Il Libro Ermetico dei Tarocchi – L’Alchimia nelle Carte (una introduzione).

"Civico20" ospita un articolo di Emanuele Maffia.

I Tarocchi hanno un forte simbolismo alchemico. Per iniziare questo viaggio fra la simbologia alchemica disseminata nei 22 Arcani maggiori, prendiamo come punto di partenza la lama dell’Imperatore. Alcuni elementi di questa carta sembrano ricorrere nei mazzi, tuttavia con alcune differenze. 

Gli elementi comuni sono:

  • Un bastone.

  • Un globo.

  • Simboli imperiali.

  • Posizione dei piedi su due diversi assi (un piede più avanti dell’altro o polpacci incrociati).

Nella serie di carte attribuite al Mantegna, l’Imperatore nel gruppo E della serie S, ha nella mano destra un bastone che in cima ha una croce, e tiene con la sinistra un globo. Inoltre incrocia il polpaccio sinistro sul destro. La figura è volta verso sinistra, al contrario della stessa carta nella serie E. Un uccello con le ali chiuse campeggia davanti ai suoi piedi.

Nei Tarocchi Visconti-Sforza l’Imperatore sembra più un Mago o un Alchimista che un Imperatore. Nella destra regge un bastone che ha più l’aspetto di una bacchetta magica che di uno scettro, mentre nella sinistra regge un globo crucifero (simbolo regale o imperiale cristiano, avente nei Tarocchi anche un altro significato). L’uccello non campeggia su uno scudo ma sembra appollaiato sul suo capo. I piedi sembrano paralleli, tuttavia per effetto della prospettiva occupano due diversi piani.

Nei Tarocchi marsigliesi l’Imperatore ha nella destra uno scettro che in cima ha un globo crucifero ed incrocia la destra davanti alla sinistra. Sullo scudo campeggia un aquila.

Nel mazzo di Papus il Faraone egizio, figura equivalente a quella dell’Imperatore, ha nella destra uno scettro, d’oro, a forma di croce ansata, ove tuttavia al posto di un’ansa vi è una sfera. Potrebbe sembrate che lo scettro sia in realtà una globo crucifero rovesciato. La gamba destra è sollevata e figura dietro la sinistra. L’Uccello, reso con stile egizio, figura sul fianco del trono al quale è appoggiato il Faraone.

Oswald Wirth pone nella destra dell’Imperatore uno scettro che culmina con un giglio stilizzato, araldico, simbolo di regalità. Nella mano sinistra regge un globo, che seppur somigli nelle fattezze ad un globo crucifero è tuttavia privo del braccio orizzontale. La dimensione orizzontale mancante, Wirth la introduce ponendo a sinistra e destra e dell’asse verticale, del globo, il Sole e la Luna.

Nel mazzo di Waite, l’Imperatore siede su di un trono che in più punti raffigura la testa di un ariete. Nella mano destra regge uno scettro a forma di croce ansata, ove l’ansa è circolare e non ellittica. Lo scettro è d’oro. Pur non incrociando le gambe le punte dei piedi sono su due diversi assi.

Nel mazzo della Golden Dawn, l’Imperatore regge, con la mano destra, uno scettro con un ariete in cima ed un globo crucifero interamente d’oro nella sinistra. I piedi poggiano su di un ariete, ma in due punti diversi, che delineano due diversi piani.

Nel terzo dei Manifesti dei Rosacroce del XVII secolo, le Nozze Chimiche di Christian Rosenkreutz, leggiamo che quando Rosenkreutz giunse al palazzo trovò che fra gli intervenuti vi erano diversi imperatori, oltre ad alcuni Re ma anche a gente comune. Alcuni di questi imperatori diedero prova di possedere tutte le qualità necessarie a proseguire nelle celebrazioni, altri fallirono miseramente la prova della pesatura.

Nelle carte colorate, i colori prevalenti per l’Imperatore sembrano essere il Rosso e l’Oro oppure il giallo.

L’imperatore di Wirth ha, come abbiamo giù detto, come scettro un giglio araldico, comunemente letto come simbolo di verginità e di purezza, di cui Fulcanelli ci dice: «Il Giglio Araldico, emblema della sovranità della scienza, segno dell’Adeptato, diverrà poi l'attributo della regalità.» ed è proprio come simbolo dell’Adeptato, della regalità che accompagna tale stato e della scienza che questi è capace di mettere in campo per la realizzazione dell’Opera, che deve intendersi questo simbolo.

Lo scettro nei mazzi di Papus e Waite è a forma di Ank (croce ansata) ovvero di “Chiave della Vita”, nel mazzo della Golden Dawn in cima allo scettro v’è un ariete, immagine che richiama al Vello d’Oro, come del resto fa il trono nel mazzo di Waite. Nei Visconti-Sforza si tratta di uno strumento che ricorda una bacchetta magica, simbolo della capacità di dirigere la volontà e la materia.

