USA - Russiagate sempre più arma di distrazione di massa dalla riforma del fisco di Trump

“Civico20” ospita un articolo di Roberto Santoro.

Più passa il tempo, più diventa chiaro che il Russiagate, il presunto scandalo sulle influenze russe nella vita politica americana, è la madre di tutte le armi di distrazioni di massa che i poteri ostili al presidente Trump utilizzano per silenziare i successi del Don, vedi la riforma fiscale.

Negli Usa passa una riforma che Paesi come il nostro se la sognano, con tagli fiscali consistenti non solo sulle tasse pagate dalle persone fisiche ma e soprattutto per le aziende, che in questo modo potranno investire più facilmente e sfruttare il trend di crescita positivo, oltre le più rosee previsioni degli economisti, della “Trumpnomics”, oltre il 3 per cento del Pil.

Festeggiano gli ambienti industriali e finanziari e l’effetto delle riforma rimbalza anche sui mercati europei con i titoli italiani che investono negli Usa in salita a Piazza Affari. Alla faccia di chi dice che con Trump il commercio internazionale deperisce. Alla faccia delle accuse di ‘protezionismo’ e delle fake news sulle ricette autarchiche del Don.

Ma tutto questo come dicevamo viene oscurato dalla nuova bordata scatenata dai media, e da chi rimesta nel Russiagate, tutti quelli che nelle istituzioni e nelle strutture della forza, lo stato profondo, sono ostili a Trump. L'obiettivo è destabilizzare, dare l’idea di una Casa Bianca sotto scacco e di un presidente che rischia l’impeachment.

In realtà il nuovo giro di accuse all’ex consigliere alla sicurezza nazionale Flynn, caduto in disgrazia dopo essere finito nel tritacarne mediatico del Russiagate, non aggiunge molto altro a quello che già sapevamo e cioè che Flynn, nel periodo tra la vittoria del Don alle elezioni Usa e il suo insediamento, sarebbe stato uno dei registi della operazione di riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia putiniana sponsorizzata da Trump.

Certo, Flynn era un normale cittadino impegnato in incontri riservati quanto delicati, ma da qui a dire che c’è stato un complotto putiniano per far vincere Trump ce ne vuole di fantasia. Tanto più che gli obamiani hanno riesumato una legge mai applicata prima, il Logan Act, per orchestrare la loro campagna sul vittorioso Trump burattino di Vladimir.

In ogni caso al di là dei teoremi resta il dato di fatto: più Trump va avanti, più riesce a far passare i punti cardine della sua agenda di governo, più si alimentano retroscena sullo scandalo Russia, nella spirale del teatrino mediatico che il Don contrasta a colpi di tweet (qualcuno vorrebbe anche indagarlo per questo, ma Trump ormia ha capito come si comunica con il popolo americano, aggirando i media).

Intanto l’economia Usa torna a marciare come una volta e Goldman Sachs guarda con estremo ottimismo a quelli che potrebbero essere i risultati della crescita Usa nel combinato disposto con la riforma fiscale per il 2018, e oltre, fino al 2020, il che oltre alle borse fa anche salire le quotazioni di un secondo mandato trumpista. E chissà che anche la normalizzazione con Mosca a quel punto non divenga una realtà.

loccidentale.it

 

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Articolo pubblicato il 09/12/2017