Torino, L’Accademia Maghini inaugura la terza edizione del Festival Back TO Bach

A Palazzo Barolo, un avvincente Caffé Zimmermann, applaudito da un pubblico numeroso ed attento

A prima vista potrebbe sembrare difficile trovare qualcosa di inedito nella produzione di Johann Sebastian Bach, un compositore che nel corso dell’ultimo mezzo secolo è stato esplorato a fondo e di cui su disco è disponibile tutto il registrabile – comprese non poche edizioni quanto meno opinabili sotto il profilo della libertà interpretativa. In realtà, esiste ancora spazio per andare alla scoperta di “un Bach che non avete mai visto”, come promette la terza edizione della rassegna Back to Bach organizzata dall’Accademia Maghini, che si è aperta ufficialmente giovedì nell’elegante cornice del Salone d’Onore di Palazzo Barolo.

La serata ha avuto inizio con la prima delle “invenzioni a due voci” che precederanno la maggior parte dei concerti, una conversazione dai toni piacevolmente informali sulla figura del sommo Cantor lipsiense e sul programma del concerto, che ha visto il professore del Conservatorio di Torino Paolo Tonini Bossi dialogare amabilmente con Bruno Gambarotta, che con la sua caratteristica verve ha parlato del suo rapporto con le opere di Bach, per poi raccontare una serie di mirabolanti aneddoti su Torino e sui suoi caffè, argomento che costituiva il vero fulcro della serata.

Dopo questa gradevole introduzione, un ensemble formato da alcuni dei migliori allievi del Dipartimento di Musica Antica del Conservatorio di Torino ha accompagnato Federico Vitalone e Giulio De Felice nel Concerto in mi minore per flauto dolce, flauto traversiere, archi e basso continuo di Georg Philipp Telemann, un altro dei protagonisti di questa edizione di Back to Bach, visto che quest’anno il mondo della musica ha celebrato il 250° anniversario della sua scomparsa.

Strutturato secondo il collaudato schema della sonata da chiesa, con una doppia alternanza di movimenti lenti e veloci, questo concerto ha permesso al pubblico di scoprire l’intensa melodiosità dello stile del compositore di Magdeburgo e la sua spiccata propensione di inserire in una struttura di impeccabile raffinatezza qualche spunto dal sapore popolaresco, come si è potuto notare nell’applauditissimo Presto finale, che ha visto i due strumenti solisti gareggiare in virtuosismo, esaltando la scrittura di Telemann con il timbro simile ma diverso dai loro strumenti, più diretto e brillante il flauto dolce, morbido e carezzevole il traversiere.

Il pezzo forte della serata era però costituito dalla celebre Cantata del caffè di Bach, un brano dai toni sorridenti con qualche velata allusione maliziosa, che costituisce un unicum nella produzione di un autore che si fece apprezzare più per l’intensità dei suoi capolavori sacri che per divagazioni dal carattere mondano.

La trama – se così vogliamo definirla – di questa cantata ricalca il cliché degli intermezzi napoletani dell’epoca, con un padre rigoroso e severo che si trova a fare i conti con una figlia fanatica di caffè, ma anche desiderosa di trovare al più presto “un baldo innamorato” da condurre all’altare.

Alla fine, per trovare pace, il vecchio Schlendrian accontenterà la bizzosa Liesgen, comunque ben decisa a impalmare solo un uomo disposto a metterle nero su bianco nel contratto nuziale il permesso di bere il caffè in qualunque momento lo desideri.

Questa divertente tranche de vie della buona borghesia settecentesca è stata interpretata con eleganza e molto buon gusto dal baritono Cristian Chiggiato e dal soprano Valentina Chirico, ben sostenuti dal tenore Stefano Gambarino nella parte del narratore, che hanno sfoggiato un piglio teatrale gradevole e privo di eccessi, che ha espresso con grande efficacia lo spirito di questa bella pagina.

Alla fine gli interpreti e il pubblico hanno avuto modo di incontrarsi nell’adiacente Sala Mozart – un altro protagonista della storia di Palazzo Barolo – sorseggiando insieme una tazza di caffè o un calice di spumante per celebrare il felice inizio di una rassegna ricca di spunti interessanti, che procederà domenica 19 alle ore 16 con l’attesissimo concerto del celebre organista Klemens Schnorr in programma nella Chiesa della Gran Madre di Dio.

Giovanni Tasso

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Articolo pubblicato il 18/11/2017