Gli studi son raffinati, l’esperienza non manca, così come il consenso anche al di fuori della Lega. Viene da chiedersi come mai non sia mai stato proposto seriamente per la guida del Centro Destra.
Proprio quell’area politica che da anni vive la mancanza di un delfino come un dramma, sembra non essersi accorta di avere nelle maniche un potenziale jolly.


Spulciando in rete salta anche fuori un episodio che lo vedrebbe come salvatore di un ragazzo albanese qualche anno fa, estraendolo dall’auto quando essa stava prendendo fuoco: c’è pure l’episodio in grado di elevarlo ad eroe, dunque.
Eppure manca sempre qualcosa.

L’impressione è che Zaia sia più amato dagli elettori che dagli “addetti ai lavori”.
Forse pecca un pò sul gossip, visto che risulta felicemente sposato con Raffaella, senza figli, e il matrimonio appare esente da bunga bunga o tradimenti vari, o magari è la mancanza di parlantina e humor, condita da iperboliche promesse e suggestioni, come se un buon leader debba anche riuscire a calcare il palco di Zelig per essere amato al 100%.
O magari è il suo essere così legato alle origini che lo rende incandidabile per tutta Italia. Insomma, Zaia si incastra perfettamente, nei modi di fare e di pensare con la sua regione, il Veneto.
Un sardo, o un campano lo potrebbero mai votare uno come Zaia? Io credo di no.
A partire dal cognome, così come le battaglie sostenute, o le maniere pratiche lo inquadrano come un masaniello in salsa prosecco.
Forse è giusto così.
Forse è corretto che Zaia resti a fare gli interessi della  gente che si immedesima in lui e lo stima.

 

 

 

 

 

 

    

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Articolo pubblicato il 24/10/2017