Italia. Siamo formalmente in salute, ma moriamo di più. Qualcuno se ne accorge?

Si riorganizza al ribasso la rete ospedaliera e si allontana l’età della pensione

In Piemonte e non solo si riducono le strutture ospedaliere e le liste per visite mediche ed interventi chirurgici, raggiungono vette superbe, anche per situazioni gravi e con rischi connessi.

La vulgata cantata e ripetuta dai burocrati della sanità e da assessori incompetenti è che mediamente godiamo tutti di buona salute.

Per questo motivo, il Governo ha deciso di estendere a settant’anni l’età della pensione. Si giustifica il provvedimento impopolare con la scusa che l'età di sopravvivenza nel nostro Paese ha superato gli 80 anni per gli uomini e per le donne gli 85. Dunque, i cittadini, non dovrebbero  oziare per circa vent’anni a spese dello Stato.

In realtà, la situazione è  un po’ tanto diversa. Il dato, fornito da fonte ufficiale dello Stato, ovvero l’ISTAT, attesta che nel primo semestre del 2017 il numero dei decessi è aumentato - rispetto all’anno precedente - del 10%. Tradotto in numeri, significa che nei primi sei mesi di quest’anno sono morti trentamila italiani in più. Una sorta di epidemia?

Si tratta di decessi dovuti a malattie croniche, decessi che colpiscono le fasce più fragili della popolazione. Nel 2017 si può morire di polmonite, come accadeva ai nostri nonni. Si muore perché molte persone non riescono ad accedere a cure costose, o magari perché le diagnosi possono risultare tardive, dati i tempi di attesa per la diagnostica.

in Italia si muore di più, e con numeri impressionanti. Perché? Su questo dato si dovrebbe concentrare l’attenzione dei tecnici e dei politici. Un dato che appare in contraddizione con quello dell’aumento della vita media. Ma in realtà di questo aumento sta beneficiando quella generazione nata negli anni precedenti al boom economico, quando gli straordinari miglioramenti della qualità di vita, dalla nutrizione al riscaldamento e altre importanti opportunità come i nuovi farmaci - soprattutto antibiotici - aumentarono i fattori favorenti la salute.

Non abbiamo certezze che questo trend positivo possa continuare, in presenza nella nostra società di molti nuovi fattori negativi. Soprattutto se verrà meno una medicina volta al prendersi cura di ogni persona, soprattutto le categorie più deboli.

La società contemporanea ha cercato di escludere l’idea della morte, così come la paura della vecchiaia, in quanto sono vissute come aspetti negativi, ed implicano una totale alienazione dalla felicità e dall’appagamento che sono, invece, prerogative proprie di una persona giovane.

Si è arrivati all'utopia della salute assoluta: un'ideologia che promette una condizione in cui i confini fra male e malattia, salute e salvezza, guarigione e redenzione diventano sempre più esigui. Una utopia che contraddice l'esperienza quotidiana del medico, ma anche di ogni uomo, che è quella della fragilità dell'esistenza umana.

L’ideologia dell’inganno preferisce anestetizzare le persone, magari con l’uso della Cannabis, la cui legalizzazione è tornata  ancora una volta in questi ultimi giorni ad essere proposta.

Anziché curare, meglio rincitrullire i pazienti: sembra questa la logica aberrante di chi rifiuta le radici profonde della Medicina intesa come prendersi cura, anzichè farsi carico, con piena consapevolezza, della sofferenza che si incontra, della malattia e della morte, in tutte le circostanze.

Purtroppo non c’è riflessione, si preferisce adottare a misura il dato di comodo e procedere.

Intanto nel paese ove si piange per il passerotto che ha smarrito il nido, le Persone umane perdono sempre di più significato e valore.

Che tristezza!

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 10/11/2017