Merkel al capolinea? Probabilmente sì (e ci resterà a lungo).

“Civico20” ospita un articolo di Ludovico Festa.

This is the beginning of the end of Merkel,” Professor Timothy Garton Ash professor of European studies at the University of Oxford said. “But it could be a very long end.” Melissa Eddy e Katrin Bennhold sul New York Times del 24 novembre riportano il parere del noto studioso di politica europea Garton Ash che ritiene che le recenti vicende tedesche segnino la fine della Merkel, una fine che però può durare a lungo. “Fino a Pasqua”, Tonia Mastrobuoni sulla Repubblica del 27 novembre prevede che se si formerà una maggioranza sarà per Pasqua.  

Ms Merkel has been highly skilled in the art of the compromise, delivering deals in even in the most hopeless of situations. But now, for the first time, she has failed to do so. Her authority has diminished with the collapse of the coalition talks”, Ursula Weidenfled (autrice di “Regierung ohne Volk”, governo senza popolo) scrive sul Financial Times del 24 novembre che la Kanzlerin avendo fallito la trattativa per una “coalizione Giamaica” (tra Verdi, Liberali e Cdu-Csu) ha incrinato il suo mito di riparatrice della politica tedesca e quindi le sue prospettive.

Il problema del momento è trovare un accordo tra i democristiani della Cdu e della Csu, e socialdemocratici recuperati al dialogo molto controvoglia grazie alle pressioni del presidente federale della Germania il socialdemcoratico Frank-Walter Steinmeier e di larghi settori dell’establishment tedesco ed europeo nonché, come scrive Wolfgang Münchau sul Financial Times del 27 novembre, dal fatto che “SPD MPs are horrified at the idea of losing their seats in a snap election” parlamentari della Spd sono terrorizzati di perdere il posto in un’elezione anticipata.

 

Münchau non la vede facile la via per una nuova grande coalizione perché: “The SPD may make demands impossible for Ms Merkel to fulfil. If there is a deal, SPD members may oppose it” i socialdemocratici potrebbero fare richieste impossibili alla Merkel e se anche questa le accettasse poi sarebbero sottoposte al referendum tra gli iscritti. Che la situazione sia complessa si coglie da varie dichiarazioni.

 

Il leader della “gemella bavarese” della Cdu, la più conservatrice Csu Horst Seehofer dice, secondo quanto riporta Claire Jones sul Financial Times del 26 novembre, che: “the SPD, which suffered its worst result since the mid-20th century in September’s election, should ‘remain realistic’ in its demands” la Spd che ha avuto il suo peggiore risultato elettorale del Dopoguerra dovrebbe rimanere realistica nelle sue domande.

 

Merkel is not in a position to make demands,” la Mekel non è in grado di dettare condizioni dice un pur cauto esponente della SPD come Malu Dreyer, secondo quanto riporta Cat Conitguglia su Politico del 26 novembre. Ma “Merkel's chief of staff is indicating that the German chancellor's caretaker government won't take decisions that could bind its successor's hands on ‘major political questions’” il portavoce della Merkel dice che non verranno accettate richieste sui maggiori problemi politici che leghino le mani a chi guiderà il nuovo governo, così un lancio dell’Associated press del 26 novembre.

Ci si muoverà in uno scenario politico assai complesso con “more than a fifth of the seats in the Bundestag are now occupied by MPs shunned by the political mainstream” più di un quinto di parlamentari (AfD e Linke) – ricorda Philip Stephens sul Financial Times del 23 novembre - estranei alla tradizionale politica tedesca. “Alcuni non sono più recuperabili con il dibattito politico” dice con molta durezza Steinmeier al Corriere della Sera del 19 novembre.

