Varallo Sesia (VC) - Vercelli - Novara. Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari

Una mostra celebrerà l’artista del “gran teatro montano”

Il prossimo 23 Marzo 2018, con esposizioni parallele sul territorio vercellese e a Novara, verrà inaugurata una sontuosa mostra dedicata al genio cinquecentesco di Gaudenzio Ferrari. Egli fu valente pittore e scultore, peraltro definito dallo stesso Vasari, nella sua celeberrima opera intitolata “Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti”, un artista “eccellentissimo, pratico et espedito” che “lavorò ancora ad olio eccellentemente, e di suo sono assai opere a Vercelli et a Veralla molto stimate da chi le possiede”.

L’esposizione, visitabile sino al 1° Luglio 2018, è patrocinata dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo della Regione Piemonte, dal Comune e dalla Pinacoteca di Varallo, nonché dalle municipalità di Vercelli e di Novara. Organizzata dall’Associazione Abbonamento Musei.it, la mostra è a cura di Giovanni Agosti e di Jacopo Stoppa, coadiuvati per l’occasione da Gianni Romano, già Soprintendente del Piemonte nonché Professore emerito presso l’ateneo torinese, annoverato tra i massimi esperti dell’artista valsesiano.

Suddivisa in tre sedi espositive principali (la Pinacoteca e il Sacro Monte di Varallo Sesia, l’Arca di Vercelli e il Castello di Novara) l’esposizione si dirama anche in edifici e luoghi di culto sparsi sul territorio, depositari delle opere a cui il Maestro lavorò nel corso della sua lunga permanenza sul posto.

Per usare una terminologia musicale, i quattro contesti (potremmo dire, tre “localizzati” e uno “diffuso”) in cui risulta scandito l’evento sono pensati come i quattro movimenti che articolano una sonata classica: ciascuno è autoconsistente e gode di una propria autonomia percettiva, benché il significato profondo dell’opera si colga solo abbracciandola nella sua interezza.

A Varallo vengono ospitate alcune testimonianze della prima stagione creativa di Gaudenzio Ferrari, dagli anni della sua formazione fino alle prime opere realizzate per il Sacro Monte. Tra l’altro, limitatamente alla sola summenzionata sede, la mostra sarà prorogata sino al 16 Settembre 2018.

Nato a Valduggia, in Val Sesia, verosimilmente fra il 1475 e il 1480, Gaudenzio Ferrari fu tenuto a bottega presso la città di Milano ove, all’epoca, riecheggiava forte l’eco della maestria di Leonardo da Vinci e di Donato Bramante. Giovanni Paolo Lomazzo (1538 – 1592), pittore e trattatista di epoca manierista, gli attribuì un periodo di apprendistato accanto a Stefano Scotto, all’epoca impegnato presso la Fabbrica del Duomo milanese. Per Ferrari, il laboratorio creativo più fecondo si realizzò però proprio a Varallo, fra le pareti della Chiesa di Santa Maria delle Grazie e l’erigenda architettura del Sacro Monte (a cui l’artista lavorò per oltre due decenni).

I tratti morbidi e delicati di opere quali il tramezzo affrescato con le “Storie della Vita e Passione di Cristo” (conservato giustappunto all’interno della Chiesa di Santa Maria delle Grazie) consentono al visitatore di cogliere appieno, con vibrante intensità, la poetica di Gaudenzio Ferrari, intrisa di una tenerezza interiore commista ad afflati di religiosità popolare.

La stessa resa e i medesimi sentimenti si colgono peraltro nelle coeve produzioni, pittoriche e scultoree, destinate alla Cappella della Madonna di Loreto.

L’edificio, ubicato a Roccapietra (sempre nei pressi di Varallo) è un pregevole esempio di prezioso scrigno architettonico e artistico. Per quanto concerne invece il Sacro Monte, Gaudenzio Ferrari lavorò alacremente all’allestimento delle cappelle, nelle quali intese portare ai massimi livelli un teatrale e armonioso connubio fra pittura e scultura, ottenuto dall’ alternanza di statue e di personaggi idealmente aggettanti dalle pareti affrescate.

Nello specifico, riferendosi alla Cappella della Crocifissione, il noto critico d’arte Giovanni Testori (1923 – 1993) ebbe evocativamente a scrivere: “Le cose; le figure; i visi; i bambini giocondi e bellissimi; i signorotti opimi; i cani; i cavalli; i cavalieri; le madri; […] E tutto dato come nell’amplitudine d’un respiro che differenzia e accomuna. […] E quel riflettersi, in tutti, dell’agonia di chi muore e dello strazio di chi assiste. […] Gli anni d’un paese; le antichità d’una valle; tempi e tempi di storia umana e dunque di sofferenza e di gioia, di letizia e di dolore”.

Tra l’altro, proprio a Testori si devono la fortunata locuzione di “gran teatro montano” per indicare il Sacro Monte di Varallo nonché l’unica, sin qui, mostra degna di nota su Gaudenzio Ferrari, svoltasi a Vercelli nel 1956.

Proprio la città di Vercelli, presso la prestigiosa sede dell’Arca, ospita il capitolo dedicato agli anni di maturità dell’artista.

