Di Maio fugge da Renzi e perde in Sicilia.

Giornata nera per il nuovo guru grillino che annulla all’ultimo il confronto TV.

 

Luigi Di Maio è bipolare, o vigliacco.
O tutt’e due.
Lo ammetto, questo ho pensato quando nella tarda mattinata di ieri ho letto il suo post in cui annunciava, tra le varie cose, che non avrebbe partecipato al confronto tv con Renzi.
Confronto voluto dallo stesso leader 5 Stelle, accettato a stretto giro d’orologio dal Segretario dem, e smentito dallo stesso Di Maio poche ore dopo.

Un cambio di rotta che viene giustificato attraverso queste poche righe.Il Pd è politicamente defunto. A quello che leggo oggi sui giornali in interviste di esponenti Pd, non sappiamo neanche se Renzi sarà il candidato premier del centro sinistra. Anzi, secondo le ultime indiscrezioni riportate dai media, a breve ci sarà una direzione del Pd dove il suo ruolo sarà messo in discussione. Il nostro competitor non è più Renzi o il Pd. Combattiamo contro l'indifferenza che genera l'astensione.”

 

Una scusa patetica da qualsiasi punto di vista si decida di guardarla, primo perché Renzi, con tutte le lacune e le debolezze che sta mostrando, risulta essere tutt’ora a pieno titolo il segretario del Pd, di cui quattro mesi fa ha vinto le primarie portando alle cabine elettorali quasi due milioni di persone, a differenza delle consultazioni grilline in cui a esprimersi è stato un numero infinitamente minore di voti.

In secondo luogo non sta sicuramente a Di Maio scegliersi il leader del partito avversario, soprattutto dopo che era stato lo stesso vicepresidente della Camera ad aver lanciato il guanto della sfida pochi giorni prima, scegliendo, tra le varie cose, luogo, ora e arbitro dell’incontro.
Vigliaccheria? Ordini dall’alto? Paura di perdere il confronto contro un politico decisamente più navigato e smaliziato? Consapevolezza di partire davanti e quindi di aver qualcosa da perdere?

Difficile sapere cosa sia passato nella testa di Di Maio, l’unica certezza è che la scusa ufficiale fa acqua da tutte le parti e a farlo notare ci ha pensato il solito web che lo ha ricoperto di “Vigliacco!”, “Coniglio!”

Naturalmente c’è una folta schiera di irriducibili che difende la scelta del proprio leader: “Giusto snobbarlo, il Pd non esiste più”, “Renzi è un cazzaro, inutile perdere tempo con lui” il grido che si alza da molte tastiere pentastellate.
Il leader pentastellato starebbe pensando a una partecipazione da Fazio, senza contraddittorio, mentre a sfidare Renzi potrebbe essere Di Battista, ma per ora son solo suggestioni.

Il  tutto mentre il povero Giggino era alle prese con la prima sconfitta da quando è a capo del Movimento 5 Stelle. La Sicilia non sarà la Regione da cui partirà l’ondata grillina che invaderà l’Italia alle prossime politiche, nonostante fossero mesi che si ipotizzasse una vittoria di Cancellieri sull’Isola: Musumeci, l’uomo berlusconiano, si afferma con circa il 40% dei consensi, il candidato grillino si ferma a 6 punti di distacco, il Pd sprofonda sotto il 20%, da qui l’escamotage per sfuggire dal confronto in TV.
 

Anche in questo caso il Movimento 5 Stelle dà un saggio di vecchia politica, prima di tutto esultando per una vittoria mai avvenuta (“siamo il primo partito in Sicilia”, “in pochi anni abbiamo triplicato i consensi”) poi avvelenando le acque del confronto democratico attraverso le parole del perdente Cancellieri, che alla domanda del giornalista che gli chiede se avesse fatto i complimenti al vincitore delle elezioni, risponde "Non ho chiamato e non chiamerò Nello Musumeci. Altrimenti dovrei chiamare tutti coloro che sono i veri vincitori: i Genovese, i Cuffaro e tutti gli altri. Una vittoria contaminata dagli impresentabili e dalla complicità dei media nazionali che non hanno mai parlato degli impresentabili". E prosegue: "Dobbiamo farci delle domande: i 20mila voti di Genovese Jr: qualcuno ci spiegherà come li ha presi".
Parole che vogliono gettare ombre sulla vittoria del Centrodestra, oltre che dimostrare l’incapacità di perdere da parte dei grillini.

A completare questo lunedì nero per i grillini, l’arrivo di una ventina di avvisi di garanzia verso membri dell’organizzazione dell’evento di Piazza San Carlo dello scorso 3 giugno che ha portato a migliaia di feriti ed un morto (Erika Poletti, 38 anni).
A finire nel registro degli indagati per omicidio colposo anche la sindaca Chiara Appendino, che si definisce tranquilla e pronta a collaborare con la magistratura.


Finire sotto indagine pare stia diventando una pericolosa moda per chi pretende di sventolare la bandiera dell’onestà.

 


 

    

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Articolo pubblicato il 07/11/2017