 

The grand coalition had 80 per cent of the seats in the last parliament. Now they have a considerably less grand 56 per cent” la grande coalizione aveva l’80 per cento dei seggi del Bundesbank, ora arriva al 56 ricorda nel già citato articolo Münchau. E’ interessante notare che si stanno manifestando, oltre alle opinioni di chi con diverse ragioni si preoccupa della stabilità della Germania e quindi dell’Europa, molte voci che invece salutano la fine di una morta gora che avrebbe fatto deragliare con i tedeschi tutto il Vecchio continente.

 

Rispetto alle posizioni tradizionali, un esempio classico di queste sono quelle espresse da Giorgio Napolitano sulla Repubblica del 25 novembre, i punti di vista anti ”morta gora” sono più originali e meritano di essere privilegiati in una riflessione senza paraocchi.

Eccone alcune di queste “nuove” opinioni: Wolfgang Merkel, direttore della “democracy and democratization unit” del “Berlin social science center ha detto che la diminuzione del consenso verso la Merkel è un segno di maturità: “The past 30 years we have experienced a disenchantment with politics that can be seen in the persistent drop in voter turnout since the 1970s. Now, the important questions are being debated once again. You can say it is a revival of pluralism, of pluralist discourse”, gli ultimi 30 anni sono segnati da un disancantamento popolare verso la politica che ha portato a una vasta disaffezione degli elettori. Quel che avviene ora va interpretato come la rinascita del pluralismo, di una discussione pluralistica.

 

Mathias Döpfner, presidente del coordinamento dei direttori del gruppo editoriale Springer, parla di un nuovo clima e di una nuova opportunità : “The country must again get used to the idea that politics can be something other than just maneuvering,” il Paese deve abituarsi a considerare che la politica non consiste solo nel manovrare. Le opinioni di Wolfgang Merkel e Döpfner sono state raccolte dalla Eddy e dalla Bennhold nell’articolo già citato.

Richard Hilmer, del “Berlin think-tank policy matters” ha detto, così riferisce Guy Chazan sul Financial Times del 25 novembre, che “her strategy of just sitting and waiting until all sides come to an agreement proved to be a failure. People want a government that has a vision of the future, not one that just manages the day-to-day business of politics”  che la strategia merkelliana di aspettare che tutti si mettano d’accordo è fallita.

 

Il popolo vuole un governo con una visione del futuro, non il puro gestire gli affari della politica giorno-per-giorno. Così anche Peter Schneider sul Corried ella Sera del 21 novembre: “Fallito è il ‘metodo Merkel’, il non chiamare le cose col loro nome e aspettare che il peggio passi". Along the way Merkellism has also damaged Germany. It has deformed the country’s democracy and its political parties” lungo una via con scelte anche positive il merkellismo ha danneggiato la Germania, deformando la sua democrazia e i suoi partiti politici, così ancora la  Weidenfled nell’articolo già citato.

E ora che cosa succederà? Non va dimenticato quel che scriveva il 25 settembre Monica Frassoni co-presidente del Partito Verde europeo su il Fatto 25 settembre “La Baviera, ricordiamo, andrà al voto nel 2018 e la Csu rischia di perdere la maggioranza assoluta”. Quel voto potrebbe scuotere definitivamente la politica tedesca. Anche perché ci ricorda ancora Münchau sempre nell’articolo già citato:If the gatekeepers of the system are resorting to self-preservation, they open the way for politicians like Mr Lindner. Germany did not have political gamblers like him before. It does now” se i custodi del sistema si occupano essenzialmente di autopreservarsi, potrebbe arrivare il tempo di politici come mr Lindner.

 

Finora la Germania non aveva avuto personalità capaci di prendersi dei rischi, adesso ce l’ha. Christian Lindner ci ricordava prima l’opininista del Financial Times che citiamo, è uno dei pochi politici che fa le cose che promette in campagna elettorale  a costo di rompere con la Merkel. E ha un ottimo interlocutore nella Cdu, Jems Spahn. Ci ricorda sempre il preziosissimo Münchau.

 

lopinionista.it

 

 

 

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Articolo pubblicato il 29/11/2017