Nessuno tocchi Caino…e nessuno disturbi delinquenti e zingari mentre lavorano.

Una manifesta liaison che unisce quegli “agit prop” con i discepoli del pensiero.

C’è una liaison, un fil rouge, per dirla alla francese, che li lega e li affratella. Tutti insieme formano un petulante gruppo di opinionisti che nei talk show si spendono per chi delinque nel nostro paese. Sono gli eredi delle visioni oniriche del vecchio guru Marco Pannella.

Il santone che digiunava (di giorno), non solo per incentivare gli aborti (ed oggi che le nascite sono al minimo brinderà lieto nel suo inferno privato) ma anche per imporre indulgenza e misericordia per chi delinque e viene incarcerato.

Questa sua etica, infarcita da un buonismo, che non aveva nessuna considerazione per le vittime dei delitti, ha partorito un’associazione che, con il nome stravagante di ”nessuno tocchi caino”, si è data la ragione sociale di proteggere e sponsorizzare chiunque si fosse macchiato di omicidi e di altri feroci delitti.

Il fondatore di questa associazione non poteva essere che Sergio D’Elia, reduce dalle patrie galere, dove era stato associato per scontare una condanna a 25 anni di carcere (poi ridotti a 12, grazie all’Opera Pia Pannella), come terrorista di “Prima Linea.” Un uomo buono, che si era distinto per l’assalto ad un carcere, nel corso del quale era stato ucciso un agente di polizia.

La fondazione di un ente “pro caino” da parte di una persona specializzata nell’assalto alle carceri, poteva anche assumere la connotazione di un conflitto di interesse.

Eppure il seme gettato da “nessuno tocchi caino” ha prodotti buoni frutti, che si rendono manifesti, come abbiamo scritto più sopra, in alcuni dibattiti televisivi.

Esiste una manifesta liaison che unisce quegli “agit prop” mai sazi di immigrati, che vogliono imporre negli ottomila comuni del paese (piccole frazioni comprese), tutti coloro che sbarcano sul nostro suolo, con i discepoli del pensiero filo caino, che offendono con grida, anche isteriche, chi cerca di difendersi dai delinquenti che imperversano dappertutto.

Ce n’è qualcuno che definisce immorale, xenofobo ed anche razzista (non ancora fascista, ma è solo questione di tempo) addirittura chi vuole difendersi in casa propria.

Si odono individui esaltati inveire contro chi tiene in casa oggetti atti a difendere sé stessi ed i famigliari e c’è chi vilipende senza pietà (cfr. Tomaso Abate) un’anziana signora, che già ferita in passato da feroci rapinatori, tiene a portata di mano un tridente.

Un’arma da fuoco, induce le menti alterate di questi personaggi, ad evocare il far West. Sono talmente obnubilati dai principi della setta dei “nessuno tocchi Caino”, che non riescono a rendersi conto che il far west è già qui tra noi, ed è quello che stiamo vivendo.

Non li scuote dalla loro ideologia neppure l’informazione che le richieste di porto d’armi in Italia sono in continuo aumento.

Nessuno deve difendersi da solo, chiamate la polizia, gridano con voce roca. Anche se sanno molto bene che le forze dell’ordine possono arrivare solo dopo quei trenta o quaranta minuti in cui sono rimasti in balia dei delinquenti.  

Tentano di annichilire coloro che vengono aggrediti in casa, comunicando (ed in molti casi è davvero così) che i delinquenti, qualora siano turbati ed anche feriti o fuggano facendosi del male, dovranno essere risarciti.

Si appellano ad una legge dello stato, che i  filocaino ritengono giusta e vogliono che sia mantenuta in vigore.

E ricordano agli aggrediti, ancora ricoperti di lividi e di ferite, che sono sempre in attività dei giudici democratici,  pronti ad imputare loro il costo delle cure e dei tempi in cui viene impedito l’esercizio (anche questo è già successo) della lucrosa attività delinquenziale,

Uno di questi eccelsi difensori dei delinquenti, il parlamentare Gianfranco Librandi, già segugio fedele di Mario Monti, ed ora errante tra vari gruppi, si ostina a leggere in televisione, tra lazzi, insulti e risate del pubblico, statistiche emanate dal governo, che annunciano un calo continuo di tutti i delitti.

Tra i filocaino più attivi, va citato l’ex ministro di Renzi, e sedicente liberale Enrico Costa che ora, in procinto di tradire anche il suo vate Alfano, cerca di ritornare a Forza Italia dove i rumor dicono che verrà accolto a braccia aperte nel minestrone del cav. Berlusconi. E’ il monregalese, che, nel ruolo di ministro, ha affossato e rinviato in commissione con qualche cavillo, il provvedimento legislativo che annullava l’eccesso di legittima difesa per chi viene aggredito.

Va anche segnalato tra gli altri il nome di Alessandro Cecchi Paone, che alza spesso la voce, sia in favore dell’accoglienza senza regole, sia per l’intangibilità dei caini. Afferma di essere contro le armi da fuoco, perché lui legge Avvenire, che è il quotidiano dei vescovi, edito con i fondi dello IOR.

Tra tutti quelli del fil rouge che lega tra di loro in modo trasversale gli immigrazionisti ed i cainomani, dobbiamo una particolare menzione ad alcuni altri personaggi.

Come l’ivoriano Michele Caraboue, salito dall’Africa per insegnare a vivere agli italiani.

Come l’americano Alan Friedman, considerato a Torino un liberale, ignorando che il termine “liberal” negli USA contraddistingue una persona di sinistra.

Come un ex bancario di Alba, Rabino Mariano, oggi ancora in parlamento, che si dedica all’accoglienza nella “provincia granda” e dichiara guerra alle armi da fuoco, ignorando che i suoi immigrati sono molto abili e preparati nell’uso delle armi da taglio.

Come infine il sindaco di Milano, Beppe Sala, che non si accorge dei delitti e degli omicidi che avvengono nei parchi della sua città ed organizza marce di solidarietà per gli immigrati.

Ma la vera grande liaison che lega immigrazione e malavita è quella illustrata dalla busiarda ed ipocrita LA STAMPA di Torino. Il suo direttore ha cercato di nascondere a pagina 51 il bieco comportamento di un immigrato africano che ha violentato per anni una povera bambina di undici anni, rendendola incinta.

Un vero esempio di tragico connubio tra pedofilia efferata ed immigrazione da proteggere.

 

    

 

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Articolo pubblicato il 08/12/2017