Bruxelles - "Ultime dalla UE: il carcere è un requisito per la cittadinanza"

Mario Borghezio, Deputato della Lega nord, polemico con la Corte di Giustizia Europea

“La Corte di Giustizia Europea - dichiara l’europarlamentare Mario Borghezio - potrebbe ancora una volta essere utile strumento delle peggiori politiche immigrazioniste e porre un ulteriore ostacolo a quegli Stati europei che responsabilmente cercano di arginare gli ingressi indiscriminati”.

Nei giorni scorsi, infatti, l’avvocatura generale ha proposto una interpretazione che consentirebbe a qualsiasi straniero comunitario di conteggiare nel novero degli anni necessari per avere il permesso di soggiorno permanente (cinque) anche quelli trascorsi in carcere.

Il Procuratore UE ha ribadito che tale modalità andrebbe applicata anche al computo dei dieci anni di permanenza necessari per evitare provvedimenti di allontanamento. Insomma, molti stranieri comunitari, oggi in galera per un congruo numero di anni, potrebbero, al termine del periodo di detenzione, non essere più allontanabili, se non per gravissime motivazioni di ordine pubblico.

"Se aggiungiamo poi - afferma Borghezio - che più di un terzo della nostra popolazione carceraria è costituito da stranieri e che fra questi una delle nazionalità più rappresentate è quella (comunitaria) rumena, comprendiamo bene quale potenziale danno si potrebbe creare al nostro tessuto sociale. Tutto questo va a sommarsi alla situazione della giustizia italiana: nonostante le convenzioni attualmente in essere con la Romania, solo 110 detenuti su più di 2000 sono stati inviati a scontare la pena in patria, per errori e lungaggini burocratiche”. 

Borghezio ha altresì criticato la leggerezza nel rilascio dei documenti:

“Dopo l’allarme che avevamo lanciato nei mesi scorsi in merito ai documenti rilasciati con troppa leggerezza da alcuni uffici comunali a richiedenti-asilo e la certificazione di generalità spesso dubbie o addirittura inventate di sana pianta, diviene sempre più fiorente il mercato, gestito dalla malavita italiana e dalla camorra in particolare, di documenti contraffatti per i neo-arrivati”.

Borghezio insiste ricordando le indagini delle forze dell’ordine che si concentrano sulla localizzazione dei centri decisionali di questa crescente attività criminale e dei laboratori di stampa di vari ‘pacchetti’ di documenti, con un costo che può variare dai 500 ai 3000 fino ai 6000 euro, che permettono di poter certificare la provenienza da una nazione che goda dei benefici dell’asilo politico.

“Oggi lo Stato italiano e la UE devono immediatamente spogliarsi da pericolose e controproducenti concessioni al buonismo e al ‘politically correct’ - conclude Borghezio - per estirpare, con scrupolose indagini sul campo, il racket in forte aumento dei documenti falsi, che fonti di intelligence ci assicurano sia una delle chiavi per la penetrazione in Europa di elementi fondamentalisti e potenziali terroristi”. 

        

 

          

        

 

 

 

 

 

      

 

         

 

 

 

 

         

 

  

 

 

 

               

 

       

 

 

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Articolo pubblicato il 04/11/2017