“Piemonte – Catalogna, Italia – Spagna: riflessioni comparative”, a Torino

L’autonomia catalana e piemontese sono state considerate da qualificati relatori nell’incontro organizzato dalla Associassion Coltural Piemontèisa Nòste Rèis

A Torino, sabato 2 dicembre, si è tenuto l’incontro “Piemonte – Catalogna, Italia – Spagna: riflessioni comparative”, organizzato dalla Associassion Coltural Piemontèisa Nòste Rèis.

Vera Bertolino, presidente dell’associazione, dopo un breve saluto ha svolto il compito di moderatore dell’incontro, aperto da Silvano Straneo, sempre di Nòste Rèis, con uno sguardo sulla situazione delle autonomie in Europa.

Alla tavola rotonda hanno partecipato qualificati relatori: Roberto Gremmo, fondatore nel 1973 della rivista “Informazione Catalana”, Roberto Rosso, consigliere comunale di Torino, Alberto Schiatti, coordinatore della rivista “Dialogo Euroregionalista”. Assente giustificato Domenico Comino, Presidente dell’A.P.E. (“Autonomisti per l’Europa”), bloccato dalla forte nevicata nella provincia di Cuneo.

Roberto Gremmo ha esordito ricordando un tema a lui caro, quello dell’insurrezione valdostana del 1853 a Champorcher contro Cavour, avvenuta a Natale con la neve alta, con una certa analogia col presente anche se in scala ridotta. Ha poi ricordato la sua rivista “Informazione Catalana”, pubblicata trent’anni or sono, dove in prima pagina un articolo di Alberto Seghesio analizzava la situazione catalana quando in Piemonte nessuno conosceva tale questione.

Gremmo ha proposto alcuni spunti di riflessione sulla Catalogna, in primo luogo tre curiosità (dròlarie, per dirla in piemontese): L’ONU riconosce un paese catalano con bandiera e lingua, il Principato di Andorra, ma non la Catalogna;Bruxelles e la Serbia riconoscono il Kossovo, stato che ha proclamato la sua indipendenza con le armi, e, infine, in Catalogna sono andati a votare quando ormai non ci va più nessuno!

Nell’analisi dei rapporti tra Italia, che comprende il catalano Alghero, e la Spagna, va ricordato che, nel 1871, Amedeo d’Aosta fu per breve tempo re di questa nazione, con un rapporto molto conflittuale, e che nel 1937 Mussolini chiese a Franco di lasciare la corona ad Amedeo di Savoia. Gremmo ha considerato l’indipendentismo catalano a partire dal fondatore Prat de la Riba, soffermandosi sulla spedizione per l’indipendenza della Catalogna del novembre 1926, organizzata da Francesc Macià e da Peppino Garibaldi, per giungere al presente considerando anche il ruolo della massoneria spagnola.

Valutando le analogie con il Piemonte, Gremmo ha evocato uno dei capisaldi della sua ideologia, quello dell’inesistenza della Padania ed ha ricordato che questa affermazione è venuta anche da giornalisti catalani i quali hanno invece affermato che il Piemonte può definirsi uno stato sovrano! Ha sottolineato la sua lotta a favore del Piemonte mentre altri erano “ubriachi” di Padania.

Gremmo ha insistito sul fatto che i Catalani hanno saputo integrare popolazioni immigrate come gli Asturiani, cosa impossibile in Piemonte, che oggi addirittura qualcuno vorrebbe smembrare, ad esempio con il discorso delle minoranze alpine e con altre iniziative. A suo avviso, il vero problema consiste nel fatto che siamo ancora succubi di Yalta, dove è stata stabilita l’integrità territoriale dei grandi stati, mentre manca la concezione dell’Europa delle regioni, quella dei popoli che rivendicano la loro identità. Un giornale catalano ha scritto che è la forza, e non il diritto, che fa le leggi, e i poteri forti hanno questa forza.

Dopo aver considerato i referendum del Veneto e della Lombardia e l’inopportunità di una simile iniziativa in Piemonte, Gremmo ha concluso manifestando la sua fiducia nel futuro.

Roberto Rosso ha espresso considerazioni politiche sulla diffusione e sull’insegnamento della lingua piemontese, non risparmiando le critiche alle precedenti amministrazioni per le loro inadempienze in questo settore, ha illustrato la sua idea di una autonomia “cantonale” per il Piemonte ed ha ricordato che il Consiglio Comunale di Torino ha approvato, con 25 voti favorevoli, 1 astenuto, 1 contrario, un ordine del giorno di cui era primo firmatario che esprime «solidarietà e vicinanza al popolo catalano e ai suoi rappresentanti, reclama la libertà dei prigionieri politici e invita l’Unione Europea a riconsiderare la propria chiusura alle ragioni di un intero popolo».

Alberto Schiatti dopo una presentazione della sua rivista “Dialogo Euroregionalista” e del centro studi “Dialogo fra popoli d’Europa”, ha condotto una analisi della situazione tutta a favore della Catalogna, dipingendo a colori foschi la Spagna del passato e del presente. Ha sottolineato l’opposizione non violenta e il fortissimo associazionismo catalano anche se si è lasciato sfuggire l’affermazione che l’indipendentismo è stato rinfocolato dalla forte crisi economica spagnola.

Un breve e limitato dibattito ha concluso questo incontro che, pur con qualche semplificazione manichea e qualche paraocchi ideologico, ha avuto il merito di considerare, alla luce del caso Catalogna, la travagliata situazione attuale del piemontesismo e proprio la scarsa partecipazione a questo evento di esponenti piemontesisti rappresenta un sintomo preoccupante.

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Articolo pubblicato il 08/12/2017