“Della natura, dell’uomo”, a Vercelli

La mostra dello scultore torinese Gabriele Garbolino Rù, inaugurata il 4 novembre presso la Confraternita di San Vittore, resterà aperta fino al 3 dicembre

A Vercelli, il 4 novembre, presso la Confraternita di San Vittore, è stata inaugurata la mostra “Della natura, dell’uomo”, dello scultore Gabriele Garbolino Rù, giovane e valoroso scultore torinese che ha conseguito il diploma in scultura all’Accademia Albertina nel 1996 ed ha eseguito molte sculture, pubbliche e private, in marmo, in bronzo e in altri metalli.

La mostra è stata organizzata dall’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Vercelli, con la collaborazione della Associazione onlus “Amici del Duomo Cattedrale di Vercelli” e con il gratuito patrocinio della Città di Vercelli.

Così il curatore della mostra, Domenico Maria Papa, presenta la scultura di Gabriele Garbolino Rù.

Dell’uomo, della natura

La scultura sembra oggi suscitare un nuovo interesse. Si assiste, in questi ultimi anni, al deciso recupero di materiali e tecniche che apparivano ormai fuori dal tempo: legno, marmo, bronzo, fanno parte di un vocabolario della materia che sembrava appartenere alla storia dell’arte più che alla sua parossistica contemporaneità, ma non è forse la maggior caratteristica della scultura quella di essere fuori dalla storia, di rimanere sempre inattuale?

Arturo Martini, nel 1943, denunciava la pratica della scultura come una lingua morta che non ha un suo volgare, eppure la scultura torna e con essa il suo vocabolario dimenticato.

Tutta la modernità, del resto, è attraversata da un pensiero che appartiene alle sue fibre più intime e che paradossalmente stando dentro la sua stessa storia si propone come dichiaratamente antimoderno, da Dostojevskij ad Heidegger a Mishima o Pasolini, per citare qualche nome. La scultura può quindi ambire ad essere moderna e insieme definitivamente inattuale. Sfugge anche a una perfetta e continua riproducibilità, altra cifra della creatività contemporanea che nel grazie ai media digitali può determinare il successo di un’opera e del suo autore.

Consapevole del problema della ripresa fotografica, Medardo Rosso faceva da sé persino lo sviluppo delle lastre, per essere sicuro che la riproduzione non tradisse il suo lavoro.

Accade anche che la scultura permetta, e a volte esiga, modalità e lavorazioni fondate su un saper fare complesso, acquisibile solo a costo di intenso esercizio. In alcuni territori, come soprattutto in Alto Adige, negli ultimi anni si assiste a un ritorno a materiali e manualità che guardano alla tradizione, seppure con occhi e attrezzature d’oggi.

In questo contesto si colloca la ricerca di Gabriele Garbolino Rù, scultore che da molti anni persegue una sua coerente ricerca, nata in ambito accademico: l’artista ha tratto dallo studio della scultura classica stimoli e insegnamenti aiutandoci a tornare criticamente sull’accezione negativa che solitamente associamo al termine accademia.

Gabriele Garbolino Rù si indirizza perciò a una scultura di solido impianto, con la quale esprime una approfondita conoscenza dei materiali impiegati: bronzo, terracotta, ceramica, alluminio. E dota tale conoscenza di una raffinata capacità nel trattarli e comporli.

Al periodo degli studi, ha fatto seguire un momento di approfondita sperimentazione, sviluppata nei movimenti di composizione e scomposizione della figurazione. Il rapporto con l’astrazione, nella sua produzione, è sempre stato risolto conservando una essenziale matrice figurale, come una necessaria impronta genetica, senza il quale la scultura avrebbe smarrito la sua stessa identità costitutiva.

Intraprende, con l’avvio della maturità artistica, una fase sintesi che gli permette di recuperare le abilità consolidate, accogliendo quanto dall’elaborazione formale ha tratto in questi anni, raggiungendo un più sicuro equilibrio.

Nella mostra per la Chiesa di San Vittore a Vercelli, presenta una panoramica della sua produzione, avvicinando opere anche distanti nel tempo.

Con Soffio, che rimanda a un passo biblico nel quale è proposta la metafora della giovinezza come appunto un soffio fugace, ci fornisce la prova dell’amore profondo verso la statuaria classica, che torna anche nell’opera Adamo ed Eva, dove i corpi dei progenitori sono chiusi in una gabbia che è insieme cornice e allegoria della condizione della loro discendenza.

La riflessione sul destino dell’umanità torna anche in opere come Stallo o nelle Sfere che ripropongono una soluzione d’astrazione in un contesto spaziale di forte valenza architettonica, ma conservando una radice figurativa e sempre umanamente sofferente.

La figura umana è sempre sul punto di trasformarsi in altro, in una pura geometria d’uso quotidiano come accade anche nei piatti o nei canopi, oppure in una forma naturale qual è quella di un albero, in Pier delle Vigne, o infine in un lago oleoso come accade nella grande ceramica che rappresenta un nuotatore ormai quasi del tutto sommerso.

Il tema del destino dell’uomo è centrale nella ricerca di Gabriele Garbolino Rù, ma come avverte l’artista, è un tema che non può prescindere da una riflessione sul suo rapporto con la natura che è di conflitto, ma anche di fusione, com’è evidente nella citata Pier delle Vigne, metafora liricamente kafkiana. È una riflessione alla quale alludono anche i cerbiatti, antico simbolo di vita, contrapposti ai prodotti simbolo del consumo e della morte, come lo sono i combustibili fossili.

Il monito dell’artista non è solo per richiamare a una pur condivisibile preoccupazione sulla salvezza della Natura, ma soprattutto per porre la domanda fondamentale sulla più giusta collocazione dell’uomo nel Creato e sulla cura che egli è chiamato ad averne.

Laudato sii, è perciò un canto di ringraziamento e di speranza che non tace del dolore: la responsabilità dell’autore nei confronti dell’opera e del suo fare quotidiano, nell’umiltà silenziosa del lavoro che è anche quello dell’artigiano, dice molto di come bisognerebbe pensare oggi la scultura, e di come con l’arte dare una nuova voce a quel canto.

Domenico Maria Papa, Vercelli, 4 novembre 2017


Gabriele Garbolino Rù - DELLA NATURA, DELL’UOMO

A cura di Domenico Maria Papa

Confraternita di san Vittore - Largo D’Azzo - Vercelli

dal 5 novembre al 3 dicembre

Orari: venerdi, sabato e domenica

dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 18.30

Info e contatti: www.arcidiocesi.vc.it - beni.culturali3@arcidiocesi.it

Facebook e Instagram: Ufficio Beni Culturali Arcidiocesi di Vercelli

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Articolo pubblicato il 12/11/2017