L’illustrazione del mazzo detto del Mantegna ha una croce in cima allo scettro, per sottolineare quale sia la forza con la quale si possono compiere opere che al profano paiono miracoli “In hoc signo vince”. I Piedi sui due piani rappresentano lo stato d’essere dell’Adepto giunto a questa fase del lavoro, nella quale vive in due nature, che deve armonizzare, una materiale, comune, che riguarda la vita di tutti i giorni, ed una spirituale che trascende il piano materiale.

Il Globo Crucifero, nelle mani dell’Imperatore, si riferisce alla Prima Materia dell’Opera ma non nel suo stato iniziale, bensì mediante il lavoro mutata in Materia Prossima e poi elevata a perfezione mediante le tre opere, conferendole così una natura incorrotta, capace di effettuare proiezioni (come sottolinea il colore rosso) e dalla quale produrre il tanto cercato Elisir (come evidenziato dall’uso di giallo o oro).

L’Elisir è in effetti una Chiave della Vita, poiché i vari autori classici vi attribuiscono grandi poteri rigenerativi ed alcuni persino la capacità di contribuire alla costruzione del famoso “Corpo di Gloria” che concederà l’immortalità all’Adepto, quando il tempo del suo corpo sarà giunto. L’Imperatore, però, è una carta maschile e la Prima Materia deve essere androgina, quindi non può essere vista disgiuntamente dall’Imperatrice, anch’essa dotata di scettro con globo crucifero ma nella mano sinistra (come si vede in diversi mazzi, per esempio i Marsigliesi e quello di Wirth).

Nel mazzo Visconti/Sforza la Prima Materia, come presa dalla miniera, è rappresentata da un libro chiuso nelle mani della Papessa. Il Libro però dovrà aprirsi, come mostra la Papessa nel mazzo Marsigliese, e questo è un lavoro progressivo come suggerisce il libro semi aperto nelle mani della Papessa del mazzo di Wirth. Questa apertura si raggiunge grazie all’”Ora et Labora”. La Papessa di Wirth ha il TaiJin (simbolo del Tao) sulla copertina del Libro a simboleggiare proprio la duplice polarità della Prima Materia, inoltre ha nella mano sinistra due chiavi, come per suggerire che essa abbia effettivamente la chiave per aprire la Prima Materia. A

nche la Sacerdotessa del mazzo di Waite esprime la duplicità della Prima Materia, infatti è seduta fra due colonne (J e B). Una indicazione su ciò che potrà consentire di aprirsi alla Prima Materia, dopo essere stata sottoposta ad altri lavori preliminari, la fornisce la lama della Gran Sacerdotessa, equivalente della Papessa, nel Mazzo della Golden Dawn.

La Grande Sacerdotessa ha sul capo il simbolo della Luna (un quarto di Luna), porta sulle spalle un velo, il colore predominante è l’azzurro e regge fra le mani una coppa che ricorda il Graal. Anche nella Sacerdotessa del mazzo di Waite il colore predominante è l’azzurro, ed anche in questa carta compare la luna, o meglio, un quarto di luna. Al bravo ricercatore capire quale sia la Prima Materia e quali processi siano velati negli Archetipi che hanno dato origine a queste lame.

L’Adepto che, nella scienza ermetica, è stato capace di realizzare tanto è a giusto titolo definito Imperatore (come illustrano i suoi ornamenti), egli infatti governa la natura per elezione divina.

Tuttavia non si deve scordare l’ammonimento che possiamo trarre da Le Nozze Chimiche di Christian Rosenkreutz, dove troviamo sì dei degni Imperatori, ma anche dei millantatori o semplicemente dei boriosi che si sono sovrastimati o che hanno tentato di forzare, mediante l’ostentazione, il loro reale stato interiore e ne hanno così pagato le spese, essendo stati trovati troppo leggeri alla Pesatura.

Ricordiamo l’immagine della dea Ammit che nella vignetta della Pesatura del Cuore, nel Libro dei Morti Egizio (ovvero “Formule per uscire alla luce del giorno”), avrebbe divorato il defunto (leggasi: l’iniziato nel suo processo di Morte Mistica, in cammino verso la Risurrezione spirituale) qualora il suo cuore non avesse equiparato la piuma della dea della giustizia Maat.

Tutto il Lavoro Alchemico, sia esteriore che interiore, può essere trovato nelle 22 lame, questo articolo non ha volutamente affrontato tutte le tappe dell’Opera e non può certo essere esaustivo rispetto alla profondità ed alle diverse sfaccettature delle ricchezze interiori celate anche solo nelle Lame citate. L’obbiettivo di queste righe è di contribuire alla riflessione di chi s’interessa, a diverso titolo, dei Tarocchi non come mezzo divinatorio ma come libro ermetico.

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Articolo pubblicato il 05/12/2017