Torino. GTT, gli inspiegabili silenzi di Chiara Appendino

Ospitiamo un intervento del capogruppo Alberto Morano sui rischi che la Città corre, a causa delle indecisioni della sindaca

E’ ormai sotto gli occhi di tutti come sia grave la situazione in cui versa la GTT, la nostra società di trasporti pubblici. E’ sul baratro del fallimento se non interviene una decisione sensata, che, attraverso l’utilizzo degli strumenti di legge ed i contributi di Governo e Regione Piemonte, possa evitare la capitolazione dell’azienda, con le ripercussioni inevitabili per la città ed i suoi dipendenti.

La sindaca che dovrebbe decidere, tentenna e tace, forse in attesa di qualche imbeccata che non le arriva. Ospitiamo un intervento chiarificatore di Alberto Morano, capogruppo in consiglio comunale della Lista Civica che porta il suo nome

TANTE RIUNIONI POCHE SOLUZIONI.
LA POLITICA SI SVEGLI

“Temo che non vi sia sufficiente consapevolezza della gravità della crisi di GTT e di quale sarebbe per l'intera Città il prezzo da pagare in caso di stallo delle trattative e, pertanto, di corsa al fallimento dell'azienda. Non vorrei, in particolare, che il Sindaco Appendino si illudesse di potersi affidare sulla sua ben nota dottrina dell'immobilità, perchè o si fa carico delle responsabilità per le quali ha richiesto il mandato ai Torinesi, o rischia che il fallimento dell'azienda trasporti travolga Torino, con conseguenze di carattere economico e sociale che si fatica ad immaginare.

Premettiamo: nessuno, nell'attuale classe dirigente politica e amministrativa, può permettersi atteggiamenti da cavaliere bianco o da salvatore della patria.

Mi riferisco in particolare al Presidente della Regione il quale, in dieci anni come Sindaco di Torino, nella più benevola delle ipotesi (al limite della plausibilità), non si è accorto che la situazione dell'azienda si incancreniva progressivamente sotto il profilo finanziario, gestionale e operativo. Tanto che ogni tentativo di alienare quote di GTT si è scontrato con il completo disinteresse dei mercati.

Era difficile non vedere, anche senza avere accesso ai bilanci e controllo - attraverso nomina - dei vertici aziendali, che la società non era gestita secondo principi di efficienza operativa e con obiettivi (compatibili con la valenza pubblica del servizio) di sostenibilità finanziaria.

Non era difficile accorgersi che da anni GTT è stata convertita in una riserva di caccia prevalente - se non esclusiva - del PD e soprattutto delle sue correnti; che ogni volta che c'erano congressi o primarie l'azienda era attraversata dalla febbre dei tesseramenti; che a ogni tornata elettorale (ne hanno riferito tutti i giornali) il servizio era paralizzato perché mille autisti su cinquemila esercitavano il loro diritto di fare i rappresentanti di lista nei seggi (http://torino.repubblica.it/…/autisti_gtt_nei_seggi_fermo_…/); non era difficile, anzi è oggettivamente impossibile, non vedere le decine di carriere che si sono costruite attraverso le porte girevoli tra politica, sindacato e management dell'azienda.

Il che è tutto - probabilmente - legittimo, ma preclude a chiunque abbia ricoperto un ruolo nella vita politica e amministrativa di questa città (a cominciare da Chiamparino e Appendino) il ruolo dello statista sorpreso, tradito, amareggiato.

E ciò senza considerare condotte fraudolente o di rilevanza penale, sulle più recenti delle quali sta indagando la magistratura. Non riprodurrò ulteriormente le evidenze documentali relative alle discrasie nelle partite tra i bilanci della città e quelli della sua azienda.
Detto questo, Chiamparino e Appendino devono avvertire la responsabilità politica e civile di impedire un fallimento diretto dell'azienda.

Mi rivolgo soprattutto al Sindaco, che in questa fase mi pare oggettivamente la parte più confusa e indecisa - e questo dovrebbe preoccupare non poco ogni Torinese, non soltanto il primo cittadino.

Vorrei fosse chiaro che il tempo lavora contro una soluzione che risparmi danni gravissimi alla città, alla sua economia, al benessere delle famiglie. Perchè o il Comune favorisce il salvataggio della società, oppure si va diritti verso il fallimento o ad un’altra procedura concorsuale; il che avrebbe ricadute terribili sui conti della Città”.

Alberto Morano

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Articolo pubblicato il 11/11/2017