Trasferitosi nella cittadina dopo aver lasciato il cantiere del Sacro Monte, Gaudenzio Ferrari ivi dipinse due cicli simmetrici di affreschi per la Chiesa di San Cristoforo, commissionatigli dagli altolocati parenti di Mercurino Arborio di Gattinara, già grancancelliere di Carlo V. Queste produzioni, inerenti le “Storie della Vergine” e le “Storie della Maddalena” testimoniano una sempre più marcata predilezione dell’artista per l’arte pittorica: in esse si ricerca una più accorata sensibilità, quantunque ancora saldamente imperniata su di un robusto e quasi plastico impianto scenico.

Il ritorno definitivo a Milano segnò l’esordio dell’ultima evoluzione artistica di Gaudenzio Ferrari, più improntata allo stile pomposo e magniloquente dell’onda montante manierista. Nell’ambito della mostra, questo periodo viene tratteggiato dalle opere in esposizione presso il Castello di Novara. Tra l’altro, il Duomo della cittadina già custodisce la sontuosa opera pittorica dedicata allo “Sposalizio mistico di Santa Caterina”, degna di nota anche per la soavità dei tratti femminili.

La dipartita di Gaudenzio Ferrari ebbe luogo a Milano nel 1546, quando ormai la sua permanenza nell’artisticamente nevralgica città lombarda aveva contribuito ad amplificare e a diffondere la fama della sua bravura e del suo estro. Il testimone venne raccolto dal discepolo Bernardino Lanino il quale, pur operando nell’alveo di un Manierismo ormai strutturalmente costituito, seppe farsi portavoce e fedele interprete della produzione gaudenziana.

Le produzioni gaudenziane esposte all’interno delle tre sedi principali, un centinaio di lavori ripartiti fra dipinti, sculture e disegni, oltre ovviamente alle statue e ai cicli di affreschi sparsi sul territorio (ribattezzati dai curatori “opere immobili”) andranno poi a comporre un dovizioso catalogo, curato da Roberto Cara e impreziosito dalle immagini ad hoc di Mauro Magliani. Nondimeno, la mostra ospiterà anche opere di altri artisti, ispiratori di Gaudenzio Ferrari durante gli anni della sua formazione oppure da lui ispirati nei decenni a seguire.

Pur trattandosi di un evento caratterizzato, stante la presentazione dei curatori, da “un’immediata comprensibilità del percorso espositivo in connessione con il territorio vercellese e novarese, la realizzazione della mostra è frutto di una sinergia internazionale.

Le opere infatti, oltre che da istituzioni locali (in primis, la Galleria Sabauda, il Museo Civico d’Arte Antica e l’Accademia Albertina di Torino, nonché la Diocesi di Novara, l’Arcidiocesi di Vercelli e la Consulta per i beni ecclesiastici del Piemonte), provengono altresì da importanti poli museali esteri, quali il Louvre di Parigi, il Ringling Museum of Art di Sarasota (Florida), lo Städel Museum di Francoforte e il Szépmüvészeti Múzeum di Budapest. Da menzionare anche le testimonianze provenienti da collezioni private: fra le altre, quella dei Principi Borromeo.

La mostra, resa possibile anche in virtù del prezioso coinvolgimento di giovani studiosi formatisi presso gli atenei piemontesi e lombardi, vede inoltre la partecipazione attiva del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, incaricato di elaborare percorsi di visita differenziati (sia reali sia informatici) a seconda dell’utente. Dedicato al pubblico dei più piccoli, l’evento consta altresì di una sezione A dimensione famiglia che gli vale il marchio Nati con la Cultura.

Così come sottolineato dai curatori della mostra, “il percorso di Gaudenzio Ferrari, nonostante gli studi passati e recenti, è ancora ricco di incognite” nonchè pieno di sorprendenti scoperte.

Del resto, oltre alle già riportate frasi di ammirazione del Vasari, due altri famosi critici d’arte (anche questi già noti ai lettori) seppero, in due epoche nettamente diverse, spendere per lui parole di risoluto encomio. Nel Cinquecento, Giovanni Paolo Lomazzo lo annoverò fra i “sette Governatori” del “Tempio della Pittura”, una sorta di Limbo degli spiriti magni in cui si trovavano anche Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Tiziano, il Mantegna e Polidoro da Caravaggio. Quattro secoli più tardi, ribadendo l’indubbia eredità artistica di Gaudenzio Ferrari, Giovanni Testori sottolineò il dovere di “situarlo ben in alto, su vertici umanamente assoluti”.

Prossimamente, Civico 20 News non mancherà di fornire ai suoi lettori nuovi dettagli sull’evento.

Sara Garino

 

Di seguito viene proposto un breve vademecum di informazioni utili.

Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari
23 Marzo 2018 – 1° Luglio 2018


Varallo Sesia (Pinacoteca e Sacro Monte), Vercelli (l’Arca), Novara (Castello)

Indirizzo mail

info@studioesseci.it

Siti Internet per informazioni e prenotazioni

www.gaudenzioferrari.it
www.studioesseci.net

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Articolo pubblicato il 02/12/2017