Il simbolismo de “Lo Hobbit” contiene elementi esoterici puri.

Nella nostra epoca così razionalista e logicamente cartesiana, l’innata fantasia umana trova sfogo nei racconti di fantasy, di fantascienza e di magia. Il fenomeno Harry Potter la dice lunga sul fatto che, comunque, la vita corrente degli uomini incomincia a divenire stretta per molti individui.  

Non meno degno di attenzione è il successo de “Il signore degli anelli “. In questo breve articolo, vorremmo analizzare la simbologia contenuta in un opera di Tolkien dal titolo di “Lo Hobbit” che molti conoscono, anche perché pochi anni or sono è stata fatta una riduzione cinematografica.  

Gli Hobbit sono delle strane e pacifiche creature, a metà strada  tra l’essere umano è una sorta di coniglio. Sono quindi esseri duplici. Passano il tempo in gioiosi passatempi ed a prima vista non hanno grossi problemi. La  regione in cui vivono è ricca e fiorente, un vero paradiso. Però, seppur pacifiche creature ed inoffensivi esseri armoniosi, la loro vita è essenzialmente monotona e ripetitiva.  

Questa descrizione del  simpatico popolo dei “mezzi conigli”, è stata fatta da Tolkien per indicare una umanità ideale, pacifica ed armonica, quale idealizzazione utopica di una fratellanza umana. Questo limite, mai veramente raggiunto effettivamente nella lunga storia della nostra razza, è però un punto di partenza, poiché degli Hobbit maturi per divenire degli eroi, sono chiamati a percorrere un lungo cammino avventuroso ricco di ostacoli e pericoli. 

Non a caso appare ad un certo punto Gandalf, il mago che conosce i segreti della natura e i misteri di tutti i livelli dell’universo: esso rappresenta il maestro iniziatore che introduce Bilbo su di una spirale esistenziale diversa da quella dei suoi innocui compaesani. L’obiettivo della chiamata del mago, è quello  di intraprendere un lungo viaggio con lo scopo di riconquistare il tesoro perduto del popolo degli Hobbit. 

In effetti, lo stato psichico di questo popolo è anomalo, essendo formato da due nature eterogenee in un unico corpo non omogeneo. Questa anomalia rende la razza degli Hobbit, una sorta di tribù ancora non totalmente  in possesso delle proprie capacità. 

Il tesoro degli Hobbit, la propria anima profonda, è andato perduto e deve essere riconquistato! Bilbo è scelto dal mago Gandalf per portare a termine questa avventura, poiché rappresenta colui che in altri contesti è chiamato a conquistare il vello d’oro, o a superare le dodici fatiche. 

Il tesoro da riconquistare andato perduto nella notte dei tempi, è custodito da un drago, che la fantasia di Tolkien chiamò col nome di Smog. Il drago è ritenuto custode di tesori da sempre. Ricordiamo di sfuggita che, anche se nelle tradizioni occidentali il drago possiede una valenza negativa, incarnando il lato malvagio dell’universo, in oriente assume a volte un significato diametralmente opposto, simboleggiando l’alta vibrazione delle forze spirituali. Basti ricordare il dragone celeste dell’antica Cina, simbolo positivissimo e molto elevato.

Non è chiaro perché in occidente il drago abbia una così cattiva reputazione. Forse ciò è dovuto ad una eccessiva influenza perniciosa della teologia cattolica.  

Comunque nel romanzo, il drago Smog non è propriamente malvagio, seppur terribile e minaccioso, poiché egli è solamente un guardiano e come tale, non può far altro che svolgere il suo compito per un volere divino stesso. Bilbo raggiunge il sito del drago Smog e lo sconfigge, riconquistando il tesoro perduto. 

Questo significa che, in quanto hobbit, compie appieno i misteri iniziatici della rinascita: sconfiggendo il guardiano dei tesori dell’anima, in realtà l’eroe sublima la sua natura interna, rendendola da duale qual era dalla nascita, in una nuova statura immortale.  

E’ la seconda nascita, situata su di una spirale evolutiva non più mossa dalla polarità complementare. Portando a termine questa impresa eroica con i saggi consigli del maestro interiore, rappresentato da Gandalf, Bilbo diviene maturo per entrare nel regno degli Elfi, cosa che accadrà nell’epopea seguente, quella del signore degli anelli, quando Frodo, terminata la sua iniziazione, abbandonerà la terra nativa degli Hobbit entrando con lui e Gandalf proprio nel paese luminoso degli elfi molto lontano dalla contea degli Hobbit. 

Solo di sfuggita ricordiamo che lo scrittore Tolkien era un ottimo conoscitore delle tradizioni esoteriche medioevali, quelle del ciclo di Artù e del Graal per intenderci. 

Sicuramente egli non era un vero iniziato, ma la sua spiccata fantasia e sensibilità d’animo è stata usata come mezzo dalle forze spirituali presenti ovunque, per creare delle storie moderne dal sapore antico, in cui i vecchi misteri del complesso destino umano, rifulgono pienamente  anche nei suoi racconti generalmente chiamati fantasy, cioè frutto di fantasia.

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Articolo pubblicato il 29/10/2017